Siria: "Basta bombe sui civili" - Foto

Sam Tarling/Oxfam
26 gennaio 2016. I bambini siriani Basma (8 anni), Mohsen (4), Amal (3) e Ahmad (6) posano per una foto per la campagna #withsyria, nel campo profughi di Baalbek, nella Valle Bekaa del Libano.
Sam Tarling/Oxfam
25 gennaio 2016. Un bambino di nome "Hussein", 12 anni, proveniente da Deraa in Siria, spinge una bicicletta carica di bottiglie d'acqua attraverso il campo rifugiati in cui vive attualmente, a Zahle, nella Valle della Bekaa, in Libano. La sua famiglia è fuggita 3 anni fa dalla Siria.
Sam Tarling/Oxfam
25 gennaio 2016. Una donna di nome Fatima, 65 anni, originaria di Idlib in Siria, siede all'ingresso del container in cui vive con il marito a Zahle, nella Valle della Bekaa, in Libano.
Sam Tarling/Oxfam
25 gennaio 2016. Yumna, 8 anni, originaria della provincia di Homs, in Siria, gioca all'interno del campo profughi allestito a Zahle, nella Valle della Bekaa, in Libano.
Sam Tarling/Oxfam
26 gennaio 2016. Hannan Hassan Khalaf, 20 anni, con il figlio Mohammed di 2 anni si rifornisce di acqua nel campo rifugiati di Baalbek, nella Valle Bekaa del Libano.
Sam Tarling/Oxfam
26 gennaio 2016. Aida, 8 anni, Majida, 7 anni, e Basma, 8 anni, provenienti da Raqqa in Siria posano per una foto per la campagna #withsyria, nel campo profughi di Baalbek, nella Valle Bekaa del Libano.
Sam Tarling/Oxfam
26 gennaio 2016. Hannan Hassan Khalaf, 20 anni, siede con la sorella Amal, 4 anni, nella tenda che accoglie la loro famiglia nel campo rifugiati siriani allestito presso Baalbek, nella Valle Bekaa del Libano.
Sam Tarling/Oxfam
26 gennaio 2016. Dei fratellini originari di al-Raqqa, in Siria, si riscaldano al sole fuori dalla loro tenda nel Fratelli da Raqqa in Siria cercano di scaldarsi al sole fuori dalla loro tenda nel campo rifugiati allestito presso Baalbek, nella Valle Bekaa del Libano.
Sam Tarling/Oxfam
25 gennaio 2016. La collaboratrice di Oxfam Amy Christian parla con la popolazione accolta nel campo profughi allestito a Zahle, nella Valle della Bekaa, in Libano.
Sam Tarling/Oxfam
26 gennaio 2016. Il campo per rifugiati siriani allestito presso Baalbek, nella Valle Bekaa del Libano.
Sam Tarling/Oxfam
26 gennaio 2016. Un giovane di nome Khaled, 24 anni, originario di a-Raqqa in Siria, tiene in mano un piccione nel campo per rifugiati allestito presso Baalbek, nella Valle Bekaa del Libano.
Sam Tarling/Oxfam
25 gennaio 2016. Tre amiche di nome Amman Saddek Fayad (66 anni), Souad Shoukair (55) e Fatima Haslan (67) di raccontano le rispettive storie davanti alla loro abitazione temporanea all'interno del campo rifugiati di Zahle, nella Valle della Bekaa, in Libano.
Sam Tarling/Oxfam
25 gennaio 2016. Hussein OKla, 20 anni, riempie un contenitore dei acqua potabile fornita da Oxfam, all'interno del campo rifugiati di Zahle, nella Valle della Bekaa, in Libano.
Sam Tarling/Oxfam
26 gennaio 2016. Un gruppo di bambini nel campo rifugiati di Baalbek, nella Valle Bekaa del Libano.
Sam Tarling/Oxfam
25 gennaio 2016. Qusay e Mahmoud, entrambi 14enni di Damasco, camminano tra le tende del campo rifugiati di Zahle, nella Valle della Bekaa, in Libano.
Sam Tarling/Oxfam
26 gennaio 2016. Il campo rifugiati di Baalbek, nella Valle Bekaa del Libano.
Sam Tarling/Oxfam
26 gennaio 2016. Josa Khalouf, 42 anni, diretto al punto di distribuzione di acqua potabile appena rifornito da Oxfam nel campo rifugiati di Baalbek, nella Valle Bekaa del Libano.
Sam Tarling/Oxfam
26 gennaio 2016. I fratellini Hafez e Malik, di 11 e 7 anni, originari di al-Raqqa in Siria, fuori dalla loro tenda nel campo profughi di Baalbek, nella Valle Bekaa del Libano.
Sam Tarling/Oxfam
26 gennaio 2016. Reema, 13 anni, Aida, 8 anni, e Nejma nel campo profughi di Baalbek, nella Valle Bekaa del Libano.

Proteggere i civili in Siria. Sono 30 le organizzazioni umanitarie internazionali, che — insieme a organizzazioni della società civile siriana —  hanno lanciato, venerdì 11 marzo, un appello alla protezione dei civili nel quadro della campagna #WithSyria.

