Inter in caduta libera. Mancini era la soluzione giusta?

La sconfitta contro il Sassuolo segna la fine del sogno (o di quello che restava) di poter correre per il terzo posto e per il preliminare della Champions League. L'Inter è una squadra allo sbando, condannata dalla qualità del gioco vista in campo prima ancora che dai numeri, che pure sono impietosi: 26 punti in 21 giornate, distacco abissale dalla vetta e anche dal treno europeo. Di questo passo meglio guardarsi indietro piuttosto che pensare in grande e anche ripetere il quinto posto di un anno fa rischia di diventare un'impresa titanica. Al passo odierno (1,23 punti per partita) chiuderebbe a 47 punti, lontana anche dai 54 di Stramaccioni considerati fin qui il punto più basso dell'era moderna.

Le immagini della domenica nera dell'Inter

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Icardi se la prende con i tifosi che lo contestano

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Guarin e i tifosi dell'Inter

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Guarin con la mano sul cuore davanti ai tifosi

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Icardi zittisce i tifosi

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Ancora Icardi sotto la curva dell'Inter

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Roberto Mancini vorrebbe tornare ad allenare in Premier League, sulle sue tracce c'è il West Ham.

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L'attaccante dell'Inter, Mauro Icardi torna in campo mezz'ora dopo la fine della partita contro il Sassuolo per scusarsi

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L'attaccante dell'Inter, Mauro Icardi si scusa con i tifosi

In discussione, però, viene messo tutto a partire dalla scelta di inizio novembre di chiudere il rapporto con Mazzarri affidando la squadra a Roberto Mancini. Non si tratta di obiettare sulla qualità di uno dei migliori tecnici italiani, però è un dato di fatto che il Mancio abbia aperto il cantiere di ristrutturazione a stagione in corso facendo perdere al gruppo anche quei pochi punti di riferimento faticosamente costruiti con Mazzarri. In campo si è visto di tutto: fantasisti schierati esterni (Kovacic) alla ricerca di un ruolo per Hernanes, Icardi messo in panchina perché considerato poco funzionale tatticamente, Osvaldo scaricato senza una vera alternativa, difesa provata a tre o quattro senza migliorare di rendimento e così via.

Una giostra legittima e apprezzabile a luglio, durante un ritiro prestagionale, non a campionato e coppe in corso. C'è un dato che deve far riflettere: se Mazzarri (16 punti in 11 gare) fosse andato alla media di Mancini (10 punti in 10 giornate) oggi l'Inter sarebbe in piena lotta per non retrocedere insieme a Chievo, Cagliari, Empoli e Atalanta. Con l'aggravante che la pochezza nerazzurra di questo momento ha esaltato avversarie sulla carta inferiori come Empoli e Sassuolo come se fossero armate invincibili. Non è così, semplicemente Sarri e Di Francesco hanno fatto giocare i propri uomini a calcio senza inventare nulla, compresi improbabili cambi di modulo a partita in corso.

Mancini, forse, non era l'antivirus giusto per i problemi dell'Inter, ingigantiti dalla situazione ambientale ostile costruita intorno a Mazzarri: tre mesi dopo l'esonero questa è uno conclusione che si può trarre. Poi ci sono le questioni di mercato e gli arrivi, evidentemente sopravvalutati, di Podolski e Shaqiri. Prima di bocciarli bisognerrà avere il tempo la pazienza di vederli inseriti in un contesto almeno funzionante, ma l'idea che le ultime 24 ore di trattative possano invertire la tendenza è un errore che nessuno all'Inter si può permettere di fare. Cassano, un centrale difensivo e un esterno, chiunque arriverà non colmerà il deficit di una squadra destinata a una stagione da comprimaria.

Meglio fermarsi e riflettere, dosando le poche forze (economiche) a disposizione ed evitando, se possibile, scelte autolesionistiche come l'esclusione di Icardi e la girandola tattica di Kovacic. Sarebbe un paradosso che un gruppo in emergenza totale considerasse un problema il suo cannoniere principe (11 gol in 21 presenze). I guai stanno altrove, forse anche in panchina...

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