Renato Zero: «Atto di Fede è una sfida alla paura»

«Oggi, ad ammalarsi, è il nostro futuro. Rifiuta di occuparsi di noi. Si è chiuso. È taciturno. E non si affaccia più nei nostri pensieri. Così le 24 ore, sono loro ad aggiudicarsi i nostri servizi ed attenzioni. Dio però è sempre più Dio. Sempre più ostinato a credere in noi. A perdonarci. Siamo le sue creature anche quando stupriamo, ammazziamo. Rubiamo. Spacciamo. Mentiamo. Perché è così indulgente e caritatevole? È semplice: perché vorrebbe guarirci! Dalla superbia. Dal rancore. Dall’insoddisfazione. Dalla mancanza di rispetto persino verso noi stessi».

Se c’è in Italia un culto laico che non accenna a diminuire, ma, anzi, continua ad aumentare i suoi adepti, è quello dei sorcini, i fan di Renato Zero, artista che a settantuno anni, dopo aver segnato oltre mezzo secolo di musica, di costume e perfino di linguaggio del nostro paese, è ancora oggi uno straordinario catalizzatore di energia e di emozioni. Renato, cantautore da sempre in anticipo rispetto ai tempi, ha presentato oggi in Campidoglio, nel cuore di Roma, il suo primo progetto editoriale, Atto di Fede, un nome che è già un manifesto programmatico. Non un semplice album, ma un ambizioso progetto bifronte, formato da un libro e un doppio cd con 19 brani inediti di musica sacra, scritti e composti da Renato Zero e arrangiati e orchestrati dal Maestro Adriano Pennino, che uscirà venerdì 8 aprile per edizioni Tattica in tutte le librerie, nei negozi di dischi e nei book store digitali. I brani saranno accompagnati da altrettanti testi, pensieri e riflessioni di quelli che l'artista romano chiama gli "Apostoli della Comunicazione": Alessandro Baricco, Luca Bottura, Pietrangelo Buttafuoco, Sergio Castellitto, Aldo Cazzullo, Lella Costa, Domenico De Masi, Oscar Farinetti, Antonio Gnoli, Don Antonio Mazzi, Clemente J. Mimun, Giovanni Soldini, Marco Travaglio, Mario Tronti e Walter Veltroni.

Le voci narranti, a cui è affidato il "verbo", sono di Oscar Farinetti, Pino Insegno, Giuliana Lojodice, Marco Travaglio, Luca Ward e di Renato Zero. L'ambizioso progetto multimediale è impreziosito dalla straordinaria presenza della Budapest Art Orchestra diretta da Andras Deak, dalla rinnovata collaborazione con il Coro Internazionale istituito dall’Orchestra Filarmonica della Franciacorta e dalle interpretazioni di Giacomo Voli e di Lorenzo Licitra. «Atto di Fede è una sfida alla paura», ha sottolineato Zero durante la conferenza stampa. «Negli ultimi tempi non abbiamo frequentato e non ci siamo fatti frequentare da Dio, ormai è sparita dalla circolazione questa umiltà di dirsi cattolici e cristiani. La fede è la chiave che ci permette di osare e di andare oltre le nostre potenzialità: dovremmo superare un fosso e invece cincischiamo, per paura di cadere e di essere inadeguati. Questo salto, in realtà, va fatto tutte le mattine, dobbiamo superare il dubbio e avere il coraggio di sentirci difettosi e inadeguati. A volte non abbiamo la forza di continuare il viaggio perché non ci sentiamo pronti, ma così rimaniamo fermi e non ci evolviamo». In un mondo sempre più chiuso, cinico e indifferente, in cui la trasgressione è spesso fine a sé stessa e la superficialità tende ad anestetizzare le coscienze, Zero vuole scavare più a fondo, scandagliando aspetti dell’esistenza che oggi tendiamo a dare per scontati: il valore e la profonda dignità che ha il nostro (breve) tempo su questa Terra. Renato, con il suo coraggioso Atto di Fede, ci vuole regalare una piccola finestra sull'infinito, in modo da uscire dalla ruota incessante dei nostri schemi mentali e delle routine quotidiane, per fermarci a riflettere e a tornare a guardare il cielo. Sulla genesi del progetto e sulla scelta dei nomi coinvolti, l'artista romano ha spiegato: «Con Atto di Fede volevo sentirmi in grado di ampliare la mia musica e l'orizzonte della mia scrittura, anche se io non sono uno scrittore, né un poeta. In questo progetto sono andato a colpo sicuro nell'individuare e nel mettere insieme quelle anime a me affini, con poeti e giornalisti che vengono da mondi assai diversi. Basta con il settarismo, con il dividere il buono dal cattivo, il nero dal bianco: se c'è la volontà, tutto è applicabile e armonizzabile. La fede non è solo un fatto religioso, ma deve riaccendere un dialogo e far riavvicinare gli altri, soprattutto dopo due anni di distanziamento forzato».

Se la musica e la parola possono essere la cura dei mali che ci attanagliano, Renato, da navigato medico dell'anima, non ha dubbi sulla diagnosi: «Ci siamo ammalati di silenzio. Anch’esso probabilmente contagioso. Anche lo sguardo ne risente. Quei gesti necessari e molto più efficaci delle parole. Un silenzio che sbarra le porte. Che inibisce il respiro. Che toglie le forze e facilita la rassegnazione. E queste distanze si fanno sentire, eccome! I rumori della vita non sono più gli stessi. Il vociare dei bimbi. Il megafono graffiante dell’arrotino. Il fischiettare del garzone in bicicletta. E tanto altro benessere, così magicamente espresso, lascia il posto all’inquietudine. Alla routine snervante e tossica».

Le sorprese per i "sorcini", però, non finiscono qui. Zero ha annunciato in conferenza stampa anche il suo atteso ritorno dal vivo a settembre, per la prima volta al Circo Massimo, con Zerosettanta: quattro concerti-evento (il 23, 24, 25 e 30 settembre) prodotti da Tattica, che ripercorreranno 55 anni di carriera con tutti i suoi più grandi successi e alcune sorprese. I biglietti saranno disponibili in prevendita su renatozero.com, vivaticket.it e in tutti i punti vendita Vivaticket dalle ore 11.00 di lunedì 11 aprile. «Mi faccio gladiatore per riconquistare ancora l'applauso della mia città», ha spiegato il cantautore romano. «Dovete aspettarvi di tutto da questi quattro concerti: porterò con me gli amici che hanno condiviso il mio percorso artistico in tutti questi anni e modificherò la scaletta tutte le sere. Sarò ancora originale nei miei costumi, con me sul palco ci sarà un'orchestra molto nutrita di archi, fiati e percussioni e la mia band, che garantisce un suono moderno: la musica non si fa da soli, né con i plug-in digitali, se no è un soliloquio infruttuoso». Negli ultimi due anni, Zero è stato lontano dal palcoscenico, ma non dai suoi fan, che ama incontrare, senza divismi, anche nelle periferie e nei luoghi di vita quotidiana della sua città «Abbiamo "digiunato" per due anni, ma per uno come me è stato meno doloroso rispetto ad altri colleghi perché Renato va a domicilio. Sono andato a cercare le persone nelle periferie di Roma, non ho il dono dell'ubiquità, anche se ci sto lavorando, ma cerco di essere ovunque. Ho questa curiosità nel vedervi quando siete al mercato, anche se non amo quando mi fate le foto. Ma poi, tutte ste foto, 'ndo ca**o vanno? Sono stato lontano dal palco, ma vicino al marciapiedi, e questo mi ha garantito la stabilità emotiva».

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