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Ansa- Arma dei Carabinieri
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'Ndrangheta: arrestato il presidente della provincia di Crotone

Decine di amministratori pubblici, tre sindaci e persino il presidente della Provincia di Crotone.  

Nella maxi operazione Stige dei Carabinieri del Ros, che ha portato in carcere, tra l’Italia e la Germania, 169 persone affiliate alla potentissima cosca di Cirò Marina, Farao-Marincola, c'era anche il presidente della Provincia di Crotone, Nicodemo Parrilla.

Proprio lui, era il maggior rappresentante della cosca infiltrato nelle Istituzioni pubbliche con il preciso compito di assicurare gli appalti alle società affiliate alla ‘ndrina crotonese.

Dal porto ai rifiuti

In mano alla cosca Farao, grazie al suo intervento, erano finiti tutti i settori della vita economica locale: dal porto di Cirò al commercio del pescato, dalla raccolta dei rifiuti al business dei migranti oltre che il settore turistico e le slot machine.

In tre comuni in particolare, non c’era più spazio per nessuna altra società o azienda che non facesse a capo ai boss Farao.

Infatti, nell’inchiesta del procuratore Nicola Gratteri, sono finiti assieme al presidente-sindaco di Cirò, Parrilla, anche il sindaco di Strongoli, Michele Laurenzano, quello di Mandatoriccio, Angelo Donnici, una decina gli amministratori locali tra cui il vice sindaco di Casabona, Domenico Cerrelli e il presidente del Consiglio comunale di Cirò Marina, Giancarlo Fuscaldo.

In mano anche il business dei migranti

La cosca di 'ndrangheta che faceva capo agli storici Capibastone, Giuseppe Farao e Cataldo Marincola, era riuscita ad infiltrarsi anche nel business dei migranti ottenendo la gestione di un immobile nel comune di Cirò Marina, adibito a centro accoglienza per profughi.

La struttura, secondo l’inchiesta della magistratura, era gestita da una serie di cooperative compiacenti, i cui rappresentanti fungevano da collegamento con gli enti pubblici per ottenere finanziamenti, autorizzazioni ma soprattutto la fornitura di beni e servizi ai migranti.

Chi sono i Farao-Marincola

Insomma, un fiume di soldi "puliti" che finivano nelle casse della cosca che, in poco più di 25 anni è riuscita ad espandersi, creando Locali,in sei regioni del Centro e Nord Italia: in Umbria, in particolare a Perugia, in Lombardianella zona del varesotto, in Toscana, Lazio, Emilia-Romagna e Liguria.

Ma le propaggini della cosca calabrese, a metà degli anni Novanta, hanno anche varcato i confini approdando in Germania, in particolare nel Baden-Württemberg, Renania Settentrionale-Vestfalia e in Sassonia.

I tentacoli anche nella politica tedesca

A Stoccarda, ad esempio, il prestanome Mario Lavorato sembra aver sostenuto secondo un'inchiesta della polizia, durante le elezioni, anche un esponente del Partito Cristiano-Democratico (CDU). Proprio come in Italia, la ‘ndrangheta era riuscita a raggiungere anche i vertici della politica tedesca. E, quindi, gli affari e il settore economico del paese europeo.

L’operazione “Stige”, dunque, non poteva non coinvolgere anche la vicina Germania. Proprio nella città di Stoccarda dove i carabinieri del Ros hanno arrestato 13 persone, gli affiliati alla ‘ndrina crotonese se da una parte imponevano ai ristoratori di origine italiana mozzarelle, vino, prodotti di pasticceria e semilavorati per la pizza prodotti da imprese legate alla cosca, dall’altra erano persino divenuti i referenti dei ristoratori per la composizione di eventuali controversie che si venivano a creare.

L'alleanza con la mafia albanese

Un paradosso: da una parte aguzzini ed estortori e dall’altra giudici.

Anche i Farao-Maricola come la maggior parte delle cosche calabresi ha stretto alleanze con altre organizzazioni criminali. Nel corso delle 11 operazioni di polizia avvenute tra il 2005 e il 2016, sono emersi anche i contatti e gli affari della cosca di Cirò Marina con la mafia albanese, soprattutto per il traffico di droga e lo sfruttamento della prostituzione.

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