Quando l'Isis verrà annientato, che ne sarà dei suoi combattenti?

Iraq, battaglia di Mosul
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7 marzo 2017. Un'area di Mosul nel corso dell'offensiva della coalizione anti-Isis per la riconquista della zona occidentale della città.
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6 marzo 2017. Un soldato delle truppe irachene accanto a dei ritrovamenti archeologici all'interno di un tunnel sotterraneo nella zona orientale di Mosul, in Iraq. Si tratta della raffigurazione di due tori alati risalente all'epoca dell'impero assiro, ritrovata all'interno di un labirinto di stretti cunicoli scavati dai miliziani del gruppo "Stato islamico" nella zona est di Mosul, nel cuore della collina dove si trova la tomba del profeta Giona.
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6 marzo 2017. Forze della coalizione internazionale anti-Isis e soldati iracheni installano un ponte galleggiante presso il campo di addestramento militare di Taji, a nord di Baghdad, in vista delle operazione per rimpiazzare i ponti di Mosul danneggiati dai combattimenti in corso per liberare la roccaforte jihadista.
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7 marzo 2017. Una colonna di fumo si innalza tra alcuni edifici della zona occidentale di Mosul, in Iraq, dopo un attacco aereo da parte delle forze della coalizione irachena anti-Isis.
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6 marzo 2017. Una colonna di fumo si innalza tra alcuni edifici della zona occidentale di Mosul, in Iraq, dopo un attacco aereo da parte delle forze della coalizione irachena anti-Isis.
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3 marzo 2017. Un soldato dell'esercito iracheno distribuisce aiuti alla popolazione fuggita da Mosul raccoltasi presso una stazione di rifornimento di gasolio, nel corso dell'offensiva per strappare la zona ovest della città ai miliziani jihadisti.
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5 marzo 2017. L'esplosione di un'autobomba guidata da un kamikaze a Mosul, nel corso dell'offensiva per strappare la zona ovest della città ai miliziani jihadisti.
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2 marzo 2017. Un ufficiale delle forze speciali d'élite (Golden Division) dell'anti-terrorismo iracheno (ICTS) punta un lanciagranate (RPG) verso la postazione di un cecchino del gruppo "Stato islamico" nel quartiere di al-Mamoun, nella zona occidentale di Mosul.
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2 marzo 2017. Un ufficiale delle forze speciali d'élite (Golden Division) dell'anti-terrorismo iracheno (ICTS) mira alla postazione di un cecchino del gruppo "Stato islamico" nel quartiere di al-Mamoun, nella zona occidentale di Mosul.
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2 marzo 2017. Un uomo sospettato di essere un miliziano dell'Isis inginocchiato faccia al muro mentre viene interrogato dalle forze della coalizione irachena a Mosul, Iraq.
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2 marzo 2017. Donne e bambini sfollati dalla zona occidentale di Mosul vengono registrati prima di essere condotti in campi di accoglienza per Internally Displaced Persons (IDP, sfollati interni).
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5 marzo 2017. Le forze della coalizione irachena anti-Isis nel corso dell'offensiva per strappare la zona ovest della città ai miliziani jihadisti.
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5 marzo 2017. Colonne di fumo nel cielo di Mosul, nel corso dell'offensiva delle forze irachene per strappare la zona ovest della città ai miliziani jihadisti.
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5 marzo 2017. Un soldato delle forze di polizia irachene in preghiera a Mosul, nel corso dell'offensiva per strappare la zona ovest della città ai miliziani jihadisti.
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5 marzo 2017. Un cecchino spara verso obiettivi nemici nel corso dell'offensiva per strappare la zona ovest di Mosul ai miliziani jihadisti.
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1 marzo 2017. Case distrutte a Hay Tayrahn, nella zona occidentale di Mosul, in Iraq.
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28 febbraio 2017. Famiglie di sfollati fatti evacuare dalle forze della coalizione irachena impegnate nella riconquista della zona occidentale di Mosul, in Iraq.
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28 febbraio 2017. Un missile lanciato dalle forze della coalizione irachena verso le posizioni occupate dai miliziani dell'Isis nei quartieri periferici occidentali di Mosul, in Iraq.
