Non solo Iran: ecco con chi fa affari l’Italia

Con la fine delle sanzioni imposte all’Iran per il programma nucleare, il Paese torna a vestire i panni di importatore. Per l’Italia, è una buona notizia, visto che l’embargo è costato oltre 15 miliardi di euro in mancate esportazioni a partire dal 2006, con la meccanica strumentale che ha subito il 70% delle perdite complessive. L’Italia, però, deve adesso fare i conti con nuovi concorrenti come Cina, India, Russia e Brasile che sono subentrati come fornitori negli anni delle sanzioni. Ma l’Iran non è fra i primi partner commerciali del nostro Paese, perché il 64% delle esportazioni italiane è diretto in Europa, mentre l’Asia catalizza il 17,2% e il Nord America il 9%. Nel 2014, in particolare, le nostre esportazioni hanno toccato quota 528,4 miliardi di dollari, il 2,85% del totale globale stimato a 18,6 trilioni di dollari.

Secondo l’annuario Istat-Ice, i primi cinque partner commerciali dell’Italia sono la Germania con 66,5 miliardi di dollari e il 12,6% delle esportazioni; la Francia con 55,8 miliardi di dollari e 10,6% del totale; gli Stati Uniti che hanno acquistato prodotti per 39,6 miliardi di dollari, pari al 7,5% complessivo; il Regno Unito con 27,8 miliardi e 5,3%; la Svizzera con 25,4 miliardi e 4,8%. Seguono Spagna (4,5% del totale); Belgio (3,3%); Cina e Polonia (2,6%); Turchia (2,5%); Russia (2,4%); Olanda (2,3%); Austria (2,1%), Romania (1,6%) e Hong Kong (1,4%). Complessivamente, questi quindici Paesi rappresentano il 66% delle esportazioni italiane.

Quanto alle importazioni, la bilancia dei pagamenti dell’Italia ha registrato il più alto deficit con la Cina per 19,3 miliardi di dollari. Seguono l’Olanda con 13,8 miliardi; la Russia con 8,8 miliardi; l’Arezbaigian con 6,5 miliardi; la Germania con 6,1 miliardi. E poi: Libia: 3,1 miliardi; Iraq: 3; Belgio: 2,5; Kazakistan 2,3 e Irlanda 2,2. Fra i partner commerciali dell’Italia che registrano il più grande impatto negativo sulla bilancia dei pagamenti, emerge il Kazakistan: con cui il deficit è cresciuto più velocemente dal 2010 al 2014, con un incremento del 34,4%.

Alla voce esportatori, ai primi posti figurano le regioni del Centro-Nord con l'88,6% del totale, mentre il Mezzogiorno è responsabile del 10,2% delle vendite sui mercati internazionali. Nel 2014, 212.023 operatori hanno effettuato vendite di beni all’estero, con 132.522 che si configurano come “micro-esportatori”, ovvero con vendite fino a 75mila euro e con un contributo al valore complessivo delle esportazioni dello 0,5%, mentre 4.020 operatori, con vendite superiori a 15 milioni di euro, sono responsabili per il 71,2% delle vendite sui mercati esteri. Infine, al vertice delle esportazioni per categoria merceologica figurano materiali da costruzione in terracotta con il 21,5% del totale; cuoio conciato e lavorato, articoli da viaggio, borse, pelletteria, selleria, pellicce preparate e tinte con il 14,1%; pietre tagliate, modellate e finite con il 13,9%.

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