Obbiettivo Donna: tre mostre fotografiche al femminile

Luciana Passero

Algòs  (testo e fotografie di Luciana Passaro)

"C’è un dolore che precede ogni parola. Il suo nome deriva dal greco, Algòs, e sta ad indicare il Dolore che afferra la totalità del corpo e dell'anima. È una condizione umana permanente e ripetitiva che vede il suo culmine nella Sofferenza. L’evoluzione è patologica e da oggettiva diventa soggettiva."

Si fa racconto in questi scatti che descrivono la storia di Rosaria, 33 anni, affetta da Artrite Psoriasica, una malattia autoimmune invalidante.


Luciana Passero

"L'AP è una malattia che si scatena solitamente fra i 30 e i 50 anni di età dietrol’influenza di fattori ereditari oppure traumi fisici, infezioni e stress. Il sistemaimmunitario, che normalmente difende l’organismo dall’aggressione di agentiesterni, attacca le articolazioni provocando stati infiammatori cronici caratterizzati da forti dolori, gonfiore, arrossamento, rigidità articolare einsufficienza motoria."


Luciana Passero

"Fare lunghe passeggiate, ballare, nuotare o prendere ilsole sono solo alcune delle controindicazioni suggerite. L’AP attacca maggiormente le articolazioni delle mani e delle gambe, per cui alcuni impieghi risultano impossibili da svolgere."


Luciana Passero

"In meno di tre anni la qualità della vita di Rosaria si è notevolmente abbassata, tanto da dover chiudere un'attività commerciale che gestiva in proprio. Attualmente è disoccupata .Il suo corpo non porta i segni evidenti della malattia. Il male si nasconde, cresce in lei a ritmi serrati e noncuranti delle terapie farmacologiche. Uno strano mododi mettersi in mostra, una specie di “impasse fisico” che non dà via di scampo almale che da dentro lancia segnali su quel disordine interiore che tende le cordedell'anima fino a spezzarle."


Annalisa Natali Murri

Monika, 27 anni, esce di casa per incontrare i clienti. La maggior parte delle Hijra è costretta a scegliere la prostituzione come unico modo per guadagnarsi da vivere.


Cinderellas di Annalisa Natali Murri

Per secoli gli Hijras (parola che in Urdu indica chi abbandona la tribù), gli appartenenti al cosiddetto “terzo genere”, hanno avuto un ruolo fondamentale nella nella ritualità di molti paesi asiatici. Chi non nasceva né uomo né donna in passato veniva venerato come una semidivinità, era simbolo di prosperità e buona sorte. Oggi il più delle volte suscita solo disprezzo, diffidenza o ilarità: i tempi sono cambiati, e la vita degli Hijras si è fatta estremamente più difficile, specialmente in un paese come il Bangladesh. (...)


Annalisa Natali Murri

Un momento di intimità tra Sweety e le giovani Hijras della sua comunità. La relazione che si instaura tra il guru, considerata come una 'madre', e le sue figlie  adottive, o chelas,  sempre molto stretta. Come in una sorta di legame simbiotico per  la vita, il guru si prende cura delle sue chelas, che a loro volta scelgono di rimanere a lei  fedeli ed obbedienti.


(...) Essere Hijra in Bangladesh costringe così molti a vivere senza un'identità riconosciuta. Coloro che nascono o decidono di diventare Hijra ufficialmente non esistono: non possono avere accesso all'istruzione o al lavoro, avere un passaporto, un conto in banca nè la patente di guida. E a differenza di altri paesi che ne hanno già riconosciuto l'esistenza, garantendo loro diritti civili e cittadinanza, il Bangladesh sembra non preoccuparsi dei 35.000 e più Hijras che vi abitano. E la mancanza di assistenza da parte del governo, così come l'assenza di opportunità di lavoro costringe la maggior parte di loro alla prostituzione.


Annalisa Natali Murri

Monika si prepara per la serata indossando il velo e il sari, il tradizionale abito femminile.


(...) "Probabilmente se il governo riconoscesse ia nostra esistenza e ci concedesse opportunità di lavoro non avremmo più bisogno di prostituirci" – così dice Annonya, Hijra in una delle tante comunità di Dhaka – "e la nostra vita sarebbe migliore. Ma per adesso non possiamo fare altro che farci belle..e scendere in strada".


Annalisa Natali Murri

Sahanaj, 19 anni, giovane Hijra di una comunità del centro di Dhaka.

Sahanaj è stato evirato quando aveva 16 anni. Pochi sono quelli che, durante la pubertà, vengono sottoposti ad una sorta di rito iniziatico di castrazione, operazione che    di solito viene effettuata senza l'ausilio di anestetici o antibiotici. La maggior parte delle Hijras sceglie semplicemente di rinnegare la propria natura virile, pur mantenendo tutti gli attributi sessuali maschili.


Annalisa Natali Murri

Mahi, 36 anni, gioca con i bambini del quartiere.

Lo stile di vita eccentrico e bizzarro di Mahi e delle altre Hijracon cui divide la stanza nei sobborghi di Dhakaspesso suscita la curiosità del vicinato, soprattutto dei più piccoli.


Sara Palmieri


Sara Palmieri


Sara Palmieri


Sara Palmieri


Con l'inaugurazione di tre mostre fotografiche al femminile, prende il via oggi a Roma l'ottava edizione (7-29 marzo) della rassegna Obbiettivo Donna, organizzata e prodotta da Officine Fotografiche , alla ricerca di uno spazio aperto al confronto, alle contaminazioni visive e all'intrattenimento.

Dei 50 progetti che hanno partecipato al bando di selezione, la fotografa e docente Lina Pallotta ha scelto quelli di Annalisa Natali Murri, Sara Palmieri e Luciana Passa, "perché professionalmente e concettualmente com-piuti. Il linguaggio indipendente e personale, la scelta di privilegiare un approccio intimo, che non penalizzala ricerca formale o strutturale, arricchiscono il dialogo sul linguaggio visivo contemporaneo".

Riuniti nel titolo Percorsi Atemporali, Memoria, sofferenza e problematicità sociale, i lavori presentati dalle autrici spaziano dalla documentazione sociale di Annalisa Natale Murri che con Cinderellas, "riporta con partecipazione, ed empatia femminile, la condizione delle Hijras, transessuali del Bangladesh". C'è poi il dolore connesso alle problematicità espresse in Algòs da Luciana Passaro, che "rappresenta con grande sobrietà le limitazioni che la malattia impone a un giovane corpo". L'esplorazione della memoria storica personale, con M. di Sara Palmieri, che "fa del racconto autobiografico lo strumento idoneo a sviscerare il presente".

Tre percorsi visivi diversi, uniti dall'uso che le autrici hanno fatto del bianco e nero e dall’affermazione della libertà espressiva.

Il programma completo della rassegna, curata da Lina Pallotta ed Emilio D'Itri, è disponibile su www.obbiettivodonna.org .

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