La guerra del Pacifico, da Pearl Harbor alla bomba atomica - Foto

Attacco giapponese a Peral Harbor
Autore sconosciuto/Courtesy U.S. National Archives
Pearl Harbor, 7 dicembre 1941. L’incendio della USS Arizona durante la seconda ondata di attacco giapponese.
Courtesy U.S. Navy
Pearl Harbor, 7 dicembre 1941. L’attacco di Pearl Harbor ripreso da un aereo giapponese durante il bombardamento delle navi ormeggiate a Ford Island. Un siluro ha appena colpito la USS West Virginia. Due aerei giapponesi sono nella zona centrale e in alto a destra. La scritta sulla foto indica che la foto è stata riprodotta su autorizzazione del Ministero della Marina giapponese.
Autore sconosciuto della U.S. Navy, Courtesy U.S. National Archives
Giugno 1942. “Prigionieri di Guerra giapponesi guardati a vista da soldati americani, dopo essere stati recuperati da una scialuppa di salvataggio dalla USS Ballard (AVD-10. Sono i sopravvissuti della portaerei affondata Hiryu. Dopo essere stati trattenuti per alcuni giorni a Midway, sono stati mandati a Pearl Harbor il 23 giugno a bordo della USS Sirius (AK-15), arrivando il primo luglio. Da notare il marine di guardia al centro dietro il gruppo di prigionieri armato con un fucile M1903 Springfield.
Dorothea Lange, Courtesy U.S. National Archives
Manzanar, California, 3 luglio 1942. Tempesta di sabbia in un centro di permanenza per sfollati di origine giapponese.
Alfred Palmer, Courtesy U.S. National Archives
Long Beach, California, ottobre 1942. Lavoratrici donne puliscono i vetri dei nasi trasparenti dei mortali caccia bombardieri d’attacco A-20 nella fabbrica della Douglas Aircraft.
Autore sconosciuto, Courtesy U.S. National Archives
Cina, 1942. Un soldato cinese di guardia a uno schieramento di aerei da combattimento americani P-40, dipinti con l’emblema della faccia da squalo delle "Tigri Volanti" in un campo di volo da qualche parte in Cina.
Autore sconosciuto, Courtesy U.S. Navy
Esercitazione con i cannoni antiaerei sulla USS Enterprise (CV-6), la settima nave a portare questo nome e una delle tre portaerei statunitensi messe in servizio prima della guerra a sopravvivere all'intero conflitto (le altre furono la Saratoga e la Ranger). Fu l'unica nave non appartenente alla Royal Navy britannica a ricevere la British Admiralty Pennant e partecipò a quasi ogni principale battaglia della guerra contro il Giappone.
Lt. Comdr. Charles Fenno Jacobs, Courtesy U.S. National Archives
Agosto 1943. Un marinaio legge nella sua cuccetta a bordo del sottomarino USS Capelin nella base navale di New London nel Connecticut”.
Autore sconosciuto, Courtesy U.S. National Archives
Novembre 1943. Statica dinamica: il movimento delle pale dell’elica forma “un’aura" intorno a un F6F sulla USS Yorktown. Il movimento dell’aereo in avanti, mentre le lame delle eliche ruotano, crea un alone che dà profondità e prospettiva.
Autore sconosciuto, Courtesy U.S. Marine Corps
Novembre 1943. Un mezzo anfibio trasporta i marines sulla spiaggia di Tarawa. La battaglia di Tarawa si combatté tra il 20 e il 23 novembre 1943 sull'isola di Betio, una delle tante facenti parte dell'atollo di Tarawa nelle Isole Gilbert. Lo sbarco a Tarawa fu la terza operazione offensiva condotta dagli Stati Uniti nel teatro del Pacifico.
Autore sconosciuto, Courtesy U.S. Marine Corps
Tarawa, Gilbert Islands, novembre 1943. Un marine lancia una granata contro un fortino giapponese mentre il fumo della battaglia avvolge la trincea da cui sta combattendo insieme ad altri compagni.
Autore sconosciuto, Courtesy U.S. Marine Corps
Tarawa, Gilbert Islands, novembre 1943. Marines della 2° Divisione sotto il fuoco nemico.
Autore sconosciuto, Courtesy U.S. National Archives
Bouganville, 13 dicembre 1943, In una sala operatoria sottoterra, dietro le linee del fronte a Bouganville, un dottore dell’esercito Americano opera un soldato statunitense ferito da un cecchino giapponese. La campagna di Bougainville (nome in codice: Operazione Cherry Blossom) ebbe luogo tra il 1º novembre 1943 e il 21 agosto 1945 e fu combattuta tra gli Alleati e l'Impero giapponese per il controllo di Bougainville, isola occupata dai nipponici nel 1942.
Cpl. Angus Robertson, Courtesy U.S. National Archives
Saipan, 21 giugno 1944. Un membro di una pattuglia di Marine a Saipan trova questa famiglia di giapponesi che si sta nascondendo in una caverna sul fianco di una collina. La madre, i quattro bambini e un cane hanno cercato riparo dai feroci combattimenti in questa area. La battaglia di Saipan fu combattuta sull'omonima isola nell'arcipelago delle Marianne. Vide contrapposte le truppe della marina e dell'esercito imperiali del Giappone alle forze dei Marine e dell'esercito statunitensi.
Cpl. Angus Robertson, Courtesy U.S. Marine Corps
Saipan, ca. luglio 1944. Dopo che i Marines hanno catturato questo cannoncino da montagna ai giapponesi a Saipan, lo mettono in funzione durante l’attacco a Garapan, centro amministrativo dell’isola che il 9 luglio 1944 fu occupata completamente. La battaglia costò oltre 30.000 caduti giapponesi (praticamente tutti i soldati disponibili) e 12.500 statunitensi. A loro si aggiunsero 22.000 civili che si suicidarono per non cadere prigionieri degli statunitensi.
Autore sconosciuto, Courtesy U.S. National Archives.
20 luglio 1944. La Prima bandiera a Guam, agganciata all’albero di una barca. Due ufficiali statunitensi piantano la bandiera americana su Guam otto minuti dopo che le truppe d’assalto dei marine e dell’esercito americano sono sbarcate sull’isola del Pacifico Centrale.