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28 febbraio 2017. Da una collina nella zona di Talul al-Atshana, nell'area meridionale di Mosul, soldati della nona divisione dell'esercito iracheno lanciano un missile verso le posizioni occupate dai miliziani dell'Isis.
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22 febbraio 2017. Soldati della Polizia federale irachena fanno sventolare una bandiera dell'Isis di fronte al cadavere di un miliziano jihadista ucciso durante la liberazione del villaggio di al-Buseif, 6 km a sud di Mosul, riconquistato durante l'offensiva per sottrarre al gruppo "Stato Islamico" la parte occidentale della roccaforte jihadista.
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22 febbraio 2017. Un soldato della Polizia federale irachena esce da un tunnel costruito dai miliziani dell'Isis nei pressi del villaggio di al-Buseif, 6 km a sud di Mosul, riconquistato durante l'offensiva per sottrarre al gruppo "Stato Islamico" la parte occidentale della roccaforte jihadista.
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23 febbraio 2017. Soldati della coalizione irachena anti-Isis durante l'attacco all'aeroporto di Mosul, nel corso dell'offensiva per sottrarre al gruppo "Stato Islamico" la parte occidentale della roccaforte jihadista.
EDITORS NOTE: Graphic content / Iraqi security forces pose for a picture next to a body in the village of al-Buseif, south of Mosul, during an offensive to retake the western side of the city from Islamic State (IS) group fighters on February 21, 2017. Iraqi forces consolidated positions after blasting their way to the southern edge of Mosul in an assault Baghdad and its partners hope will spell the doom of the jihadist "caliphate". / AFP / AHMAD AL-RUBAYE (Photo credit should read AHMAD AL-RUBAYE/AFP/Getty Images)
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21 febbraio 2017. Le forse della coalizione irachena avanzano verso il villaggio di al-Buseif, a sud di Mosul, durante l'offensiva per la riconquista della parte occidentale della città, ancora in mano ai miliziani dell'Isis.
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21 febbraio 2017. Le forse della coalizione irachena avanzano verso il villaggio di al-Buseif, a sud di Mosul, durante l'offensiva per la riconquista della parte occidentale della città, ancora in mano ai miliziani dell'Isis.
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20 febbraio 2017. Le forze militari irachene, sostenute dai paramilitari Hashed al-Shaabi (Mobilitazione popolare) avanzano verso il villaggio di Husseinyah, a sud di Mosul, durante l'offensiva per la riconquista della parte occidentale della città, ancora in mano ai miliziani dell'Isis.
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19 febbraio 2017. Carri armati e veicoli trasporto truppe delle forze militari irachene, sostenute dai paramilitari Hashed al-Shaabi (Mobilitazione popolare) avanzano verso il villaggio di Sheikh Younis, a sud di Mosul, durante l'offensiva per la riconquista della parte occidentale della città, ancora in mano ai miliziani dell'Isis.
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20 febbraio 2017. Carri armati e veicoli trasporto truppe delle forze militari irachene, sostenute dai paramilitari Hashed al-Shaabi (Mobilitazione popolare) avanzano verso il villaggio di Husseinyah, a sud di Mosul, durante l'offensiva per la riconquista della parte occidentale della città, ancora in mano ai miliziani dell'Isis.
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24 gennaio 2017. Degli uomini camminano accanto alla carcasse di un gruppo di auto date alle fiamme nella zona orientale di Mosul, in Iraq.
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Soldati iracheni si preparano all'assalto a Mosul
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Soldati iracheni si preparano all'assalto a Mosul
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Un tank dell'esercito iracheno sulla strada per Mosul
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Soldati iracheni si preparano all'assalto a Mosul
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Soldati iracheni si preparano all'assalto a Mosul
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Un'immagine scattata il 14 agosto 2016 con i Peshmerga kurdi che partecipano a operazioni a sud di Mosul, in Iraq. Il 16 ottobre il governo di Baghdad ha annunciato l'offensiva finale per riprendere la città all'Isis.

