Formula 1, campionato 2015: le pagelle dei piloti

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Lewis Hamilton - Voto 8. Una furia, travolgente e irriverente fuori e dentro la pista. Al volante di una Mercedes senza rivali, porta a casa con largo anticipo il suo secondo mondiale di fila (il terzo complessivo) spegnendo sul nascere le velleità del compagno di squadra Rosberg, che lo mette nei guai soltanto nelle gare finali, quando il conto è già sulla tavola. In gara non si discute, è un fuoriclasse da inserire nell'album delle stelle della Formula 1, ma da qui a prendere a braccetto la classe di Ayrton Senna, il suo campione di riferimento, be', ce ne passa. Se vince, è un fiume in piena. Se perde, prende la palla e fugge.
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Sergio Perez - Voto 7. Un inizio da mani nei capelli, a causa di una monoposto, la Force India, che faceva fatica a far girare a dovere il motore Mercedes; un finale con i fiocchi, a giustificare, arrotondare e spiegare la bravura di un messicano che pare aver trovato la sua dimensione sui circuiti della Formula 1. Il sorpasso su Vettel a Silverstone, la grande prova in Belgio, la gloria in Russia (dove firma il quinto podio in carriera), il furore di Abu Dhabi. Perez diverte e convince. Senza storia il confronto "interno" con il compagno Nico Hulkenberg.
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Max Verstappen - Voto 7. Un minorenne sul palcoscenico della Formula 1. Una mossa per portare soldi nelle casse della Fia, giurava qualcuno. Poi, le gare. E i dubbi grandi così che si trasformano in applausi a scena aperta. D'accordo, il giovane Max dovrà ancora mettere da parte un bel tot d'esperienza per evitare errori grossolani come quello di Monaco, ma che divertimento nel vederlo all'opera in sorpassi da pelle d'oca e fegato di piombo. Non ha paura di niente e di nessuno. Segue lo stesso protocollo (leggi, assalto all'arma bianca) contro tutti, anche contro i campioni. Chiedere per informazioni ad Alonso, Button e Vettel. No, meglio lasciar perdere Carlos Sainz Jr., il suo compagno di scuderia. Anche qui, come tra Hamilton e Rosberg, non c'è stata partita.
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Nico Rosberg - Voto 6,5. Nel testa a testa con Hamilton per il titolo, non c'è partita. Troppi errori, troppe incertezze, tantissimi passaggi a vuoto. Nelle prime dodici gare il conto delle pole dice 11-1 per il collega britannico, che spesso al semaforo verde prende il largo e se ne va, lasciando il tedesco di Montecarlo a inventare soluzioni che producono sorrisi col contagocce. Si sveglia negli ultimi tre gran premi, portando a casa tre pole e tre vittorie e dimostrando di avere i numeri per andare lontano, ma il treno era già passato e chi sa mai se tornerà.
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Daniil Kvjat - Voto 6.5. Il pit stop alla Toro Rosso per raccogliere l'ultimo nato della nidiata di giovani promesse targate Red Bull funziona anche quest'anno. Il pilota 21enne, russo d'origine e italiano d'adozione (vive a Roma), si toglie presto di dosso l'abito del nuovo arrivato e mostra i denti a Daniel Ricciardo, che in pochi mesi passa da predatore (Vettel) a preda. In Ungheria, mentre il suo collega "anziano" fa a sportellate con le due Mercedes, trova la strada per il secondo gradino del podio, il primo della carriera in F1. Premesse (e promesse) da sicuro protagonista.
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Kimi Raikkonen - Voto 6. Si può dare di più, come il grande successo nazional-popolare firmato dal trio Tozzi-Ruggeri-Morandi. Kimi l'imperturbabile, Kimi il finlandese dagli occhi di ghiaccio, era atteso alla finestra da tutti i sostenitori di Maranello. Perché uno come lui, bravo come lui, non poteva aver smarrito tutto d'un tratto il piglio del grande pilota. Male nel 2014, è andata benino nel 2015. Chiude il campionato a 128 punti da Vettel. Vero, la fortuna non è stata dalla sua parte, ma poteva e doveva fare meglio. Il prossimo, lo dice la logica, sarà quasi certamente l'ultimo giro di giostra in sella al Cavallino.
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Daniel Ricciardo - Voto 6. Le sue mancanze, se così possono essere definiti gli scivoloni dell'australiano dal sorriso avvolgente nella sua prima stagione da numero uno della Red Bull, iniziano dove finiscono i meriti di Kvjat. Partito Vettel, che l'anno scorso era stato travolto dall'irruenza dell'ex stellina della Toro Rosso, era chiamato a guidare la scuderia nel momento più nero della sua storia. Per sostenerla come possibile con i risultati, ma soprattutto con prove di grandissima qualità. Ci è riuscito a metà, il buon Ricciardo. Che presto o tardi, magari già nel 2017, potrebbe ritrovarsi in casa Ferrari con il tedesco che aveva preso per le orecchie nel 2014.
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Felipe Massa - Voto 5,5. Mezzo voto in più di Bottas per i 18 giri che confeziona da leader della corsa sulla pista di Silverstone, ma soprattutto per la solita grandissima determinazione che mette in ogni gara. Se la gioca alla pari con il compagno di scuderia sempre e comunque, arrivando fin dove il talento lo lascia approdare. Per due volte sul podio, crolla sotto il peso della rabbia per la squalifica (temperatura gomme) nel gran premio di casa, quello brasiliano.
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Vallteri Bottas - Voto 5. Vien da dire: meno male che Maurizio Arrivabene, grande capo della Ferrari, non ha deciso di dare a lui le chiavi dell'armadietto di Raikkonen. Sia chiaro, non è colpa sua se nell'inverno scorso la Williams si fa raggiungere e surclassare dal Cavallino nella corsa allo sviluppo della monoposto, ma di suo Bottas fa ben poco per cambiare l'inerzia delle cose. Incassa soltanto due podi, terzo in Canada e terzo in Messico, e dà soltanto in alcune gare, ben poche per la verità, la sensazione di essere duro e puro come si pensava. Delusione.

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