ANSA/ALESSANDRO DI MEO
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E' bufera sul Pd a Torino

Se fosse accaduto nel Pdl, Silvio Berlusconi sarebbe stato crocefisso ulteriormente. Ma è accaduto nel Pd, il partito definito non solo dal Cavaliere ma perfino in privato anche da parlamentari che Cav non hanno mai votato, «Partito di tasse e di manette».

Panorama è garantista con tutti. Ma è un fatto che il senatore torinese Pd Stefano Esposito, il senatore Pro-Tav, anzi No-No Tav si sia autosospeso dal partito, dall’incarico di vicepresidente della commissione Trasporti e da componente dell’Antimafia con una lettera a Guglielmo Epifani e a tutti i vertici del Pd: da quelli regionali a quelli parlamentari. E abbia richiamato il segretario pro tempore al rispetto delle ragioni «politiche, etiche, morali che stanno alla base del partito».

È accaduto che alle primarie per le elezioni dei circoli pd a Torino sia stato eletto nella storica e prestigiosa zona rossa «Barriera di Milano» il molto chiacchierato Vincenzo Iatì, sostenuto, denuncia Esposito, dai renziani.

Stando alla lettera dello stesso senatore a Epifani: «Iatì ha un passato con precedenti penali pesantissimi, come furto in appartamento, ricettazione, un arresto per maltrattamenti familiari». Di più. Denuncia Esposito: «Ma si è anche recentemente scoperto che Iatì fu collettore di voti contro il centrosinistra al Comune di Borgaro (Torino), attraverso un rapporto con un noto e pericoloso boss della ‘ndrangheta». Sarà la magistratura ad accertare. Esposito dice che «questa ultimo episodio è anche agli atti della commissione antimafia».

Ed Esposito, un ex migliorista del Pci, è esponente di prestigio del Pd in Piemonte e in Parlamento.

Ma c’è un episodio che le cronache sul caos pd torinese non registrano. Iatì già cacciato da un partito è entrato in un altro. Furono i Moderati di Giacomo Portas, alleati dal Pd, ad allontanarlo nel 2011, quando Iatì si presentò a Torino, a sostegno del candidato sindaco Piero Fassino e diventò consigliere circoscrizionale. Si mormora tra i Moderati che a loro quella new entry, dopo poche settimane,  non piacesse più  proprio per modi e atteggiamenti. Insomma, lo giudicarono una presenza non consona ad un Movimento (il 10 per cento a Torino, il terzo in Piemonte) di gente «con giacca e cravatta e scarpe lucidate e soprattutto con 9 lauree su 6, ovvero quanti sono i consiglieri dei Moderati a Torino, dove evidententemente qualcuno di loro e plurilaureato». Capogruppo, non a caso,  è Piera Levi Montalcini, nipote del Premio Nobel Rita.

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