ANSA / LUCA ZENNARO
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Scuola Diaz: l'azzeramento dei vertici della polizia ci pone un problema

Con la sentenza di oggi sulle violenze alla Scuola Diaz di Genova la Cassazione mette la parola fine (almeno dal punto di vista giudiziario) a una vicenda durata oltre 11 anni e continuamente segnata da grandi polemiche, da recriminazioni, da falsità.

Giustizia è fatta, e definitivamente, al di là di quelle che sono le opinioni personali.

Ma la sentenza adesso pone anche una serie di problemi all’amministrazione della Polizia di Stato, che vede azzerata parte dei suoi più alti vertici investigativi: molte condanne, infatti, comportano l'interdizione dei pubblici uffici. La risposta del Viminale è stata rapida: «Il ministero dell'Interno ottempererà a quanto disposto dalla Suprema Corte» ha assicurato il ministro Annamaria Cancellieri. Questo vuol dire che lasceranno i loro posti Giovanni Luperi, ex vicedirettore dell'Ucigos e attuale capo della sezione analisi dell'Aisi, i servizi segreti interni; Francesco Gratteri, capo della Direzione centrale anticrimine; Gilberto Caldarozzi, direttore dello Sco, il Servizio centrale operativo; e con loro i dirigenti di alcune importanti squadre mobili e di altri uffici territoriali.

I loro sono tutti nomi entrati nelle cronache per successi investigativi anche recenti, come l'identificazione e l'arresto dell'autore dell'attentato alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi. Negli anni precedenti, prima e dopo le violenze alla Diaz, alcuni dei condannati hanno ottenuto straordinari risultati nella lotta alla malavita, al terrorismo, ma soprattutto alla criminalità organizzata, con un elenco di latitanti eccellenti assicurati alla giustizia, primo fra tutti Bernardo Provenzano. L’uscita dai ranghi di una serie di grandi investigatori porrà un bel problema alla Polizia di stato. Ma dopo tutto anche a tutti noi.

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