Top 11 italiani: Bernardeschi da urlo, Fiorentina da scudetto

Vista da qui, l'Italia del pallone che calcia e scalcia con la promessa di ritornare grande sotto la guida di Antonio Conte pare bella e convincente. Merito di alcuni senatori, che in azzurro hanno già scritto pagine importanti. Ma anche e soprattutto di aspiranti campioni che presto o tardi busseranno ai cancelli di Coverciano con la pazza idea di vestire il tricolore. Scegliamo noi, questa volta si gioca con il 4-4-2 per abbondanza di difensori da passerella. La formazione? Eccola, da destra a sinistra: Donnarumma; Maietta, Astori, Blanchard, Masina; Giaccherini, Cigarini, Jorginho, Rizzo; Bernardeschi, Gilardino. Restano fuori, ma soltanto per ragioni di abbondanza, due portieri due, i "soliti" Sorrentino e Viviano, bravi, anzi, bravissimi, ma non abbastanza per meritare la maglia da titolare.

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Gianluigi Donnarumma passerà le vacanze con la sua famiglia nella sua città d'origine, Castellamare di Stabia.
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Domenico Maietta (Bologna). Centottanta minuti con Rossi nelle prime dieci gare, 134 con Donadoni nelle ultime due. L'ex Hellas fa visita ai suoi ex compagni di squadra e sfodera la prestazione da Highlander. Sulle palle alte, non ce n'è per nessuno. Maietta fa la differenza. E il Bentegodi applaude.
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Davide Astori (Fiorentina). La convocazione di Conte, il sigillo giustissimo di un inizio di stagione straripante. Controlla le incursioni della Samp con il piglio del campione, mai incerto, mai impreciso. Oggi più che mai è tra i migliori centrali italiani.
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Leonardo Blanchard (Frosinone). Come e più di un attaccante. Blanchard da Grosseto si fa fregare da Pavoletti nel gol del vantaggio genoano, ma poi sfodera la magia su rovesciata terrestre (vedere per credere) che vale il pareggio e un bel numero di clic su Youtube. Calcia inoltre la punizione che Diakitè trasforma nella rete del provvisorio 2-1. Bomberone.
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Adam Masina (Bologna).
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Emanuele Giaccherini (Bologna). Sarà un caso, ma da quando Donadoni ha preso le redini dell'ensemble rossoblù, il Grande Giak suona la carica con il piglio del solista. Apriscatole nel match precedente con l'Atalanta, pirata sul campo dell'Hellas. Conte lo marca strettissimo dai tempi della Juve e non potrebbe fare altrimenti. Uno come lui corre per tre.
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Luca Cigarini (Atalanta). Ipnotizzato da Donnarumma nel tiro che poteva cambiare l'inerzia della gara nel fortino rossonero, fa di tutto un po'. Confeziona idee precise per i compagni ed è pronto alla lotta quando il diavolo si infiamma. Il salvataggio su Luiz Adriano, roba per palati fini.
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Jorginho (Napoli). Non è la sua migliore gara dell'anno, ma se gioca così quando non è in giornata Sarri può brindare a una stagione colma di soddisfazioni. Il pallone che Higuain trasforma nel gol che chiude i conti con l'Udinese parte dai suoi piedi. Produce tantissimo, anche se non sempre con la lucidità necessaria.
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Luca Rizzo (Bologna). Ovvero, l'elogio della semplicità applicata alle cose del calcio. Dove semplicità non sta per mancanza di idee, bensì per saggezza e opportunismo. Asfalta la fascia senza soluzione di continuità. Si mette al servizio della squadra e fa il generoso incassando le pacche sulla spalla di tutti i compagni. Prezioso.
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Federico Bernardeschi (Fiorentina). Se la Viola sogna è anche perché può contare su un giovane come lui dal futuro ricco di promesse. Si procura il rigore e cerca con insistenza la porta con l'entusiasmo genuino e straripante di un debuttante. Sulla fascia destra, non lo fermano nemmeno con le cannonate.
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Alberto Gilardino (Palermo). Segna la rete (il terzo del campionato) che manda al tappeto il Chievo e salva la panchina di Iachini, traballante come non si vedeva da tempo dopo i rovesci delle scorse settimane. Ha il gol nel sangue. E quando c'è da metterci il cuore, non si tira mai indietro. Esempio.

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