Astori
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Top 11 italiani: Astori simbolo di una Fiorentina da primato

Vista da qui, l'Italia del pallone che calcia e scalcia con la promessa di ritornare grande sotto la guida di Antonio Conte pare bella e convincente. Merito di alcuni senatori, che in azzurro hanno già scritto pagine importanti. Ma anche e soprattutto di aspiranti campioni che presto o tardi busseranno ai cancelli di Coverciano con la pazza idea di vestire il tricolore. Ecco i migliori undici del quinto turno di campionato. Scegliamo noi, questa volta si gioca con un 3-4-3, audaci sì, ma con discrezione. La formazione? De Sanctis; Rosi, Astori, Paletta; Jorginho, Parolo, Benassi, Soriano; Dionisi, Paloschi, Insigne. Cari Jorginho e Soriano, portate pazienza, i posti in mezzo al campo erano soltanto due. In panca, ma non per dispetto, Sportiello, Borriello, Pavoletti e Di Natale

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Morgan De Sanctis (Roma). Fuori Szczesny, dentro lui e dagli spalti dell'Olimpico arrivano i fischi. Che però durano lo spazio di uno sbadiglio. Prima la parata su Borriello, poi il doppio intervento su Matos. Erano fischi, sono applausi. Morgan extralarge, grande, grandissimo e pure di più.
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Aleandro Rosi (Frosinone). Non si risparmia, mai. Chiude gli spazi a Croce con interventi da terzino solidissimo, senza macchia e senza paura. E flirta con Tonev per mettere nei guai il fianco sinistro dell'Empoli. Usato sicuro. Al servizio di Stellone non ha ancora sbagliato una partita.
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Davide Astori (Fiorentina). Uno dei tanti meriti di Paulo Sousa nuovo re di Firenze. Astori in viola non cammina, corre. Non subisce, propone. Ecco, la lieta novella che profuma di buono: l'ex giocatore di Cagliari e Roma è utilissimo anche a far ripartire l'azione. Lo testimoniano gli 8 lanci 8 che piovono a due passi dai compagni di squadra cinquanta metri più avanti. Conte può. Conte deve.
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Gabriel Paletta (Atalanta). Tu chiamale, se vuoi, emozioni. L'ex muro di Parma si incolla come un adesivo alla schiena del capocannoniere Eder e non lo molla per tutta la partita. Vero, potrebbe e dovrebbe essere più attento sul gol che restituisce la speranza alla Samp, ma ci sta perdere la bussola al 93' dopo aver combattuto come un leone dal primo minuto di gioco. Bergamo se lo coccola. La Milano in rossonera un po' lo rimpiange.
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Jorginho (Napoli). Uno dei tanti con Benitez, l'uomo in più alla corte di Sarri. Il giocatore che tanto bene aveva fatto con la maglia del Verona ha ritrovato se stesso. Merito del tecnico toscano, che l'ha messo nella condizione di esprimere al meglio le sue qualità. In una linea a tre, Jorginho fa la differenza. E contro la Juventus si è visto. Eccome se si è visto. Dallo scorso dicembre è azzurrabile. Scommettiamo che...?
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CENTROCAMPISTA: Marco Parolo, nato il 25 gennaio 1985 (31 anni), Lazio.
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Marco Benassi (Torino). Il gol contro il Palermo, che magia. Lo vedi una volta e non ci credi. Lo vedi la seconda volta e ti fai rapire dai ricordi (Van Basten all'Europeo del 1988 contro l'Unione Sovietica, una prodezza tira l'altra). Signore e signori, ecco la prova che dimostra senza dubbio alcuno che Ventura è un grandissimo allenatore, tra i migliori della Serie A. Benassi, da giocatore in cerca di destinazione d'uso a promessa già mantenuta dell'Italia che verrà. Chapeau.
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Roberto Soriano (Sampdoria). Oltre il gol che mette in allarme le coronarie di Reja a tempo scaduto, c'è di più. C'è un tempo intero, il secondo, speso a dirigere la sua Samp nella direzione di una rimonta al limite del possibile. Sportiello gli nega anche la gioia di un gol bellissimo. Ci crede fino all'ultimo, lui. E si vede.
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Federico Dionisi (Frosinone). La sostanza e il sacrificio, prima di tutto. Perché se giochi in una squadra che deve lottare su ogni pallone per non finire pancia all'aria non puoi permetterti il lusso di aspettare di fare il tuo a due passi dalla porta. Dionisi svolge il compito alla perfezione. Non si ferma mai e ha la capacità di essere lucidissimo nei momenti che contano. Due gol due, entrambi di ottima fattura. Frosinone si ricorderà di lui. Anche fra 50 anni.
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Alberto Paloschi (Chievo). Quattro gol nelle prime sei giornate di campionato, non era mai successo nella carriera di uno degli attaccanti più sottovaluti della Serie A. Sì, perché oltre a segnare, Alberto da Chievo si sbatte per 90 minuti su tutto il fronte offensivo, senza soluzione di continuità. E' andata così con il Sassuolo, va così spesso e volentieri. E se inizia anche a segnare, chi lo ferma più?
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Lorenzo Insigne (Napoli). Una scheggia impazzita. Lui a fare il fenomeno con e senza il pallone tra i piedi e tutti gli altri a guardare. Stratosferici i suoi 40 minuti nella bolgia del San Paolo. L'intesa con Higuain è un piacere per gli occhi. Il gol, la conferma di un'ispirazione grande così. Esce dal campo per infortunio. Ma tranquilli, tornerà presto.

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