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ANSA/LUCA ZENNARO
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Gli sfollati di Ponte Morandi in piazza: i motivi della protesta

Erano oltre cinquemila le persone che hanno preso parte al corteo di protesta degli sfollati di Ponte Morandi. Una manifestazione per chiedere attenzione alle istituzioni e scacciare la paura, quella di veder morire la zona della Valpolcevera che da quel maledetto 14 agosto vive un incubo surreale.

La riapertura delle strade di sponda

Gli abitanti della vallata affrontano quotidianamente il disagio di una viabilità disperata, una condizione che impone contromisure immediate. Il traffico è collassato e l'aumento dei mezzi pubblici non ha diminuito quello dei privati: il risultato è un ingorgo continuo. I manifestanti hanno chiesto la riapertura della viabilità sulle due strade che costeggiano il fiume Polcevera e che attualmente sono ancora sbarrate dai detriti del ponte caduto. Una richiesta che si scontra però con i tempi delle indagini: prima di procedere alla rimozione dei monconi dovranno infatti concludersi i sopralluoghi dell'incidente probatorio.

Difesa dei posti di lavoro

Dal crollo del ponte la zona della Valpolcevera ha vissuto un crollo economico senza precedenti. Tante attività della zona hanno perso oltre il 50% delle entrate, senza contare tutte quelle realtà che ad oggi non hanno potuto ricominciare l'attività. Tra i manifestanti in piazza c'erano anche loro, piccoli e medi imprenditori che da quasi due mesi assistono impontenti al crollo dei guadagni.

Potenziamento della sanità

Tra le altre richieste anche la tutela della salute, per gli sfollati e per coloro che dal 14 agosto non sono ancora riusciti a tornare nelle proprie case per recuperare gli oggetti di una vita. La tendopoli allestita ad agosto si prepara ad affrontare la rigidità dell'inverno e i manifestanti chiedono maggiore assistenza sociale da parte dello Stato.

Nessuna elemosina

In piazza non c'erano bandiere di partiti né di sindacati, il coro della protesta si è unito in una marcia spontanea di cittadini che sono arrivati sotto la sede della Regione Liguria e sotto alla Prefettura di Genova. "Lavoratori e cittadini non sono una materia prima da cui generare profitti limitando i costi, la vita umana non può essere monetizzata. Vogliamo risposte e tempi certi per gli sfollati" hanno fatto sapere gli organizzatori.


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