Schiava in tavola

«Ché schiava di Roma Iddio la creò». La popolarità del sostantivo schiava si rinnova ogni volta che risuonano le note (e le parole) dell’Inno di Mameli.

Pochi sanno che questo è anche il nome di un vitigno. Una varietà che potremmo definire un inno alla viticoltura dell’Alto Adige, tanto che un tempo, non bisogna andare troppo indietro con la memoria, la Schiava rappresentava i due terzi dei grappoli prodotti dalla provincia di Bolzano. La caratteristica principale che la rendeva protagonista dei bicchieri atesini è un bel colore rubino, freschezza, basso grado alcolico e profumi intriganti. L’emblema del vino moderno direbbero, a ragione, in molti.

Più recentemente la Schiava è rimasta intrappolata dalle mode enologiche che hanno privilegiato altri vitigni e da una polverizzazione che la porta a prendere i nomi di: Santa Maddalena (Doc che declina questo vitigno in maniera più strutturata), Lago di caldano, e anche, semplicemente, Schiava.

Per valorizzarla come merita vi consiglio di ricominciare a berla nella stagione calda, magari servendola anche a temperature più fresche che, se da un alto ne silenziano leggermente i profumi fruttati, dall’altro non induriscono mai eccessivamente il sorso, merito anche di un patrimonio tannico sempre piuttosto morbido.

Nei mesi più freddi la troverete eccellente con numerose preparazioni, pesce compreso, riuscendo addirittura, caso raro, ad abbinarla a qualche piatto etnico, vista la grande varietà di profumi e il finale speziato lievemente mandorlato.

I MIEI CONSIGLI

Gumphof Südtiroler Vernatsch Schiava 2010

(88/100 al vino, 94/100 all’ abbinamento)

Vigne a precipizio e vinificazione in botte grande e acciaio. Questi gli ingredienti di una Schiava, piuttosto tipica, che fa dell’immediatezza una sua peculiarità. Profumi di ribes, mirtillo e pepe sul finale. Eccellente, durante una merenda, con speck e pane di segale.

www.gumphof.it

Terlan Schiava Grigia 2012

(86/100 al vino, 92/100 all’abbinamento)

Vinificazione interamente realizzata in acciaio. Profumo di melograno e lampone. Bocca fruttata (ribes e lampone) e speziata (pepe), completata dal tipico finale di mandorla amara. Da abbinare ai gnocchetti con fonduta di formaggio di malga ed erba cipollina.

www.kellrei-terlan.com

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