Euro bruciati
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Di tutto, di più (e spesso di peggio) nei progetti del Pnrr

Panorama ha analizzato migliaia di progetti presentati - e approvati al finanziamento - nel ciclopico Piano per la ripresa e resilienza da quasi 215 miliardi di euro, che l’Italia ha contrattato con l’Europa. Un elenco dove spiccano una valanga di programmi ai confini del credibile. E se la loro capacità di far crescere il Pil è tutta da dimostrare, di sicuro sono un esercizio di spericolata fantasia.

Castelpizzuto, provincia di Isernia. Arroccato sui monti del Matese, il paese conta circa 130 anime. Eppure a quanto pare pensa e sogna in grande, visto che c’è anche questo piccolo borgo molisano tra le decine di migliaia di progetti ammessi al grande banchetto del Pnrr. L’obiettivo? Completare e allestire un «osservatorio astronomico» che si aspetta da anni e anni senza che sia mai stato concluso. E probabilmente un motivo ci sarà.

Ma ecco che è arrivato il benemerito bancomat del Piano con il finanziamento da 300 mila euro per dotare di una struttura all’avanguardia una comunità la cui età media è più vicina ai 60 anni che ai 40. Magari l’osservatorio aiuterà a guardare il futuro. Spostandoci di pochi chilometri si arriva a Riccia, in provincia di Campobasso, ancora in Molise. Il comune riceverà un finanziamento di, addirittura, un milione di euro per realizzare «la collina del benessere». Di che cosa si tratterà mai? Una sorta di ospitalità parasanitaria diffusa con tanto di complesso sportivo multifunzionale che darà la possibilità a tutti i cittadini di avere a disposizione campi da tennis, basket, ping pong. E, ciliegina sulla torta, il bocciodromo.

Peraltro non è un caso unico. Anzi, si tratta di un’urgenza, a quanto pare, di numerosi comuni italiani che hanno chiesto finanziamenti per averne uno: se ne contano 14, tra gli enti ammessi ai fondi. Questo e altro, ovvio, per aiutare i cittadini più anziani, solitamente appassionati dell’hobby delle bocce.

Lodevole, a quanto pare, è anche il progetto dell’Unione dei comuni del distretto ceramico in Emilia-Romagna: «Un giro di briscola». Questo il nome dato alle «attività itineranti di socializzazione rivolte ad anziani del territorio montano», che riceveranno fondi per 222 mila euro e rotti.

Tutto lecito, ci mancherebbe: i documenti sono stati presentati e valutati dagli uffici preposti. Ma, mentre infuria il dibattito sull’attuazione del Pnrr, ci si aspettava che gli imponenti stanziamenti comunitari diretti all’Italia fossero usati in maniera leggermente diversa. Magari per proiettare il Paese verso il futuro, per rinnovarne le strutture e favorire la crescita. Del resto l’ammonimento era stato lanciato a tempo debito, anche da Confindustria. «L’errore è a monte, gli interventi a pioggia di Conte sono stati sbagliati» ha detto il presidente, Carlo Bonomi.

Ma per capire di cosa stiamo parlando bisogna fare un passo indietro. L’Unione europea ha risposto alla crisi pandemica del Covid-19 con il Next Generation EU (NGEU). È il programma di portata e ambizione inedite - in totale parliamo di 750 miliardi di euro - che prevede investimenti e riforme per accelerare la transizione ecologica e digitale; migliorare la formazione delle lavoratrici e dei lavoratori; e conseguire una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale.

Per accedere ai fondi di Next Generation, ciascuno Stato membro ha predisposto quindi un Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr - Recovery and Resilience Plan) in cui ha inserito un pacchetto coerente di riforme e investimenti per il periodo 2021-2026.

Come si ricorderà, c’erano forti dubbi sulla capacità del governo Conte bis di gestire la partita. Al netto della narrazione «contiana», è plausibile che in molti abbiano tirato un sospiro di sollievo quando il dossier è finito nelle mani del suo erede a Palazzo Chigi, Mario Draghi: entrato in carica a febbraio 2021, il Piano è stato presentato alla Commissione Ue in via ufficiale pochi mesi dopo, il 30 aprile 2021. Il tempo per provare a fare una manutenzione.