L’appello è sostenuto da Ong come Oxfam, Save the Children, Norwegian Refugee Council, Care International, The Syrian-American Medical Society (SAMS), Big Heart e Syria Relief and Development e si fonda sugli argomenti esposti in un rapporto, Siria: benzina sul fuoco. Come i Membri Permamenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite disattendono i propri impegni sulla Siria. Il rapportosintetizza il caos e la frammentazione in cui è ulteriormente piombata la Siria a cinque anni dall’inizio del conflitto.

“Il 2015, spiegano le organizzazioni umanitarie che lanciano l’appello, è stato l’anno più tragico dall’inizio della guerra siriana, con oltre 50 mila morti, su 250 mila stimati dall’Onu nei 5 anni di guerra” (ci sono altre stime che parlano addirittura di mezzo milione di morti).

Ormai 12 milioni di siriani all’interno del Paese non hanno accesso all’acqua potabile e 9 milioni sono costretti a vivere in condizioni insicurezza alimentare. 

“Un contesto atroce, in cui le grandi potenze mondiali, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU — come Russia, Stati Uniti, Regno Unito e Francia (4 su 5) — non hanno risolto l’emergenza umanitaria in atto, ma al contrario hanno contribuito a esacerbare la crisi: attraverso pressioni diplomatiche inadeguate, minando le risoluzioni da loro stesse approvate, fornendo sostegno politico e militare alle diverse parti in conflitto o mediante la stessa azione militare sul territorio siriano”.

“Di fronte alla peggiore tragedia umanitaria dalla seconda guerra mondiale — continua l’appello — è necessario che i leader mondiali trovino la strada per rafforzare l’unico barlume di speranza rappresentato dal fragilissimo cessate il fuoco appena raggiunto”.

Il quadro umanitario catastrofico
Nonostante il fragile cessate il fuoco, entrato in vigore a fine febbraio, la situazione umanitaria è catastrofica. Ecco come viene sintetizzata:
–oltre 50 mila vittime, anche per effetto degli attacchi aerei dei Paesi membri del Consiglio di Sicurezza; (esclusa la Cina), che secondo le Nazioni Unite hanno portato alla morte di circa 2.300 persone solo lo scorso novembre;
–la distruzione parziale o totale di oltre 200.000 abitazioni (con un aumento del 20% rispetto al 2014), che ha costretto oltre 1 milione di persone ad abbandonare le proprie case;
–oltre 1,5 milioni di persone in più dipendenti dagli aiuti umanitari;
–un aumento del 44%, rispetto al 2014, degli attacchi contro ospedali e strutture sanitarie;
–oltre 500 mila civili costretti a vivere in zone sotto assedio, secondo le stime più recenti dell’ONU;
–oltre 400 mila bambini che non possono andare a scuola, portando il totale ad oltre 2 milioni;
–circa 500 mila persone costrette a vivere in aree sotto assedio (la comunità assediata più estesa è quella di Deir Ez Zor, con 200 mila persone ancora intrappolate senza alcun aiuto);
–un blocco pressoché totale degli aiuti umanitari: le Nazioni Unite, per esempio, sono riuscite a garantire assistenza sanitaria soltanto al 3,5% della popolazione in zone assediate, mentre meno dell’1% è riuscito, nell’ultimo anno, a ricevere cibo.

La campagna #WithSyria #Adessobasta
A cinque anni dall’inizio del conflitto Oxfam, al lavoro in Siria, in Libano e Giordania dall’inizio della crisi per portare aiuto a centinaia di migliaia di profughi siriani ed alle comunità ospitanti nei paesi limitrofi, ribadisce l’urgenza di un impegno immediato per garantire la protezione delle donne, degli uomini e dei bambini vittime del conflitto.
Per questo motivo ha lanciato una petizione rivolta al Governo italiano, ai leader e alle istituzioni europee e internazionali a cui è possibile aderire su https://act.oxfam.org/italia/adesso-basta

Dall’11 al al 16 marzo Firenze ospiterà, grazie alla collaborazione tra Oxfam e il Comune del capoluogo toscano, una serie di iniziative che avranno lo scopo di accendere l’attenzione sulla crisi siriana: dall’installazione Appesi ad un filo in piazza della Repubblica, a rappresentare la drammatica condizione di precarietà e insicurezza a cui sono costretti milioni di civili in Siria ogni giorno; all’illuminazione della Fontana del Nettuno di piazza della Signoria, che resterà accesa per cinque giorni, uno per ogni anno di guerra, in segno di vicinanza e solidarietà con chi è costretto a fuggire dalla guerra.

Le organizzazioni firmatarie del rapporto Benzina sul fuoco sono:
ActionAid
Alkawakibi Organisation for Human Rights
Baytna Syria
BINAA

Big Heart Foundation
Bihar Relief Organisation

CARE International
Emessa

Ghiras Alnahda
IHSAN Relief and Development

Dawlaty
UOSSM
Khayr/Watan
Human Appeal

Non c’è Pace senza Giustizia
Norwegian Refugee Council

Mercy Corps
Oxfam

People in Need
Physicians Across Continents

Save the Children
SAWA for Development Aid

SEMA
Sham Humanitarian

Social Development International
Syria Relief

Syria Relief Network
Syria Relief and Development 

Syrian American Medical Society
Syrian NGO Alliance

YOU MAY ALSO LIKE