Rifondazione Juventus: fine dell'era Paratici

Fabio Paratici non è più il responsabile dell'area sportiva e tecnica della Juventus. Il suo contratto, scadenza il prossimo 30 giugno, non sarà rinnovato e la sua è la prima (ma non unica) testa che cade dopo la stagione delle delusioni bianconere, con un bilancio in campo appena salvato dalla qualificazione alla Champions League e dalla vittoria in Coppa Italia. Paratici cade dopo undici anni e non sopravvive al primo ciclo da numero uno dell'area ereditata da Marotta nell'autunno del 2018, quello in cui Agnelli immaginò di consegnare il club a un nuovi ciclo fatto di quarantenni cresciuti all'ombra delle precedente dirigenza.

I risultati sono arrivati, ma non sufficienti a supportare la scelta. E, soprattutto, si è andata rapidamente deteriorando la condizione economica della società anche - va ricordato - per gli effetti della crisi pandemica. Di questo l'ormai ex responsabile non ha colpe, di alcune scelte che hanno cambiato il corso recente della storia juventina invece sì, a partire dall'addio ad Allegri nel 2019 dopo il ciclo di vittorie e con l'appoggio di Pavel Nedved, vice presidente ascoltatissimo da Agnelli e non solo.

Non è un caso che l'annuncio della separazione sia arrivato nelle ore frenetiche della ricostruzione. Anche il destino di Pirlo è segnato, come logico fosse visti i risultati del campo. La strada per il ritorno di Allegri è spianata e la necessità di evitare intromissioni dell'ultima ora ha reso tutto veloce, così da cominciare a progettare la prossima stagione che dovrà portare grandi cambiamenti anche nella rosa. Non è detto che quella di Paratici sia l'unica testa a cadere, oltre a Pirlo. L'operazione di rinnovamento sarà profonda e allo stesso tempo complicata.

Elkann e la proprietà hanno mostrato vicinanza ad Agnelli nelle settimane delle polemiche per la vicenda Superlega, il fronte è compatto. E lo sarà ancora nei prossimi mesi per supportare le necessità di un club i cui conti oggi non sono in equilibrio, su cui pesa un passivo da 113 milioni di euro nel primo semestre della stagione dopo un rosso da 90 al 30 giugno 2020. Servirà un mercato di cessioni, sarà da sciogliere definitivamente il nodo Ronaldo (il fiore all'occhiello di Paratici nel momento della scalata alla poltrona di Marotta) e non sbagliare gli acquisti come capitato un po' troppo frequentemente nelle ultime due estati.

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