Sorrentino
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Top 11 italiani: Sorrentino leader fuori e dentro il campo

Vista da qui, l'Italia del pallone che calcia e scalcia con la promessa di ritornare grande sotto la guida di Antonio Conte pare bella e convincente. Merito di alcuni senatori, che in azzurro hanno già scritto pagine importanti. Ma anche e soprattutto di aspiranti campioni che presto o tardi busseranno ai cancelli di Coverciano con la pazza idea di vestire il tricolore. Scegliamo noi, questa volta si gioca con il 3-4-3, sperando che chi sta davanti abbia voglia di dare una mano a chi gioca dietro. La formazione? Eccola, da destra a sinistra: Sorrentino; Cacciatore, Goldaniga, Chiellini; Candreva, Magnanelli, Jorginho, Pasciuti; Berardi, Cassano, Maccarone. Restano fuori, ma soltanto per ragioni di abbondanza, numerosi "azzurrabili". Ecco i nomi: Bizzarri, Donnarumma, Consigli, Pepe, Parolo, Missiroli, Lollo, Gabbiadini, Vazquez, Inglese, Sansone.

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Stefano Sorrentino (Palermo). Quando si dice il carisma. Entra nella storia del pallone tricolore per aver sollevato dall'incarico in diretta tv il tecnico Ballardini. Ma cosa dire del doppio intervento mani-piedi su Pazzini? Bravo, bravissimo, e impetuoso come una cascata amazzonica. Re di Palermo, re di Sicilia.
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Fabrizio Cacciatore (Chievo). Il gol di Pepe che vale la vittoria sul lanciatissimo Bologna porta anche la sua firma. Si infiamma nei momenti caldi e concede poco o nulla agli avversari in rossoblù. Trascinante e coinvolgente senza soluzione di quantità.
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Edoardo Goldaniga (Palermo). Salva su Pazzini quando tutto sembrava perduto e arriva a uno sbuffo dal gol del raddoppio. Nel mezzo, la consueta produzione di chiusure a doppia mandata e interventi puntuali come il Freccia rossa. Da Perugia a Palermo nell'attesa della chiamata del grande calcio.
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Giorgio Chiellini (Juventus). Certo, il colpo di testa che al 90' e più rispedisce al mittente le ultime speranze blucerchiate. Ma pure e soprattutto il grande e solidissimo lavoro di taglio e cucito sugli avanti avversari che a turno provano a metterlo in difficoltà. Finché c'è Chiello, c'è speranza.
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Antonio Candreva (Lazio). Ogni volta che tocca il pallone può succedere di tutto. Perché sa sempre cosa fare prima ancora di riceverlo, come i grandi di ogni tempo. Serve l'assist per il gol di Felipe Anderson e confeziona una gara da protagonista assoluto della fascia. Fiorentina stesa, Lazio super.
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Francesco Magnanelli (Sassuolo). La quantità al servizio della qualità, fin quando fa male, fin quando ce n'è. Si sbatte in tutte le zone del campo con il piglio di un guerriero. Difficile saltarlo, difficilissimo evitarlo.
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Jorginho (Napoli). Un tocco dopo l'altro e la squadra di Sarri prende il volo. In cabina di regia non sbaglia un colpo e dà una mano ad Allan quando è necessario tirare fuori le unghie. Praticamente, insostituibile.
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Lorenzo Pasciuti (Carpi). Come lui, nessuno mai. Almeno in Italia. Apre le danze con l'Udinese ed entra nella storia per aver segnato con la stessa maglia dalla Serie D alla Serie A. Gli dicevano che presto o tardi avrebbe dovuto farsi da parte perché non era abbastanza bravo per dividere il campo con i grandi. La rivincita dei numeri 2.
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Domenico Berardi, attaccante del Sassuolo
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Antonio Cassano (Sampdoria). Per Allegri, è uno dei migliori giocolieri del pianeta. Verissimo. Con la palla tra i piedi, Fantantonio crea scenari alla Kubrick: belli da trattenere il fiato. Riapre la partita con la Juve con un'astuzia delle sue. Non corre, ma entusiasma. Imprescindibile.
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Massimo Maccarone (Empoli). Per la serie, consegnategli il pallone e lasciate fare a lui, che tanto in un modo o nell'altro andrà bene. Col Toro, ennesima grande partita da 7 in pagella. Segna, inventa (vedi l'assist superbo per Saponara) e lotta. Se avesse qualche anno in meno, sarebbe da Nazionale senza se e senza ma.

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