OK, il prezzo è giusto. Per legge


C’è chi non rinuncerebbe mai al gusto retrò della ricerca di un libro tra gli scaffali impolverati di una libreria; l’indice che scivola tra i volumi affastellati e la pausa nel solito caffé. C’è chi invece non riesce ad apprezzare a fondo questa sorta di ritualità d’antan, e i libri preferisce comprarli online, magari dalla postazione privilegiata di una comoda poltrona. Tra questi, lo ammetto, ci sono pure io.

Si tratta di diverse strategie di acquisto. Banalmente, di gusti diversi. Segmenti di mercato, che fino ad oggi hanno coesistito in un regime di (quasi totale) libertà per accontentare ogni lettore secondo le sue preferenze. Da domani non sarà più così perché lo sconto, quello giusto, lo ha deciso il Parlamento.

Non è bastato l’appello al Capo dello Stato promosso dall’Istituto Bruno Leoni a bloccare la legge Levi, presto ribattezzata “legge anti Amazon”, che pianifica il giusto prezzo dei libri (!), fissando una serie di limiti agli sconti e alle strategie promozionali messe in campo dai venditori. Ne abbiamo già parlato qui. La storia è sempre la stessa: i pesci piccoli contro i pesci grandi chiedono protezione allo Stato. E i partiti si ritrovano uniti nel sostenere l’ennesima legge corporativa e anticoncorrenziale, come se questo Paese non ne avesse già abbastanza. A recepire i moniti dell’Antitrust gli emendamenti dei senatori radicali caduti nel vuoto.

Ecco allora la rincorsa ad approfittare dei super sconti fino all’ora X di domani, quando si abbatterà la mannaia dello Stato. Che volete farci? Nel Belpaese siamo tutti liberali, convinti fautori del libero mercato e delle lenzuolate, a parole. A tal punto che Landini, ve la dico tutta, merita il mio rispetto perché almeno lui lo ammette candidamente. Io sono statalista, dirigista, antimercatista.

Nel Belpaese nel 2011 gli sconti ai libri li decide lo Stato, e non è una barzelletta. Il prezzo è giusto e la nostra libertà in svendita. Stiamo attenti perché dal prezzo giusto al libro giusto il passo è breve.

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