La buona notizia di questi tempi è che l'Isis sta annaspando. Lo rivela quanto sta accadendo nella parte oocidentale di Mosul, dove le forze di liberazione irachene stanno erodendo suo il dominio sul territorio, e lo conferma il suo silenzio mediatico. Senza contare della sua crisi finanziaria di cui si va dicendo da mesi.

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Isomma, la presa di Raqqa, la capitale del Califfato, e quindi la fine ineluttabile di quest'ultimo, si avvicina a lunghe falcate, al netto di straordinari (e oggi imprevedibili) evoluzioni. 

Qualora la prospettiva dovesse rivelarsi reale, tra le cose da capire del day after, c'è quale sarà la fine che faranno le decine di migliaia di combattenti che da tutto il mondo hanno sposato la causa dell'Isis fiancheggiandone le missioni terroristiche e belliche.

Le possibilità sono diverse, una per ciascuna tipologia di ruolo svolto all'interno dell'apparato, e il magazine statunitense The Atlantic ha provato a scandagliare i vari sottoinsiemi, ipotizzandone i rispettivi comportamenti.

Dispersi e mercenari
La più ovvia, la soluzione standard di quando un conflitto termina, è che i terroristi transnazionali si possano dileguare facendo perdere le proprie tracce chissaddove, agevolati nel compito dalle strategie e dalle tattiche di guerra apprese nelle fasi di addestramento e nella lotta sul campo.

Accanto a loro, i cosiddetti "cani sciolti", mercenari provenienti anch'essi da vari Paesi, alcuni dei quali animati dall'ideologia, altri interessati a combattere soltanto per i soldi.

Anche per loro, è probabile che vi sia una fase attendista, durante la quale - proseguendo il loro status apolide - cercheranno di individuare altri teatri di guerriglia jihadista, per esempio in Africa occidentale, nello Yemen o in Afghanistan.

Anche in questo caso, si tratta di un gruppo molto eterogeneo, che riunisce la progenie militante dei mujaheddin originali, gli ex militanti di Al Qaeda o i battitori liberi che hanno combattuto in Cecenia o nei Balcani.

I costruttori della rinascita
Lo zoccolo duro, invece, fatto di combattenti del versante hard che appaetengono all'inner circle del leader Abu Bakr al-Baghdadi e dei suoi luogotenenti, probabilmente resterà silente in Iraq e in Siria lavorando alla costruzione di un Isis 2.0.

Non è escluso che, più o meno sporadicamente, costoro possano riemergere rendendosi protagonisti di operazioni - magari suicide - ad alto tasso di spettacolarità, organizzate con il solo scopo di mantenere una certa soglia di attenzione da parte dei media.

Perlopiù, tuttavia, è facile che si concentreranno a cercare finanziamenti, stipulare accordi per l'approvvigionamento degli armamenti. E per recuperare le forze.

La forma che prenderà questa nuova release dell'organizzazione è legata in larga parte ai vari gruppi e gruppuscoli di jihadisti che, da sempre, ruotano attorno al cuore dell'Isis. Tra queste, a emergere saranno con tutta probabilità soprattutto il coacervo islamico salafita Ahrar al-Sham e Jabhat Fateh al-Sham.

Foreign Fighters di ritorno
E infine, ci sono tutti i combattenti stranieri che hanno deciso di tornare in patria. E qui parliamo di un esodo davvero su scala globale, comprendendo le vicine Tunisia e Arabia Saudita, ma anche le terre più lontane in Europa, Asia o America.

Le probabilità di portare a compimento il loro obiettivo con successo è legato a doppio filo con l'abilità delle forze di polizia e di intelligence dei vari Paesi nel riuscire a individuarli e a bloccarli prima dell'ingresso.

In tal senso, è verosimile pensare che ad avere vita facile saranno soprattutto i backers europei, data la fisiologica debolezza nel controllare i flussi migratori.

Ovviamente, non tutti i rimpatriati saranno uguali. Tra loro, ci saranno quelli che potremmo definire "disillusi" che, sbarcati in Siria in cerca di avventura, della possibilità di esprimere i propri valori religiosi o di veder concretizzata una qualche personale utopia, si sono trovati di fronte qualcosa di molto diverso.

Al loro ritorno in patria, potrebbero decidere di farsi da guida per altri giovani radicalizzati o ritrovarsi a richiedere cure psicologiche o convertirsi in piccoli delinquenti per ritrovarsi, poi, in carcere.

Accanto a loro, ugualmente "disillusi" ma "ancora motivati", tutti coloro che si impegneranno nel recuperare energie e ideali in patria nell'attesa di raggiungere qualche nuovo fronte.

Infine, sempre tra i rimpatriati, ecco gli "operativi", dediti a resuscitare reti dormienti di radicalizzati, a reclutare nuovi membri o a condurre attacchi in veste di "lupi solitari".

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