reddito di cittadinanza
ANSA/ LUCA LAVIOLA
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Il Reddito di cittadinanza e la follia delle pene

In Italia, da qualche anno, la qualità e l’equilibrio delle norme lascia molto a desiderare. Soprattutto in campo penale. Va detto, però, che le ultime prescrizioni in materia di Reddito di cittadinanza superano ogni livello. La nuova norma prevede infatti che “chiunque, al fine di ottenere o mantenere il beneficio, mediante l’utilizzo o la presentazione di dichiarazioni o di documenti falsi, o attestazioni di cose non vere, ovvero mediante l’omissione di informazioni dovute, consegue indebitamente il Reddito di cittadinanza è punito con la reclusione da due a sei anni”.
Insomma, chi fa il furbetto con il Reddito di cittadinanza rischia di finire in carcere per sei anni. Una pena smisurata, se confrontata con quella riservata per esempio all’omicidio colposo, individuato dall’articolo 589 del Codice penale, che è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni. Anche il furto semplice (articolo 624) prevede una pena inferiore: la reclusione da sei mesi a tre anni.
In teoria, sostengono già certi buontemponi che affollano i corridoi dei tribunali, chi un domani volesse organizzare una bella truffa con il Reddito di cittadinanza troverà convenienza a uccidere il controllore che dovesse scoprirlo, magari investendolo “casualmente” con l’automobile: a quel punto, basterà convincere il giudice che l’omicidio è stato colposo, e la pena sarà inferiore.

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