E così il 13 agosto 2021 la stessa Commissione ha erogato all’Italia 24,9 miliardi a titolo di prefinanziamento (di cui 8,957 miliardi a fondo perduto e per 15,937 di prestiti), pari al 13 per cento dell’importo totale stanziato per il Paese. Che, se tutto dovesse andare nel migliore dei modi, riceverà 214,5 miliardi di euro. Una somma di cui solo 69 miliardi di euro è a fondo perduto, il resto è erogato sotto forma di prestito. Non proprio un regalo, che ora deve essere gestito dal governo Meloni.

Il dossier è nelle mani di Raffaele Fitto, in stretto contatto con la premier. Ed è proprio Fitto che sta cercando di rimettere mano al ginepraio di progetti e iniziative di ogni tipo, andando in Parlamento per aggiornare deputati e senatori sullo stato dell’arte, avvisando che «si tratta di prendere atto di cosa è possibile e cosa è impossibile fare».

Così la domanda, visti alcuni dei progetti ammessi a finanziamento, è: andrà tutto nel migliore dei modi? Per avere più di un dubbio basta scorrere l’elenco dei 2.177 progetti «sociali» di recente ammessi al finanziamento dall’Agenzia per la coesione territoriale (che risponde direttamente a Palazzo Chigi), relativo alla missione «Potenziamento dei servizi e delle infrastrutture sociali di comunità». Abbiamo detto per esempio della passione per le bocce. Ma una delle preoccupazioni più diffuse per gli enti locali è quella di voler realizzare nuovi musei. Il punto è che, essendocene già a iosa, si pensa a un’originalità forse un filo troppo spinta. Il comune di Ficarra (Messina) riceverà circa 96 mila euro per il Museo dei giochi e del giocattolo medievale; a Montalbano Jonico, si è pensato di auto-elogiarsi con un Museo degli illustri di Montalbano Jonico (785 mila euro), che quasi sembra fare scopa con il centro Vip for very important people (qualunque cosa questo significhi) di Pietramontecorvino, in provincia di Foggia (300 mila euro). A Exilles (centro con 240 abitanti in Val di Susa), si vuole celebrare la grappa con un museo ad hoc: ecco allora il finanziamento di 199 mila euro. Manco a dirlo c’è spazio per il cibo, mettendo i prodotti tipici a quanto pare in una teca. E così a Langhirano (Parma) è in arrivo la ricca dotazione, pari a 620 mila euro, per il Museo del prosciutto. In Basilicata, invece, si è deciso di puntare sull’Enomuseo di Roccanova, borgo in provincia di Potenza.

Ancora. A Orgosolo (Nuoro) arriveranno 500 mila euro per fare un campo da softball, un gioco simile al baseball che - probabilmente - in Sardegna va per la maggiore. Non come l’hockey in Basilicata, però.

Già, perché ad Acerenza (2 mila abitanti) arriveranno 300 mila euro per realizzare una «pista per il pattinaggio artistico e hockey», e già che ci siamo pure un campo da beach volley. Altro che gli stadi di Firenze e Venezia, che peraltro il sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro, ha difeso: «Non c’è alcuna motivazione possibile che possa giustificare la valutazione negativa dei progetti dei nostri Comuni che rientrano nei Piani urbani integrati» ha affermato, rilanciando: «Non comprendiamo la ratio di questo dietrofront della Commissione, dopo che era stata già valutata la piena ammissibilità del finanziamento di due progetti strategici e di grande utilità per i cittadini di quei territori». Utilità che invece pare essere appannaggio del progetto di Spilimbergo, in provincia di Pordenone, che otterrà 700 mila euro, direttamente dal dipartimento per lo Sport: l’idea è costruire un «nuovo impianto sportivo polivalente dotato di pista di velocità pattinaggio a rotelle».

