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Matteo Renzi, l'epuratore

Purghe stalinian-renziane? La notizia della sostituzione d’imperio da parte del segretario-premier Matteo Renzi dei due ribelli di rango e irriducibili sulla riforma del Senato Vannino Chiti e Corradino Mineo nella commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama non solo viene additata da importanti esponenti di Forza Italia come una purga di staliniana memoria, ma allo stesso modo viene vissuta soprattutto all’interno del Pd,  nell’ala bersanian-dalemiana. E qualche sofferenza la provoca anche tra i giovani turchi.

“Quello (intendendo Renzi ndr) è pazzo!”, scuote la testa  e si mette l’indice sulla tempia un esponente di primo piano dell’area dell’ex segretario.  Sotto anonimato: “Siamo tornati al vecchio Pci? Ma per favore il Pci era una cosa seria! Quello è pazzo!”. E si infila con aria corrucciata in un ascensore per raggiungere la sala dove alla Camera si commemora Enrico Berlinguer.

 In effetti, Giorgio Napolitano nella sua autobiografia “Dal Pci al socialismo europeo” in un passaggio ringrazia Berlinguer, il  segretario generale plenipotenziario per non averlo mai sostituito da capogruppo a Montecitorio nonostante il futuro capo dello Stato non avesse esattamente la stessa posizione del suo gran capo sul taglio della scala mobile voluto da Bettino Craxi. E non venne sostituito neppure Gerardo Chiaromonte, anche lui leader dei miglioristi, sulle stesse posizioni di Napolitano. Franca Chiaromonte, figlia di Gerardo ed ex senatrice, mentre sta andando alla commemorazione di “Enrico”, a trent’anni dalla morte a Padova, con Panorama.it si lascia andare ad un eloquente: “Senza parole per quello che è successo al Senato”. 

Ben 13 senatori del Pd, in gran parte bersaniani e civatiani, si sono autosospesi in segno di protesta per la defenestrazione dei colleghi dalla commissione Affari costituzionali. Il bresciano Corsini, area bersaniana, arriva addirittuta a accusare il capogruppo renziano Pier Luigi Zanda di “attentato all’articolo 67 della Costituzione”. “Sì, di fascismo insomma!. Siamo a questo”, denuncia Stefano Esposito, senatore Pd, ala destra dei giovani turchi, che all’opposto difende la scelta di Renzi e Zanda. Ma Esposito si è infuriato anche con lo stesso capogruppo.  Incrociandolo  gli ha detto: “Lo vedi, te lo dicevo già un anno fa che chi non rispetta il voto a maggioranza e non si adegua doveva essere espulso e invece non mi avete dato retta e ora i nodi sono venuti al pettine!”.

 Zanda sconsolato ha scosso la testa. E un giovane turco di rango a Montecitorio con Panorama.it ammette sotto anonimato: “Il Pd è tornato nel casino”. La vittoria anzi stravittoria alle Europee sembra lontana anni luce. Ma ora con quali numeri il Pd andrà avanti? Il giovane turco: “Evidentemente il ministro Boschi che si dice sicura di averli conta su Forza Italia. Ma di questi tempi io non starei proprio tranquillo con FI...”. Oppure Renzi già pensa alle elezioni anticipate?

Esposito è chiaro: “Costi quel che che costi sulle riforme si vada al voto e se andiamo in minoranza, si va alle elezioni”. Forse è proprio questo quello che pensa il premier e cioè: ora o mai più, ora che il centrodestra è in difficoltà e lui può ancora contare sulla rendita di posizione di quel 40 e rotti per cento del 25 maggio scorso. Tanto il segretario-premier già sa che i ribelli non saranno mai e poi mai ricondotti a miti consigli. Dice un attento osservatore del caos Pd: “I ribelli già sanno che Renzi ha già deciso a prescindere di non ricandidarli. Quindi hanno scelto il “Muoia Sansone con tutti filistei”. E Renzi ha deciso di usare l’accetta e l’acceleratore. Ma la magica notte per Largo del Nazareno del 25 maggio rischia ora di essere irripetibile. Almeno con quelle dimensioni. E checché ne dica, Renzi è il segretario di quel Pd del quale anche i ribelli “epurati” fanno parte.    

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