Restituiteci presto un Paese normale

C’è stato (e c’è ancora) il fuoco dell’antipolitica, della crisi della rappresentatività: viviamo non a caso il tempo in cui chi governa non è espressione degli eletti (meglio sarebbe dire dei nominati) proprio a causa di una crisi profonda che mina alla radice il rapporto di fiducia tra il cittadino e il parlamentare. Il Movimento 5 Stelle è la spia di questo malessere e non ha speranze di evolvere in espressione di governo perché nasce dalla negazione della politica intesa come confronto e, pur negandolo, rappresenta una forma a suo dire moderna – e in verità strampalata – di deriva autoritaria.

Ma il fenomeno nuovo, ancora sottotraccia però assai pericoloso in prospettiva, è quello legato alla crisi della società della rappresentanza e riguarda il livello immediatamente inferiore a quello della politica e quindi del Parlamento. In breve: chi rappresenta chi oggi? Chi sono gli interlocutori di industriali, imprenditori, lavoratori? Per capirci: davvero la Confindustria e i grandi sindacati (ma l’esempio vale per tutte le associazioni di categoria) rappresentano chi sostengono di rappresentare? I blocchi sociali e le élite produttive che fino a 5-10 anni fa si presupponeva convergessero su precise istituzioni di appartenenza oggi probabilmente seguono altre coordinate. La cartina di tornasole potrebbe essere facilmente trovata nei numeri: il tasso di sindacalizzazione in Italia è di poco superiore al 30 per cento e la Confindustria conta su 150 mila imprese iscritte rispetto alle oltre 6 milioni presenti nei registri delle camere di commercio. Ma i numeri si prestano a letture diverse e quindi lasciamoli da parte. L’unica cosa certa è che, con l’acuirsi della crisi economica, sono venuti alla luce problemi e istanze che nessuno, appena un anno fa, avrebbe potuto facilmente immaginare. E le amare sorprese riguardano sia il mondo produttivo sia il mondo del lavoro, cioè tutti noi, a lungo convinti nei momenti di prosperità che non fosse importante avere interlocutori di mezzo tra noi e il Palazzo.

Un esempio per tutti: la stretta del credito e l’erogazione dei prestiti colpisce indistintamente le imprese con meno di 20 dipendenti (sono il 98 per cento) e le famiglie. Ma nella lista delle priorità, magari, non occupa il primo posto di chi rappresenta le diverse categorie ai tavoli della politica. E a quel tavolo della politica siedono soggetti che, in questo momento, non hanno alcun mandato del popolo. Ed eccoci al corto circuito del 2012.

Le due crisi, della rappresentatività e della rappresentanza, si risolvono solo in un modo: con la partecipazione e con la politica. C’è in teoria una terza strada: il grillismo. Fatevi un giretto sui loro siti, o all’interno del Comune di Parma, e poi ne riparliamo.

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