Sciopero dei benzinai, i motivi della serrata

Sarà ricordato certamente come un dicembre orribile quello che stiamo vivendo in questo 2012. Non bastava infatti l’appuntamento temuto del 17 dicembre, data ultima per il pagamento dell’Imu , ora a creare ulteriore apprensione nella vita degli italiani arriva pure lo sciopero dei benzinai. Lo stop ai rifornimenti di carburanti scatterà dalle 19 dell’11 dicembre alle 7 del 14 dicembre. In pratica l’agitazione terrà ferme le pompe per ben due giorni proprio in mezzo alla settimana, costringendo milioni di persone che utilizzano l’auto per andare al lavoro a preoccuparsi fin da oggi per il proprio rifornimento, con prevedibili lunghe code presso i benzinai, soprattutto nelle grandi città.

Le ragioni di questo nuovo fermo alla distribuzione dei carburanti sono da ricercarsi in difficoltà economiche dei gestori delle pompe che, tra tassazione sempre più pesante e richieste delle compagnie petrolifere sempre più stringenti, non riescono più a far quadrare i propri conti. E a nulla è servito un incontro tra le parti tenutosi oggi al ministero dello Sviluppo, che voleva provare in extremis a bloccare lo sciopero. “In realtà – ci racconta Roberto Di Vincenzo, presidente della Fegica Cisl, sindacato che aderisce all’agitazione – noi abbiamo atteso invano che in questi mesi si mettessero in atto i contenuti di un’intesa che firmammo il 27 luglio scorso e che servì a scongiurare uno sciopero indetto per agosto. Questa volta non ci accontentiamo più solo di parole”.

E i nodi che non si riesce a sciogliere, come detto, riguardano soprattutto i margini, sempre più ristretti, su cui possono contare i gestori. “Siamo passati in breve tempo – attacca Di Vincenzo – da poco meno di 4 centesimi al litro, a poco meno di due centesimi al litro. Ed è bene ricordare a tutti che è proprio questa la cifra che finisce nelle tasche di un benzinaio per ogni litro venduto, che come tutti sappiamo in alcuni periodi ha raggiunto anche i due euro ”. Un taglio dei ricavi praticamente del 50%, la cui responsabilità è da addebitare, secondo i benzinai, tanto allo Stato quanto alle compagnie petrolifere. “Da una parte, le tasse sui carburanti – continua Di Vincenzo - sono sempre più alte, con il peso delle accise che ormai è diventato insostenibile e pesa per la metà del prezzo indicato. Dall’altra le compagnie, oltre a restringerci i ricavi, vogliono sempre più inserirsi nei guadagni di ogni iniziativa di promozione, dagli sconti alle tessere fedeltà. Un’ingerenza ormai del tutto insostenibile”.

È ovvio poi che su tutta questa situazione abbia agito in modo determinante la crisi economica che continua a non dare tregua. “Sulla sola rete autostradale – dice De Vincenzo – i consumi sono scesi del 50%, mentre sulla viabilità ordinaria dobbiamo fare i conti con volumi in calo del 20%”.  Di qui la scelta dunque di scioperare e di indire per il 12 dicembre una manifestazione che si terrà davanti a Montecitorio. Ma le proteste dei benzinai non finiscono qui.

Dal 24 al 31 dicembre infatti presso i distributori non saranno accettate le carte di credito. “Non accetteremo nessuna forma di pagamento elettronico – fa sapere Di Vincenzo – e questo per protestare contro un governo inadempiente che non ha dato seguito a precisi impegni per alleggerire il carico che le banche impongono su tali transazioni. In teoria infatti fino a 100 euro non dovrebbero esserci spese, ma gli istituti di credito e le società finanziarie hanno trovato un escamotage per bypassare questa facilitazione. Il risultato è che a noi benzinai non conviene più accettare pagamenti elettronici perché ci andiamo a rimettere. Ancora una volta – conclude amaramente Di Vincenzo – speriamo che il governo voglia ascoltarci e trarne le conseguenze”.

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