Non poteva poi mancare il padel, nuova passione nazionale: da Cariati in Calabria fino a Vigo di Cadore, sono otto gli enti locali che riceveranno fondi ad hoc per costruire campi nuovi di zecca.

Dalla racchetta del padel allo sci, il passo è breve. Al Nord come al Sud. E così il Parco regionale del Matese (Caserta) attende la bellezza di 1,6 milioni di euro per il «ripristino degli impianti di risalita del complesso sciistico Bocca della Selva». In provincia di Palermo, a Marineo, si vuole recuperare il Parco Robinson, che oggi versa in stato di abbandono. Niente paura: ecco il finanziamento da un milione di euro.

A proposito di riqualificazione, non si può non menzionare un altro progetto che desta un bel po’ di attenzione: 20 milioni di euro per potenziare e riqualificare Livemmo. Cosa ci sarà da fare in questa frazione di 196 abitanti sui 557 che ne conta complessivamente il comune di Pertica Alta, sulle montagne bresciane della Valle Sabbia? Ci si sta ancora pensando, intanto si richiedono le risorse.

Nel novero dei fondi a pioggia ci sono, ovviamente, anche progetti sanitari e parasanitari. Si contano 59 progetti di elisoccorso ammessi a finanziamento e non mancano i servizi di «etnopsichiatria» per chi è in fuga dalla guerra: l’azienda sanitaria di Enna ne istituirà uno con uno stanziamento di 3,8 milioni.

C’è pure chi pensa al post-mortem con la valanga di progetti per cimiteri nuovi o da riqualificare, e per schiere di loculi da realizzare. Per intenderci, il comune di Taurisano (Lecce): per ampliare il suo cimitero riceverà 1,2 milioni di euro.

Come sia stato possibile tutto questo è facile da comprendere. A elargire fondi ci hanno pensato anche i singoli ministeri, ciascuno per proprio conto. E così quello della Cultura ha pubblicato negli ultimi mesi le graduatorie relative a parchi, giardini, musei, teatri e cinema che riceveranno denari. O per restauro o per garantire la transizione ecologica. E qui c’è un po’ di tutto. Perché, tra i cinema per esempio, troviamo anche sale parrocchiali...

Una lunga teoria di casi grotteschi, che evidenziano involontariamente il nodo cruciale: la vaghezza dei progetti e un impatto limitato sulla vita dei cittadini e soprattutto sull’economia, la famosa «ripresa» del Pil contenuta nella stessa sigla Pnrr. Uno dei problemi l’aveva individuato anche il ministro dell’Innovazione, Vittorio Colao, nella fase iniziale del Piano. Da facile profeta aveva detto: «Dobbiamo gestire tutto in tempi rapidi ed efficienti senza complicazioni burocratiche, senza sprechi». Più semplice a dirsi che a farsi.

Una vibrata richiesta era giunta pure a Sergio Veroli, presidente del Consumer’s forum: «Serve formazione, sicurezza e assistenza ai cittadini, così che possano dialogare con la Pubblica amministrazione e le imprese, esercitare i propri diritti e monitorare l’evoluzione del Pnrr».

Buoni propositi rimasti sulla carta, perché la necessità di tempi rapidi ha favorito una certa approssimazione e gli appetiti di un «assalto al tesoro» del Piano.

«Da fuori può sembrare facile, ma in questi mesi è stato complicato gestire la macchina, dovendo raccordare i vari organismi, dallo Stato agli enti locali, spesso alle prese con carenza di personale, mentre c’erano da rispettare i target, i “milestones” stabiliti dall’Unione», è il senso del ragionamento informale che consegnano da uffici governativi a Panorama, senza però aggiungere di più. Da lì è stato semplice attingere a programmi già previsti, spesso anche particolari come testimonia l’elenco dei progetti che hanno avuto via libera. O, al contrario, lasciar spazio alla fantasia, «impacchettando» con titolo accattivante proposte ai confini del credibile. No, non passeranno alla storia; prima però passeranno alla cassa.n

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