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Neve a New York: quando il meteorologo sbaglia...

Milioni di persone chiuse in casa, scuole e uffici sbarrati, trasporti fermi e divieto di circolazione per le macchine private, decine di voli cancellati, migliaia di uomini e donne mobilitati per affrontare la nevicata del secolo, la peggiore tempesta invernale degli ultimi cento anni. Risultato? Qualche centimetro di neve a Central Park, come accade tutti gli inverni. E tante scuse da parte delle autorità cittadine e soprattutto da chi aveva predetto tutto quello che non si è mai avverato (almeno a New York): il Servizio Meteorologico Nazionale Americano.

Quando i newyorchesi hanno compreso che l'allarme era infondato, hanno cominciato a fare dell'ironia sul web: dove è la neve? Il Sindaco Bill de Blasio ha convocato una conferenza stampa per annunciare che lo stato d'emergenza era stato revocato e per spiegare perché aveva chiuso la città in attesa di una tempesta che non sarebbe mai arrivata. Meglio essere prudenti prima che sottovalutare l'allarme.


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Persone a piedi lungo Washington Square Park prima dell'inizio del coprifuoco a New York - 26 gennaio 2015
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Union Square durante la tempesta di neve che ha colpito New York - 26 gennaio 2015
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Newyorchesi fotografano i pupazzi di neve realizzati dall'artista svizzero Peter Regli
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A Foley Square, New York, si cerca di togliere un po' di neve dalle strade - 26 gennaio 2015
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New York City, 24 gennaio 2015. Anatre e oche in un laghetto del Prospect Park innevato a Brooklyn.
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New York City, 24 gennaio 2015. Il Prospect Park innevato a Brooklyn.
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New York City, 24 gennaio 2015. Una gara di corsa nel Prospect Park innevato a Brooklyn.
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New York City, 24 gennaio 2015. Anatre e oche in un laghetto del Prospect Park innevato a Brooklyn.
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New York City, 24 gennaio 2015. Un fotografo nel Prospect Park innevato a Brooklyn.
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New York City, 24 gennaio 2015. Una donna con il suo cane nel Prospect Park innevato a Brooklyn.


Effetto Katrina

Lui, come la maggior parte delle autorità pubbliche americane (statali e federali) ha imparato la lezione di Katrina. Ricordate l'uragano che devastò New Orleans nel 2005 e che provocò centinaia di vittime? Ricordate che il governo degli Usa era stato avvertito e che non aveva mosso un dito? Quella fu la fine (politica) di George W. Bush. Da allora, nessuno vuole farsi trovare impreparato e quindi affronta ogni emergenza al massimo livello di allarme.

Così, grazie all'Effetto Katrina, negli ultimi anni abbiamo avuto numerose situazioni come quest'ultima. Grande allarme, uragani e tempeste del secolo che poi si sono rivelate normali temporali, mobilitazione da parte della macchina dell'amministrazione pubblica e dei media (in questi giorni c'erano cronisti che facevano le dirette televisive da Central Park come se fossero stati a Bagdad sotto le bombe) e alla fine, dopo la preoccupazione e magari anche lo spavento, grande perplessità da parte dei cittadini: è tutto qui?

In questo caso, lo sbaglio lo hanno fatto i meteorologi del National Weather Service, annunciando con sicurezza che New York City sarebbe stata sommersa dalla neve. Louis Uccellini, il capo dell'agenzia, ha già fatto le sue pubbliche scuse. La questione è che il modello matematico usato per studiare l'arrivo della tempesta ha sbagliato il luogo.

Il luogo sbagliato

La grande nevicata è arrivata, ma non a New York, ma almeno 150 chilometri più a nord. Il New England è sommerso da uno spesso manto di neve, il corridoio tra Boston e Filadelfia è sferzato da un forte e gelido vento, in Massachusetts non si ricordano una tempesta invernale di queste dimensioni. La situazione è difficile per migliaia e migliaia dei 35 milioni di abitanti di quella zona degli Usa

Era previsto? In parte si. L'errore dei meteorologi è stato quello di valutare New York come epicentro della tempesta del secolo. Ma i loro calcoli erano sbagliati perché la città è stata solo lambita dai venti e dalle correnti gelide. Basta andare qualche chilometro più a nord per trovare una situazione diversa rispetto a quella rilassante (in termini meteorologici) del centro di Manhattan. E più a nord vai, e peggiore è la situazione.

Il modello sbagliato

Più grande è l'allarme e più grande è la possibilità di sbagliare, dicono ora al Servizio Meteorologico Nazionale. Pensavano che la tempesta seguisse una certa strada e invece non l'ha fatto. Secondo alcuni esperti è colpa del modello usato. Quelli utilizzati dai meteorologi europei, dicono, sono molto più affidabili, precisi, in grado di dare maggiori risposte a coloro che poi devono interpretarli. Non avrebbero indotto a queste valutazioni sbagliate.

E'stato utilizzando quel modello che è stato possibile scoprire e poi seguire la formazione dell'Uragano Sandy. Gli americani sono però affezionati ai loro. E se li tengono. New York ora ritorna alla normalità in attesa del prossimo catastrofico allarme. Nella speranza che il servizio meteo continui a sbagliare.

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