Sanremo 2021: viaggio nel Festival blindato e deserto

Sarà il cielo grigio, sarà il mancato boom di ascolti della prima serata, sarà che sulla città incombe la zona rossa, ma mai come quest'anno Sanremo è stata così spenta. Manca la folla, manca il colore, manca la calca dietro le transenne: niente trash, niente caccia ai cantanti e con l'Ariston più blindato di Fort Knox, tutto assume un tono ancora più surreale. È passato un anno dal Festival pre pandemia, ma pare un secolo e chi non hanno vissuto Sanremo nel pieno della kermesse – con 100 mila presenze in città al giorno, quasi il doppio dalla popolazione - non può capire quanto l'atmosfera sia irreale e spiazzante. «Una settimana di Sanremo così spenta non me la ricordo nemmeno negli anni bui del terrorismo», azzarda un ristoratore di fronte al porto. «Avevamo i tavoli pieni con settimane di anticipo, ora dobbiamo sperare che entri qualche cliente. Ma non mi abbatto: sto lavorando all'apertura di un altro locale, spero entro l'estate», racconta a Panorama.it.

La voglia di ricominciare è più forte di tutto, ma le sfumature arancione rafforzato spengono ogni entusiasmo: da giovedì 4 marzo si richiude, compresi bar e ristoranti, aperti solo per asporto e consegne a domicilio. Chi aveva sperato nella settimana sanremese per risollevare gli incassi, è rimasto deluso. «Il balletto dei colori è diventato insopportabile. Le regole sono assurde, ce le dicono con poche ore di margine e poi oltre il confine fanno quello che gli pare: ma lo sa quanti francesi avevamo qui a Sanremo fino alla scorsa settimana? In Costa Azzurra era tutto chiuso, venivano qui per bere il caffè o pranzare all'aperto», sbotta un gruppo di taxisti incazzati, in attesa di clienti che non arrivano. Il risultato? La zona dell'estremo ponente ligure, sino al confine con la Francia, è quella più colpita dal Covid e dalle nuove varianti.

Per il resto, la frenesia sanremese pare un ricordo sbiadito. Altro che caccia ai selfie fuori dagli alberghi e dai locali: c'è il coprifuoco bellezza, la mondanità e le feste sono azzerate (i fotografi si contano sulle dita di una mano), i dehor dei ristoranti desolati, gli alberghi e le case in affitto ben lontani dai sold out del passato: l'anno scorso si calcolavano 11 mila posti letto – molti dei quali prenotati con mesi di anticipo – quest'anno sono circa mille. Crolla tutto, tranne i prezzi: su Airbnb, gli affitti non si sono abbassati come tutti si aspettavano e ad alcuni giornalisti (una settantina gli accreditati contro i 1200 dello scorso anno) sono stati chiesti anche mille euro per una sette giorni in un bilocale nei pressi del Casinò, dove quest'anno è stata allestita la sala stampa. Così, tante case sono rimaste sfitte, mentre anche nella centralissima Via Matteotti, quella dell'Ariston, si notano vetrine spente e serrande abbassate. «La pandemia ha picchiato duro: in molti speravano che il Festival potesse essere il motore per la ripartenza ma senza vaccino non andiamo da nessuna parte», spiega uno storico orologiaio del centro storico.

Pochi turisti a cui vendere e nessuno da vedere, visto che agli artisti in gara è stato caldamente consigliato di non uscire dalla propria stanza di hotel (o dalle ville prese in affitto, come quella di Fedez e di Achille Lauro, sulle colline della città): il rischio è di fare la fine di Irama, la cui partecipazione è quasi salata dopo che il suo truccatore è risultato positivo al Covid. Il cantante lanciato da Amici si è salvato in extremis grazie ad Amadeus, che ha proposto di poter trasmettere la sua esibizione registrata durante le prove generali per evitargli la squalifica. Giusto così, del resto è cambiato tutto, dalla dad allo smartworking, perché non il regolamento del Festival? «L'importante è che il prossimo anno si torni alla normalità. Il rispetto delle 75 pagine di protocollo sanitario ha costretto tutti a sforzi surreali e il risultato è che l'assenza di pubblico, ad esempio, ha pesato eccome sullo show. Criticano Amadeus per gli ascolti in calo rispetto a un anno fa? Ma sanno come e quanto ha lavorato? In queste condizioni è una sfida titanica fare il Festival, altri suoi colleghi avrebbero alzato le mani», racconta un dirigente Rai a Panorama.it. Quanto al ritorno alla normalità è l'auspicio di tutti: basta tamponi ogni 72 ore – cui tutti vengono sottoposti, dai giornalisti alla security – basta distanziamento, c'è voglia di assembramento dietro le transenne, c'è voglia di musica, di festa e di poter dire: «Ma ti ricordi quell'anno in cui Naomi Campbell diete forfait perché c'era la pandemia?».

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