Autore sconosciuto, Courtesy U.S. Marine Corps
Luglio 1944. Marines della 3a Divisione hanno trovato una bandiera Americana tra le rovine di un edificio in Piazza di Spagna e l’hanno appesa all’entrata delle rovine della cattedrale cattolica di Agana a Guam.
Autore sconosciuto, Courtesy U.S. Marine Corps
Tinian, luglio/agosto 1944. Un marine con la barba lunga fa una pausa vicino a un filo spinato di un campo di internamento di Tinian per dare una caramella a un bambino del posto. La battaglia di Tinian, che seguì la conquista dell'isola di Saipan da parte degli americani, venne combattuta dal 24 luglio al 1º agosto 1944.
Autore sconosciuto, Courtesy U.S. National Archives.
Ottobre 1944. Il generale Douglas MacArthur raggiunge la terraferma tra le onde durante gli sbarchi iniziali a Leyte, nelle Filippine. Colonia statunitense già dal 1898, le Filippine erano state attaccate dai giapponesi nel dicembre del 1941, poco dopo l'inizio delle operazioni belliche sul fronte del Pacifico, e completamente occupate entro l'aprile del 1942. La campagna per la riconquista dell'arcipelago iniziò il 20 ottobre 1944 con lo sbarco delle forze americane a Leyte.
PhoM2c/Paul Queenan, courtesy U.S. Coast Guard
Iwo Jima, febbraio 1945. Fuori dalle le bocche spalancate dei mezzi da sbarco della Guardia Costiera e della Marina, cresce il flusso di rifornimenti per le sabbie annerite di Iwo Jima, già poche ore dopo che i Marines hanno strappato il loro punto d'appoggio sull'isola di importanza vitale.
Autore sconosciuto, Courtesy U.S. Marine Corps
Iwo Jima, febbraio 1945. Ufficiali della 5a divisione di marina dirigono le operazione della loro unità da una posizione protetta da sacchetti di sabbia a Iwo Jima. Sullo sfondo da sinistra a destra: il brigadiere generale Leo D. Hermle, assistente al comandante di divisione; il maggiore generale Keller E. Rockey (con il telefono), comandante di divisione; il colonnello James Shaw, ufficiale delle operazioni e il colonnello Ray Robinson, capo divisione dello staff.
Joe Rosenthal, Courtesy U.S. Marine Corps
Iwo Jima, 23 febbraio 1945. La bandiera USA è issata su Iwo Jima, sul monte Suribachi. Da sinistra a destra: Pvt 1st Class Ira H. Hayes; Pvt 1st Class Franklin Sousley, (KIA); Sgt Michael Strank, Pharmacist Mate 2/c John H. Bradley; Pvt 1st Class Rene A. Gagnon and Cpl Harlon H. Block, (KIA).
Autore sconosciuto, Courtesy U.S. Navy
1944/1945. La portaerei USS Hancock, una delle 24 portaerei di classe Essex costruite durante la Seconda Guerra Mondiale, colpita da una bomba lanciata da un aereo giapponese. Entrò in servizio nell’aprile del 1944 è partecipò a molte campagne durante la Guerra del Pacifico, meritandosi anch’essa quattro “Battle Stars”.
Walter F. Kleine, Courtesy U.S. Marine Corps.
Okinawa, aprile/giugno 1945. Un marine della 1a Divisione di Marina inquadra nel mirino del suo mitra un cecchino giapponese mentre il suo compagno si abbassa per evitare di essere colpito. La 1° Divisione sta lavorando per prendere Wana Ridge, prima della città di Shuri.
Autore sconosciuto, Courtesy U.S. Marine Corps
Okinawa, aprile/giugno 1945. Un marine ferito sotto il fuoco giapponese viene trasportato all’infermeria lontano dalla prima linea. Le divisioni statunitensi impiegarono i giorni dal 1° aprile al 22 giugno per stanare i difensori, espugnare a costo di grandi sacrifici Shuri e inseguire i superstiti soldati imperiali nell'estremo lembo meridionale di Okinawa, dove per la maggior parte essi preferirono il suicidio alla resa. La campagna si concluse dunque con la quasi completa distruzione della guarnigione nipponica e gravi perdite tra le fila statunitensi. Inoltre, per la prima volta sul fronte del Pacifico, fu pesantemente coinvolta nella battaglia la popolazione civile. Si stima che si ebbero circa 150 000 vittime, tra cui migliaia di cittadini che si suicidarono pur di non cadere in mano agli americani, dipinti come demoni dalla propaganda giapponese.
Eastman (Caporale degli U.S. Marine Corps), Courtesy U.S. National Archives
Okinawa, Giappone, 11 maggio 1945. Un cannone dei marine M114 da 155 mm. del 3° Corpi Anfibi a supporto dell’avanzata della 10a Armata.
Autore sconosciuto, Courtesy U.S. Marine Corps
Okinawa, aprile/giugno 1945. Caccia Corsair della squadriglia "Hell Belles" dei Marine Corps si stagliano contro il cielo reso un merletto dai proiettili traccianti. Questa foto è stata fatta nel corso di un raid aereo giapponese su un campo d'aviazione di Yontan.
Autore sconosciuto, Foto U.S. Navy, Courtesy U.S. National Archives.
11 maggio 1945, al largo di Kyushu. La USS BUNKER HILL è colpita da due Kamikaze in 30 secondi. Muoiono 372 persone, restano feriti in 264.  Gli attacchi kamikaze erano attacchi suicidi effettuati dai militari giapponesi contro uomini e mezzi alleati. I più famosi erano quelli fatti dai piloti di aerei contro le navi, in particolare americane. Il picco dell'attività dei kamikaze venne toccato il 6 aprile 1945 durante la battaglia di Okinawa.
Charles Levy, Courtesy U.S. National Archives
8 agosto 1945. In una foto scattata da uno dei B-29 Superfortresses usati nell’attacco atomico, una densa nuvola di fumo si solleva a più di 60.000 piedi nell’aria sopra il porto giapponese di Nagasaki, sui cui è stata sganciata la seconda bomba atomica mai usata in tempo di Guerra, sganciata sul centro industriale.

