«Non senti in ogni fibra la conchiglia che hai dentro?» – L’ossessione fossile che frena l’Illuminismo


Nel 1746 Voltaire entrò in polemica con alcuni filosofi naturalisti dell’epoca, tra cui Maillet, in merito alla teoria, sostenuta da questi sulla scorta dell’Antico Testamento, che i ritrovamenti di fossili di molluschi e conchiglie sulle cime alpine fossero la più perfetta testimonianza della storicità del Diluvio Universale. L’acqua aveva sommerso le cime, e ritirandosi aveva lasciato le conchiglie che erano fossilizzate.
Voltaire, col suo genio ironico, sostenne in modo piuttosto clamoroso che, piuttosto, quelle conchiglie si trovavano lì perché innumerevoli folle di pellegrini e di crociati, di ritorno dalla Terra Santa, avevano riattraversato i passi alpini, e lì, dalle di loro saccocce, dai carri, dai barattoli di derrate alimentari, queste erano cadute per terra, e si erano fossilizzate. Insomma, semmai i movimenti umani, il caso, la cleptomania, la distrazione, le suole adesive, le calamite per conchiglie, le bizzarre abitudini alimentari dei fedeli, TUTTO, tranne che la soluzione biblica, poteva fornire una spiegazione del fenomeno.

Insomma, la conchiglia come prova dell'infallibilità della Ragione illuninista. Ma tra i racconti di Patrick Süskind, raccolti sotto il titolo quanto mai aderente di Ossessioni ce n'è uno che si chiama Il testamento di Maître Mussardche nega alla conchiglia questo potere salvifico.

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