Arbitri e veleni, la Serie A alla volata scudetto

Che la stagione sia entrata nella fase decisiva si è capito da un pezzo, ma se serviva una conferma basta leggere quanto accaduto questa settimana per capire come da qui in poi varrà tutto. E tutto sarà messo in campo dai diretti interessati - le milanesi nella volata scudetto, gli altri per l'Europa che conta - affinché nulla sia lasciato di intentato, anche a costo di avvelenare i pozzi con polemiche spesso pretestuose e in qualche caso addirittura preventive. Una sorta di fuoco incrociato con in mezzo gli arbitri che sbagliano, qualche volta troppo, ma oggettivamente si misureranno nelle prossime giornate con un compito impossibile: mettere tutti d'accordo e non regalare alibi a chi uscirà battuto dalle numerose volate del finale di stagione.

La settimana delle semifinali di Coppa Italia ha lasciato in eredità il dibattito sul gol annullato al Milan dentro un derby vinto largamente dall'Inter. I vertici arbitrali hanno fatto sapere che la scelta del direttore di gara Mariani, con ausilio del Var Mazzoleni, non viene classificata come errore: è approvata ma sarebbe stato lo stesso anche in caso contrario perché tra il bianco e il nero esistono anche le sfumature di grigio, la tonalità perfetta per giudicare l'episodio di San Siro. Le due fazioni hanno ovviamente scelto ciascuna la parte che più faceva comodo del ragionamento, violentando anche regolamenti e protocolli.

Ansa

Nel caso del Milan qualche attenuante c'è, visto che la stagione non è stata particolarmente fortunata dal punto di vista arbitrale anche se nel conto dei torti vengono messi anche episodi solo interpretativi, sui quali altri possono avere pareri discordanti, e omessi quelli in cui alla squadra di Pioli (segnalato sempre più nervoso come testimoniano anche le proteste nel derby per il giallo corretto a Theo Hernandez) è andata bene. Nulla di irrituale in un ambiente del calcio italiano in cui la memoria è cortissima e viene piegata alla propria convenienza.

Per non farsi mancare nulla è arrivata, poi, la polemica preventiva sulle designazioni del povero Rocchi, a corto di arbitri sicuri al cento per cento (ammesso che esistano) tra problemi fisici, qualche peccato da scontare stando lontani dai big match e un ricambio generazionale sul quale sono tutti d'accordo a parole, salvo dimenticarselo quando è il momento della partita. A San Siro per un delicatissimo Inter-Roma è stato mandato il più promettente dei giovani, Simone Sozza: 19 presenze in Serie A in tutto ma un crescendo di sfide di primo livello affidategli quest'anno semplicemente perché si sta dimostrando all'altezza.

Apriti cielo. A Roma hanno scoperto con qualche settimana di ritardo che Sozza è nato a Milano e vive a Seregno. Dunque è designabile per le milanesi ma, sempre secondo l'ambiente romano, non andrebbe designato anche se in realtà ha già arbitrato un Milan-Lazio senza che nessuno si mettesse col righello a misurare la distanza tra Seregno e Milanello. E cosa dire di Marco Guida spedito a fare Lazio-Milan?

Una provocazione per i tifosi milanisti, essendo l'autore in campo della svista sul mancato rigore di Torino-Inter, classificato errore anche da Rocchi, e il Var nel mancato mani di Udogie costato al Milan due punti e mai chiarito fino in fondo. Una sorta di ricusazione di sponda su cui, però, anche i laziali potrebbero aver qualcosa da obiettare considerato che Guida è anche l'arbitro dell'Inter-Milan del contestato via libera nel contrasto Giroud-Sanchez (interisti infuriati ancora oggi) e quello del derby romano d'andata condito da mille polemiche col sospetto di un aiutino dato ai biancocelesti. O, a essere ancora più maliziosi, Var responsabile del rigore al 90' in Inter-Juventus con polemiche che si sono placate solo due mesi più tardi.

E dunque? Nulla. Semplicemente siamo al solito finale di stagione, condito di veleni e recriminazioni con in mezzo gli arbitri a fare da scudo. Comunque andrà non sarà un successo, questo è garantito. Consoliamoci, però, perché fanno così anche nel resto del mondo e non siamo gli unici a occuparci della questione arbitrale mettendola al centro del dibattito. Né migliori, né peggiori: semplicemente incapaci di capire che nello sport, quasi sempre, si vince o perde per meriti o demeriti propri e dell'avversario di turno.

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