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Top 11 italiani: Insigne spinge Napoli in paradiso

Vista da qui, l'Italia del pallone che calcia e scalcia con la promessa di ritornare grande sotto la guida di Antonio Conte pare bella e convincente. Merito di alcuni senatori, che in azzurro hanno già scritto pagine importanti. Ma anche e soprattutto di aspiranti campioni che presto o tardi busseranno ai cancelli di Coverciano con la pazza idea di vestire il tricolore. Ecco i migliori undici del quinto turno di campionato. Scegliamo noi, questa volta si gioca con un 4-3-3. La formazione? Lamanna; Pisano, Tonelli, Izzo, Gobbi; Florenzi, Jorginho, Soddimo; Bernardeschi, Maccarone, Insigne. In panca, ma non per dispetto, Borriello, Gilardino e Di Natale. Bene, bravi, bis. 

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Eugenio Lamanna (Genoa). Stop, lavori in corso, da qui oggi non si passa. Eugenio da Como sbarra la strada agli avanti dell'Udinese con il piglio del vigile urbano, inflessibile e severo. Disinnesca il pallonetto di Totò Di Natale e manda alle ortiche il bel tiro di Marquinho. Tanta, tantissima roba.
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Eros Pisano (Hellas Verona). Pronti e via e dalla sua parte prendono forma i pericoli maggiori per la retroguardia di Mandorlini. Poi, prende fiducia ed è tutta un'altra cosa. Il gol, pesantissimo perché sblocca il derby, il contenuto premium da chiudere nel cassetto e conservare per i giorni di pioggia fitta.
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Lorenzo Tonelli (Empoli). Fin qui, ha sbagliato una sola partita, quella con l'Atalanta. Per il resto, ha inanellato una sequenza di gare strepitose al cospetto di alcuni dei migliori attaccanti del campionato. Sicuro e preciso, affidabile e generoso. E' il Tonelli dei giorni migliori, quello del prossimo salto di categoria. Se non ora, quando?
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Armando Izzo (Genoa). Come il Maxibon: due è meglio che one. Svolge a pieni voti il ruolo di difensore esterno in una retroguardia a tre e non si fa pregare quando la squadra lo invita ad accompagnare lo sviluppo dell'azione offensiva. Sbaglia poco e malvolentieri. Gasperini conta su di lui e presto, prestissimo, potrebbe cominciare a farlo anche Conte.
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Massimo Gobbi (Chievo). Corri, Max, corri. Si spende senza soluzione di continuità per contenere le folate di Sala, Greco e Pisano e poi si lascia conquistare dalla gioia di dare un contributo di tutto rispetto anche in avanti. Suo il tiro poco fortunato che chiude un'azione bellissima. Suo il cross che Castro gira in rete. Pareva appassito nel Parma del collasso e invece, eccolo pimpante come non mai a 34 anni. Chapeau!
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Alessandro Florenzi (Roma). Toglietegli lacci e lacciuoli che gli impediscono di usare cuore e fantasia e vi ripagherà con prestazioni da urlo, straordinarie per quantità e qualità. A Palermo, Garcia lo fa giocare nei tre di centrocampo e mamma mia che risultati. In meno di 120 secondi manda in gol Pjanic e dopo una decina di minuti mette il risultato in cassaforte con una rete delle sue. Incontenibile. Per tutto il primo tempo.
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Jorginho (Napoli). Sale in cattedra lui, s'alza in volo la macchina da guerra di Sarri. Puntuale come un treno scozzese e ordinato come soltanto i più pignoli riescono a essere, sbarra la strada agli avversari e fa ripartire l'azione con un meraviglioso senso del ritmo. Era l'anatroccolo nero, brutto e cattivo. E' diventato un cigno da guardare e riguardare.
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Danilo Soddimo (Frosinone). E intanto noi continuiamo a parlare di lui. Perché non potremmo fare altrimenti. Nella Roma biancoceleste tiene la barra a dritta per tutta la gara, snocciolando piccole grandi intuizioni che fanno restare a galla la sua squadra. Non è un fuoriclasse, vero, ma quanto farebbe comodo un giocatore come lui nello spogliatoio di una big?
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Federico Bernardeschi (Fiorentina). Giovani fuoriclasse crescono. Ed entusiasmano. Nella vittoria della Viola sull'Atalanta Federico il Grande ci lascia lo zampino. Due volte. Ispira l'azione del rigore che sblocca la partita girando a Blaszczykowski un pallone d'oro e suggerisce a Borja Valero il gol del raddoppio. La Fiorentina è sopra tutti anche per merito suo.
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Massimo Maccarone (Empoli). Quando Big Mac gioca con questa intensità, sono dolori per tutti. E' l'uomo in più dell'undici di Giampaolo contro il Sassuolo del vorrei ma non riesco. Il giocatore che José Mourinho avrebbe potuto avere alle sue dipendenze per (di)mostrare ai compagni di reparto cosa è chiamato a fare un attaccante contemporaneo. Lotta a centrocampo come il più credibile dei mastini e poi arriva puntale all'appuntamento con il gol. Galattico.
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Lorenzo Insigne (Napoli). Vabbè, fine degli esperimenti sulla fascia sinistra, caro Conte. Il posto di incursore laterale è del geniale folletto con la maglia azzurra tatuata sul cuore. Alla Scala del calcio, Lorenzo il magnifico strapazza in modi diversi un Milan piccolo piccolo e raccoglie l'applauso anche del pubblico di fede rossonera. Se continua così, è da standing ovation.

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