Con il Porto la Juventus perde e preoccupa

La Juventus è ancora viva, ma contro il Porto se l'è vista brutta e ha offerto una delle peggiori versioni della sua stagione. Altro che scintilla, salto di qualità e passo avanti: gli errori, la paura e una certa confusione hanno spinto i bianconeri sull'orlo del baratro e solo la reazione finale, con il gol di Chiesa, consente di guardare con un pizzico di fiducia al ritorno. Fiducia che andrà, però, corroborata dai fatti perché le indicazioni della notte di Oporto sono quasi tutte negative. L'unica continuità che la Juventus ha mostrato di possedere è quella degli errori che, questa volta, sono stati pagati duramente mentre in altre occasioni erano stati perdonati dagli avversari.

Il prodotto è una sconfitta per 2-1 rimediabile (a Torino basterà vincere 1-0), ma preoccupante per come è maturata. E' vero che la rosa di Pirlo è complessivamente 'giovane', nel senso di poco abituata a praticare certe vette, però si è fatta mettere sotto da una squadra sulla carta inferiore, che vive un pessimo periodo di forma e che aveva nell'organizzazione difensiva la sua dote migliore. Insomma, nulla che dovesse far diventare un incubo la serata portoghese come invece è accaduto dopo 63 secondi e come è stato praticamente per tutto il match.

Sorprende che per il secondo anno di fila la Juventus sia arrivata impreparata alla partita più importante della stagione. Era accaduto a Lione (sconfitta che ha pregiudicato il cammino in Champions League di Sarri) e si è ripetuto con il Porto. I segnali, a volerli vedere, si erano già colti nelle scorse settimane quando solo i risultati avevano nascosto alcuni evidenti difetti strutturali. La Juve allegriana era uno slogan funzionale per raccogliere punti, mano per costruire un avvicinamento confortante al ritorno in Europa. Le stesse vittorie contro Napoli (Supercoppa) e Inter (Coppa Italia) erano apparse figlie di episodi. La notte di Oporto ha riproposto i limiti e anche le potenzialità, perché la reazione nel finale è la conferma che ci sono qualità inespresse che non si limitano solo a Ronaldo e alla sua fame di gol. Però da qui al ritorno andranno messe a punto tante cose. La prima: una sana autocritica su quanto sta dando Pirlo in termini di gioco a un gruppo che non può essere incostante da settembre senza trovare continuità. Il processo di crescita va accelerato e concluso perché la stagione non aspetta e da marzo in poi metterà la Juve davanti a tanti bivi. La seconda: serve recuperare alla causa Morata e Dybala perché CR7 da solo non fa reparto. La terza: gli errori si moltiplicano con eccessiva ripetitività. O si correggono, oppure sarà troppo tardi per la Champions League ma anche per lo scudetto. Ed è difficile accettare che i campioni degli ultimi nove anni debbano abdicare così.

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