ANSA /Angelo Carconi
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Riforma della giustizia: tanti annunci, concretezza zero

Nei tanti, troppi annunci lanciati a partire da febbraio dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, questo caldo giugno sforacchiato dalle inchieste giudiziarie dovrebbe essere il mese della grande riforma della giustizia. Anche il ministro Guardasigilli, Andrea Orlando, si diffonde in lanci di parole d'ordine, ipotizza itinerari, vagheggia confronti. Il problema è che, fin dagli annunci, si capisce purtroppo assai bene che i risultati saranno pari a zero.

Il ministro Orlando, in particolare, si muove con la prudenza di un pandolino. Corazzato, esattamente come il piccolo mammifero africano, il ministro si trasforma in palla e scivola tra le domande di chi ha la ventura d'intervistarlo. Una riforma del Consiglio superiore della magistratura? «Su questo credo sia necessaria una riflessione» risponde. E già si capisce dove andrà a parare. Quindi prosegue: «Dobbiamo fare in modo che nella scelta dei magistrati del Csm vengano valorizzate di più le capacità, le professionalità e le personalità, piuttosto che l’appartenenza a una o all’altra corrente. E questo lavoro va fatto confrontandosi con le stesse organizzazioni delle toghe».

Ora, l'espressione «confronto con le toghe», per un politico che declami intenzioni riformatrici, significa retromarcia preventiva, ritirata strategica, finzione scenica. Perché l'Associazione nazionale magistrati è la più potente lobby italiana, e rappresenta il vero potere senza remore, senza controlli, senza limiti. Trattare con l'Anm significa pertanto che sul Csm non accadrà nulla

E lo scontro al vertice della Procura di Milano, che ha mostrato con palmare evidenza che l'obbligatorietà dell'azione penale non esiste, se non nella versione dell'assoluta discrezionalità del pubblico ministero? Orlando parla come Salomone: «C`è un provvedimento in corso del Csm. Fino al pronunciamento dell`organo di autogoverno della magistratura ogni altro intervento sarebbe per me inopportuno». Quindi nulla, nemmeno qui. E intanto giugno, come la festa di una triste canzone degli anni Settanta, appena cominciato è già finito...

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