ANSA / MAURIZIO BRAMBATTI
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Ma quanto è bravo Renzi quando parla

Sarà pur vero, come dice il premier Renzi, che "l’Italia ha interrotto la caduta". Eppure noi ci sentiamo con il culo per terra. Questione di prospettiva. Forse, interrotta la caduta, non è da tutti restare sospesi a mezz’aria, come in un frame del film di fantascienza Matrix. Peccato che per riuscire servano i superpoteri, ma qui non si vedono superuomini. Di Keanu Reeves neanche l’ombra.

Nel discorso che il presidente del Consiglio ha tenuto stamane alla Camera dei deputati non ci sono sbavature di sorta. "Non siamo qui per perdere tempo", afferma il premier. E così sciorina, come gli capita sovente, le cose da fare, qui e adesso. E in un Paese ingovernabile, quale l’Italia è, se non basteranno gli strumenti ordinari agiremo, dice il premier, con provvedimenti d’urgenza.

Stop and go sul lavoro

Renzi ci piace perché funziona. È, letteralmente, impeccabile. Per lui parla la sua storia da outsider intraprendente e un po’ cazzone, uno schiaffo in faccia ai cooptati di professione così inconsistenti nella loro vacua mediocrità. Renzi è una boccata d’ossigeno, una pennellata di colori accesi, giallo e arancio, su una tavola grigio topo. Così, stamane in Parlamento, Renzi si conferma impeccabile, as usual. Che cosa crediate che si debba fare con il mercato del lavoro? Eccolo che rispolvera Ichino, senza indugio, esiste un intollerabile apartheid, lavoratori ultragarantiti e lavoratori senza garanzie. E questo è profondamente ingiusto. "Al termine dei mille giorni il diritto del lavoro non potrà essere quello di oggi". Peccato, ci duole ricordare, che appena è stata sollevata la questione dell’articolo 18 il premier sia corso ai ripari: serve ben altro, basta con le schermaglie ideologiche.

Per lui parla la sua storia da outsider intraprendente e un po’ cazzone, uno schiaffo in faccia ai cooptati di professione così inconsistenti nella loro vacua mediocrità

Giustizia e caso Eni
Sulla giustizia bando alle ciance, ruggisce il premier. Il caso Eni (a proposito, per qualche pm milanese gli ad Eni sembrano essere una vera ossessione) tira in ballo la figura, per ora silente, di Claudio Descalzi indagato per presunte tangenti in Nigeria. Renzi, che ha nominato Descalzi ai vertici dell’Eni, lo difende a suon di garantismo, e per noi è musica: "Un avviso di garanzia citofonato sui giornali non può cambiare la politica industriale di un Paese". Impeccabile Renzi. Quasi sempre, quando per esempio avallò il voto palese per mandare dietro le sbarre preventive il compagno Genovese, ci piacque assai meno, ma tant’è. In Aula, nei discorsi programmatici, Renzi non ne sbaglia mai una. Arriva preparato come quegli allievi che, interrogati sui trattati di pace da Vestfalia in poi, ti stupiscono con gli effetti speciali, conferenza per conferenza, Paesi contraenti e condizioni di pace. Dieci e lode.


Adesso!
Adesso che l’intervento in Parlamento è finito, e si spera che il prossimo discorso programmatico attenda ancora qualche mese, è giunto il momento di fare. Il Jobs Act è un fantasma invisibile. Le previsioni sulla crescita dell’economia italiana portano il segno meno, con un tratto rosso di penna: - 0,4 percento nel 2014, unico Paese del G7 in recessione. Anche oggi il premier ha dimostrato che le cose da fare le conosce a menadito. Per non essere da meno nel cortile mediatico italian-renziano, siamo tutti renziani e guai a chi sgarra, prendiamo in prestito lo stesso slogan con cui l’allora sindaco outsider e rottamatore diede il via al suo tour stile Obama per le primarie del centrosinistra: Adesso!

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