PapaRatzi: che faccio, lascio?

Deluso chi si aspettava un annuncio su Twitter, l’instagrammata di una lettera di dimissioni, PapaRatzi ha scelto il latino, chi capisce capisce, effetto vedo-non-vedo. Han visto tutti, subito.

I social network degli altri hanno rimbalzato la notizia, il Papa lascia, quelli con la fregola della profezia a tirar fuori l’ultimo Nanni Moretti, e poi tutti gli altri, che pensano di essere originali, a postar battute su Silvio, si è liberato un posto, sai complimenti, che battuta argutissima, l’hai fatta solo tu.

«Vi restituirò il Conclave», scrive un amico, le prime elezioni della storia patria fatte (anche) coi meme incontrano il primo Papa che twittava, anche se per poco.

Ora andrà meglio, dicono in tanti, ci sarà apertura, certo, come no, il Cardinal Martini che non c’è mai stato, un Papa nero, sai mai, sai no. Ora i detrattori diranno che in fondo, però, che gesto, il Papa dimissionario, la salute prima di tutto, ovvio, ma insomma non era successo mai, non siamo abituati alle rinunce di un parlamentare qualsiasi dell’Udc, figurarsi ‘na roba così, come se di colpo la Regina dicesse son stanca, bye bye – no, lei è in forma, lei fa la Bond girl.

Ora un Conclave che altro che Sanremo, altro che Oscar, altro che elezioni, che uscita di scena, che tempi, che meraviglia. Neanche Michel Piccoli dietro la tenda era arrivato a tanto. E, a conti fatti, non era nemmeno un film.

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