Sacco e Vanzetti: 'Ribelli in paradiso'

Colpevoli a piede libero e innocenti in gabbia, o uccisi: di errori della giustizia, dolosi o colposi, ne è piena la storia. Uno su tutti è la vicenda di Sacco e Vanzetti, i due anarchici italiani giustiziati sulla sedia elettrica nel Massachusetts nel 1927, ritenuti responsabili di omicidi che non avevano in realtà commesso.

La loro storia è nota, perché numerosi sono i documenti e le ricostruzioni che nel tempo hanno dimostrato a più riprese la loro innocenza. Tanto che a cinquant’anni dalla loro esecuzione, nell’agosto del 1977, il governatore del Massachusetts Michael Dukakis, confermò ufficialmente l’errore nella condanna, riabilitando la memoria di Ferdinando Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.

Ma se sulla loro innocenza si è praticamente quasi senza dubbi, ne rimangono invece sulle motivazioni, le convinzioni, i pregiudizi che spinsero le istituzioni di allora ad accanirsi sui quei due uomini. A sbrogliare un po’ la matassa contribuisce il libro Ribelli in paradiso. Sacco e Vanzetti e il movimento anarchico negli Stati Uniti di Paul Avrich, edito da Nova Delphi.

Si tratta di un saggio pubblicato oltreoceano nel 1991, e finalmente approdato anche da noi, che, attraverso una puntuale indagine del caso Sacco e Vanzetti, ricostruisce il panorama anarchico negli Stati Uniti e in campo internazionale nel primo dopoguerra. Il risultato è una precisa, professionale e allo stesso tempo appassionante lezione di storia che verte su un tema poco conosciuto ma molto interessante.

Del resto Paul Avrich, scomparso nel 2006, è stato professore di storia per quasi quarant’anni al Queens College, ed è considerato uno dei più grandi esperti di storia dell’anarchismo.

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