Inaugura il 30 aprile presso La Casa di vetro a Milano,la mostra fotografica La guerra del Pacifico. Da Pearl Harbor alla bomba atomica che presenta una serie di 54 immagini tratte dagli archivi storici statunitensi della Marina militare (US Navy), dei Marines (US Marine Corps) e della National Archives and Records Administration (US NARA), oltre che dagli archivi giapponesi sequestrati dagli alleati.

Esposte in riproduzioni digitali da negativi e stampe, le fotografie sono state realizzate durante la Seconda Guerra Mondiale sul fronte del Pacifico, proponendo un racconto per immagini che parte dall'attacco a sorpresa della Marina imperiale giapponese sulla base americana di Pearl Harbor, il 7 dicembre 1941; prosegue con la successiva discesa in campo degli americani in estremo oriente; e, in particolare si concentra su alcune delle più famose battaglie navali e terrestri passate alla storia, da Ivo Jima a Guadalcanal, da Okinawa alle Midway; per chiudere con le bombe atomiche sganciate sul Giappone, costretto alla resa. 

Gli autori di questi scatti sono spesso rimasti sconosciuti: fotografi al seguito delle forze armate americane che con i loro commilitoni rischiavano la vita pur di raccontare tutta la drammaticità degli scontri in prima linea di cui erano testimoni, durante gli sbarchi sulle isole o gli attacchi suicidi giapponesi alle portaerei.

Tra le immagini esposte, sia alcune riconosciute icone dello scontro bellico tra le forzegiapponesialleate, sia altre rimaste per decenni negli archivi, conosciute soprattutto dagli addetti ai lavori e ora mostrate al grande pubblico italiano.

La mostra, inserita nel programma del Photofestival 2016, è prodotta da Eff&Ci – Facciamo Cose e curata da Alessandro Luigi Perna per il progetto History & Photography, che racconta la storia della fotografia e del mondo contemporaneo rivolgendosi sia al grande pubblico sia, in particolare, ai giovani e agli studenti di scuole e università. 

La Guerra del Pacifico. Da Pearl Harbor alla Bomba Atomica
30 aprile - 25 giugno 2016
La Casa di Vetro
Via Luisa Sanfelice 3
Milano

Giorni e orari di apertura:
Lunedì, martedì, mercoledì, venerdì e sabato
dalle 15.00 alle 19.30
Ingresso libero


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