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Ufficiale: le Olimpiadi di Tokyo rinviate al 2021

Alla fine anche il CIO (Comitato olimpico internazionale) si è arreso e ha dovuto mettere nero su bianco che le Olimpiadi di Tokyo 2020 non si terranno nella data originaria del 24 luglio prossimo ma slitteranno di un anno. Il comunicato ufficiale è stato vergato con largo anticipo rispetto alla scadenza di metà aprile, inizialmente indicata. Impossibile reggere oltre davanti all'evidenza della pandemia dilagante, con atleti e diversi comitati olimpici nazionali schierati per il rinvio.

«Nelle circostanze attuali e sulla base delle informazioni fornite oggi dall'OMS - si legge -, il Presidente del CIO e il Primo Ministro del Giappone hanno concluso che i Giochi della XXXII Olimpiade di Tokyo devono essere riprogrammati a una data successiva al 2020, ma non oltre l'estate 2021, per salvaguardare la salute degli atleti, di tutti i partecipanti ai Giochi olimpici e della comunità internazionale».

Il presidente Thomas Bach ha dovuto fare passi indietro anche solo rispetto alla posizione tenuta a lungo, quando aveva ribadito che non disputare i Giochi come programmato sarebbe stata la soluzione peggiore possibile. Il fronte dei contrari, però, si stava allargando in maniera costante e il Canada aveva rotto gli indugi annunciando che non avrebbe inviato i suoi atleti a Tokyo nell'estate del 2020 per evitare qualsiasi rischio di contagio.


tratto da Twitter

L'analisi della situazione mondiale, la necessità di cominciare da subito a lavorare su un nuovo scenario (costoso e incerto anche dal punto di vista organizzativo) e l'obbligo di evitare passi falsi ha così fatto scartare anche le altre ipotesi sul tavolo, a partire dallo slittamento di qualche settimana per arrivare a fine agosto, occupando lo spazio inizialmente dedicato alle Paralimpiadi. Lo stesso è valso per l'ipotesi di gareggiare in autunno, come già accaduto proprio a Tokyo nell'edizione del 1964.

A far pendere la bilancia verso il rinvio di un anno, che ora dovrà essere armonizzato con i calendari internazionali che hanno programmate molte competizioni mondiali, è stata anche la volontà di concedere agli atleti la par condicio competitiva. Per chi si trova costretto al fermo, ad esempio, ci sono anche quelli che proseguono nella loro attività d'allenamento come nulla fosse. E i controlli antidoping da parte della Wada, fermi per l'impossibilità di muoversi da paese a paese, non rappresentavano più una garanzia di pulizia della competizione. Tutti argomenti che alla fine hanno convinto il CIO e il Giappone a fare il passo negato per settimane. Unico scenario escluso la cancellazione della manifestazione. Non avverrà per non dare un seguito alle dolorose rinunce del tempo di guerra.

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