Scandalo Volkswagen, le conseguenze su Fiat-Chrysler

Secondo Max Burton, analista di Bernstein citato dal Financial Times, non c’è un modo per avere una prospettiva ottimistica sulla vicenda Volkswagen. Non solo perché lo scandalo ha colpito in maniera fortemente negativa il titolo dell’azienda tedesca che, in due giorni ha perso circa 40 miliardi di dollari, ma anche perché l’evento ha i numeri per rimescolare le carte dell’intero settore automobilistico, vittima di un grave danno di credibilità.

Scandalo Volkswagen: 5 cose da sapere sulla truffa diesel

Volkswagen, tutte le conseguenze della frode Usa sui motori diesel

Volkswagen "Think Blue"

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Il logo Think Blue allo stand Volkswagen al Salone di Francoforte 2015

Volkswagen "Think Blue"

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Una Passat TDI Blue Motion Volkswagen al Salone di Francofrte - 21 settembre 2015

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Il logo Think Blue su un palloncino allo stand Volkswagen al Salone di Francoforte 2015

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Modelli Volkswagen al Salone di Francoforte - 21 settembre 2015

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Una Passat TDI Blue Motion Volkswagen al Salone di Francofrte - 21 settembre 2015

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Visitatori del Salone di Francoforte guardano alcuni modelli Volkswagen - 21 settembre 2015

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Un motore Volkswagen al Salone di Francoforte 2015

Volkswagen "Think Blue"

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Una Passat TDI Blue Motion Volkswagen al Salone di Francofrte - 21 settembre 2015

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Una Passat TDI Blue Motion Volkswagen al Salone di Francofrte - 21 settembre 2015

Volkswagen "Think Blue"

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L'ex amministratore delegato di Volkswagen, Martin Winterkorn


Tanto per cominciare, l’agenzia per la protezione ambientale americana Epa ha annunciato controlli anche sulle vetture di altre case automobilistiche, per escludere che anche altri brand abbiano in qualche modo manipolato i test. Alla notizia, il titolo Fiat Chrysler ha reagito ieri perdendo il 4,32%.

Stop alle ambizioni

I produttori europei, inoltre, devono fare i conti con un brusco stop alle ambizioni di espansione. Il diesel, infatti, era considerato una carta strategica da giocare per conquistare l’attenzione e i soldi dei consumatori americani.

Considerato che la metà delle auto vendute in Europa è diesel e che negli Stati Uniti solo una piccola percentuale utilizza un carburante alternativo alla benzina, c’era spazio per crescere. Cosa che Volkswagen era egregiamente riuscita a fare. Lo scorso anno, infatti il diesel aveva rappresentato il 22% delle vendite americane per l’azienda tedesca.

Anche Sergio Marchionne, fin dallo sbarco negli Stati Uniti, è sempre stato un sostenitore del diesel e il trend, soprattutto sul fronte dei pick-up, gli aveva dato finora ragione. Il 9% degli acquirenti di un pick-up Ram, per esempio, sceglie il diesel e l’obiettivo dell’azienda è di arrivare al 20% del totale.

Non è difficile immaginare, inoltre, che lo scandalo Volkswagen sposterà la competizione sul fronte energetico. Da un lato, i motori tradizionali potranno beneficiare di un ritorno di fiamma, ma anche le vetture ibride, pur condizionate da un prezzo di listino più alto, potranno aspirare maggiormente al favore di quella fetta di consumatori più attenta all’ambiente e delusa dal diesel.

Dialogo a Bruxelles

Infine, per l'amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles, la débâcle di Volkswagen potrebbe inaspettatamente riaprire le porte a un dialogo all’interno dell’Unione Europea sull’invocato piano di ristrutturazione del settore automobilistico. Esattamente tre anni fa, forte dei propri risultati in bilancio, Volkswagen si era opposta alla proposta, adesso, però, la prospettiva per la più grande casa automobilistica europea potrebbe cambiare radicalmente.

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