Vidic all'Inter: un affare, o forse no

Se non è fatta, poco ci manca. Erick Thohir ha ufficializzato sottovoce (“affare concluso al 90%”, ha detto ieri il nuovo plenipotenziario dell'Inter) il primo colpo del mercato estivo neroazzurro: è il poderoso difensore centrale serbo Nemanja Vidic, dal giugno 2006 una delle colonne imprescindibili del Manchester United di Sir Alex Ferguson. Sotto la guida di “The Scot”, Vidic ha vinto tanto, anzi, tantissimo. Cinque campionati, 5 Community Shield, 3 Coppe di Lega, una Champions League e una Coppa del mondo per club. Di quella squadra meravigliosa, Vidic è stato uno degli elementi cardine, una garanzia in calzoncini corti, il mastino di rottura, solido e affidabile. Nel settembre 2010, arriva la conferma della sua importanza anche nello spogliatoio. Gary Neville si fa da parte e lascia la fascia da capitano proprio al giocatore serbo. Che firma l'ennesima stagione da protagonista. L'ultima, prima del declino.

Tutta colpa della sorte. Prima uno strappo al polpaccio, che lo costringe a due mesi di stop. Poi, a inizio dicembre 2011, la rottura del legamento crociato, che lo mette k.o. per sei mesi sei. Vidic passa in infermeria buona parte di quella disgraziatissima stagione, sicuramente la peggiore della sua carriera. I registri di fine stagione raccontano per lui numeri da libro Cuore: 6 gare in Premier per 502 minuti di gioco complessivo; 2 gare e 136 minuti nei trofei nazionali; 2 gare e 110 minuti nella fase a gironi della Champions League. Briciole e nulla più. Andrà meglio la prossima, spera il calciatore. Che da par suo si rialza e torna nei ranghi con il desiderio di dimostrare di essere ancora utile alla causa dei Diavoli rossi di Manchester.

Il nobilissimo proposito è però destinato a rimanere tale. Perché da allora Vidic è vittima di una serie di infortuni più o meno gravi, più o meno invalidanti che ne limitano moltissimo l'utilizzo in campo da parte di Ferguson, costretto a trovare nuove soluzioni per la difesa dello United. Diciannove presenze in Premier League la scorsa stagione, 17 in quella in corso, tormentata ancora da guai fisici di varia natura. Quando c'è, Vidic lotta su ogni palla come un leone. La stoffa del campione è appena un po' sgualcita, ma il tessuto è di ottima qualità, lo dicono tutti, addetti ai lavori e tifosi. Tuttavia, il tempo passa per tutti. Anche per uno dei migliori centrali europei degli ultimi dieci anni. Il suo futuro? Già scritto.

“E' il mio ultimo anno di contratto, ho passato 8 anni fantastici qui. Il periodo in questo grande club resterà sempre il migliore della mia carriera. Ho deciso di andare via a fine anno. Voglio una nuova sfida e voglio cercare di fare del mio meglio per i prossimi anni”. Qualche giorno fa, le parole che mettono fine a settimane di interpretazioni e sospetti: Vidic esce allo scoperto e comunica le sue intenzioni per mezzo di una missiva pubblicata sul sito internet dei Red Devils. Fine delle discussioni. E' ora di cambiare aria. A 32 anni, il centrale serbo tanto caro a Ferguson, sceglie di sposare una nuova causa. A giugno sarà libero di accasarsi dove crede a parametro zero. Niente male per un giocatore che nell'estate del 2011 veniva valutato poco meno di 40 milioni di euro.

Come prevedibile, nei mesi scorsi hanno bussato alla sua porta in tanti (in Italia, si dice che abbiano messo gli occhi su di lui anche Milan e Juventus). Perché Vidic rappresentava e rappresenta un'occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire senza colpo ferire. Finché l'Inter di Thohir non ha piazzato la zampata vincente e ora è pronta a chiudere l'operazione nei prossimi giorni. Il dado è tratto: se non si verificheranno rovesci dell'ultima ora, Vidic indosserà presto il neroazzurro. E a 33 anni (li compirà il 21 ottobre) si rimetterà in gioco in un campionato che non ha mai conosciuto da vicino. Firmerà probabilmente un biennale (con opzione per il rinnovo) da 3 milioni di euro a stagione. Sulla carta, un affare da accogliere con un sorriso e tanti dubbi.

La ragione è presto detta: nulla da eccepire circa il valore del giocatore. E' stato un fuoriclasse, uno dei migliori nel suo ruolo, ma con tutti i malanni che ha accusato negli ultimi tre anni sarà ancora utile al progetto di Walter Mazzarri? E se sì, quanto? Al momento del suo insediamento, Thohir aveva indicato la rotta del suo regno: largo ai giovani e tetto salariale fissato a 2,5 milioni di euro. Tempo qualche mese e sono arrivati in rapida successione Hernanes (29 anni a maggio, 3 milioni di euro più bonus il suo stipendio) e Vidic. Mazzarri chiama e il magnate indonesiano risponde. Ma potrebbe non essere tutto oro ciò che luccica.

Twitter: @dario_pelizzari

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