Oracle: il futuro della tecnologia non è una previsione

Pensate a tutte le volte che si passano ore in banca o in posta solo per pagare un bollettino. Oppure a quando, usciti dal lavoro, ci si deve fermare in stazione a ricaricare l’abbonamento della metropolitana o del treno. Si tratta di operazioni che tutti abbiamo svolto almeno una volta nella vita ma di cui avremmo fatto decisamente a meno. Fatevi allora raccontare com’è la vita da chi ha imparato ad effettuare un pagamento online, compilare un telegramma o un fax. Chiedete come ci si sente a comprare il biglietto dell’aereo su internet, magari risparmiando qualcosa, invece di andare in agenzia e perdersi tra mille offerte. E soprattutto non credete a chi dice che in questo modo si perde il contatto con la realtà, con le altre persone, perché quando si passa più di un’ora in fila da qualche parte è difficile fare amicizia con il prossimo. Meglio allora affidarsi al web e prendersi con più calma un caffè al bar.

Mondo Java

Vivere meglio grazie alla tecnologia è possibile e Oracle ce lo dimostra. L’azienda californiana è diventata famosa per i suoi database omonimi, che permettono la gestione di dati in linguaggio C, da cui deriva il codice Java. Non serve essere esperti di informatica o cultori dell’argomento per capire l’importanza di Oracle nel mondo della tecnologia: l’89% dei computer desktop negli Stati Uniti utilizza Java, 3 miliardi di telefoni al mondo (smartphone e non) utilizzano Java, 125 milioni di dispositivi TV hanno precaricato Java così come il 100% dei lettori di dischi Blu-Ray. Se siamo passati da un’era informatica all’altra è anche grazie ad Oracle.

Dietro le quinte della rete

Java è l’esempio di come un mondo così variegato come quello della tecnologia, dove convivono brand e sistemi operativi diversi, possa avere una base comune e interoperabile. I 9 milioni di sviluppatori Java in giro per il globo lavorano infatti su piattaforma Windows, Linux, Mac, Android, BlackBerry, iOS e così via, dando vita ad una serie di applicazioni che si possono adattare a qualsiasi piattaforma. Tante persone utilizzano quindi applicazioni che hanno bisogno di infrastrutture affidabili e in grado di manipolare, con sicurezza, le informazioni che gli stessi utenti/clienti (nel caso di aziende) producono.

Mondo digitale

“Le nuove opportunità fornite dagli sviluppi della tecnologia, come l’e-commerce, l’arrivo di app sempre più performanti, gli oggetti connessi e la domotica, creano una mole di dati superiore al passato che devono in qualche modo essere gestiti, ottimizzati e resi disponibili in varie forme. E questo è uno dei compiti di Oracle” – ci dice Fabio Spoletini, da qualche mese Country Leader di Oracle Italia. Seppur l’azienda non produca direttamente prodotti finali per il consumatore lavora costantemente per permettere che molte operazioni che svolgiamo tutti i giorni, sia su siti web che dispositivi mobili, funzionino senza intoppi. Sotto un certo punto di vista, come fornitore di software per la gestione dei dati, Oracle può essere considerata una delle aziende che ha aperto a tutti il mondo di alcune tecnologie, grazie all’ampliamento delle loro fondamenta.    

Democratizzazione del software

In tal senso una delle innovazioni più importanti degli ultimi anni è più un concetto che una vera e propria tecnologia. “Con democratizzazione del software intendiamo la possibilità, per tutti, di utilizzare strumenti e applicazioni che un tempo erano appannaggio esclusivo delle aziende”- prosegue Spoletini. Si pensi al cloud. Fino a pochi anni fa noi comuni mortali non sapevamo nemmeno cosa volesse dire “nuvola” mentre nel mondo del business i primi strumenti di produttività cloud erano già presenti. Grazie ad una riduzione dei costi delle infrastrutture (come i server) e all’allargamento del pubblico di riferimento, il cloud è  diventato di uso comune e ha avvicinato sempre di più il cliente business allo studente universitario o al papà che salva le foto su Dropbox, Google Drive, iCloud e OneDrive.

Internet delle Cose

Ma Oracle lavora dietro le quinte anche dell’Internet delle Cose. Anche qui Java è il filo che lega prodotti diversi che possono essere gestiti da smartphone, tablet e computer attraverso le app sviluppate con un codice comune. Secondo Spoletini, il vero punto di snodo nel complicato mondo dell’Internet delle Cose non riguarda tanto la possibilità di inserire chip all’interno di oggetti finora passivi quanto la necessità di avere dispositivi intelligenti che imparino dalle abitudini di chi li utilizza. Che si tratti dell’auto, del frigorifero, dell’aspirapolvere o della Smart TV, il passo successivo è dotarsi di strumenti che riescano davvero ad anticipare i bisogni delle persone, basandosi sulle informazioni recepite di volta in volta. Ad oggi tutto ciò non è realtà ma potrebbe diventarlo presto. Non a caso si tratta di uno degli argomenti più discussi nel campo dell’intelligenza artificiale che non riguarda, come molti credono, solo lo studio di robot capaci di comportarsi come l’uomo ma anche l’adozione di tante piccole tecnologie capaci di supportare le persone nel vivere quotidiano. Chiamiamole pure previsioni, ma per Oracle sono certezze.

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