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Mullah Krekar, il presunto terrorista non sarà estradato dalla Norvegia

Le autorità di sicurezza norvegesi hanno reso noto che l'Italia non ha portato a termine la richiesta di estradizione del mullah Krekar, detenuto in Norvegia e sospettato dalla giustizia italiana di essere a capo di un gruppo che voleva instaurare un califfato al posto del governo eletto in Kurdistan, di preparare attentati in Europa e reclutare combattenti per la Jihad. Najmaddin Faraj Ahmad, conosciuto come Mullah Krekar, verrà rilasciato oggi, ha precisato l'agenzia di sicurezza norvegese.

- LEGGI ANCHE: Terrorismo, come funzionava la rete jihadista di Mullah Krekar

La nuova decisione italiana di non richiedere l'estradizione è basata sui "giudizi espressi dalle autorità italiane in connessione con il procedimento penale", ha riferito il ministro della Giustizia norvegese Anders Anundsen. La magistratura italiana, cioé il gip di Trento, ha revocato l'ordinanza cautelare nei confronti del mullah e dunque non c'è alcun titolo da eseguire.

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Najumuddin Faraj Ahmad conosciuto come Mullah Krekar
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Mullah 'Mamosta' Krekar in una immagine diffusa dal Ros dei Carabinieri, 12 novembre 2015.
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Faraj Ahmad Najmuddin, alias Mullah 'Mamosta' Krekar, già fondatore nel 2001 del gruppo terroristico Ansar Al-Islam, in una immagine rilasciata dal Ros dei Carabinieri, 12 novembre 2015.
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Najumuddin Faraj Ahmad conosciuto come Mullah Krekar, fotografato a gennaio 2015 dopo il suo rilascio dal carcere di Kongsvinger, in Norvegia. EPA/AUDUN BRAASTAD NORWAY OUT
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Najumuddin Faraj Ahmad conosciuto come Mullah Krekar, fotografato con la moglie
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Najumuddin Faraj Ahmad conosciuto come Mullah Krekar, fotografato a gennaio 2015 dopo il suo rilascio dal carcere di Kongsvinger, in Norvegia. EPA/AUDUN BRAASTAD NORWAY OUT
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Najumuddin Faraj Ahmad conosciuto come Mullah Krekar, fotografato a gennaio 2015 dopo il suo rilascio dal carcere di Kongsvinger, in Norvegia. EPA/AUDUN BRAASTAD NORWAY OUT

Il processo a Bolzano

Il 60enne iracheno Krekar, detenuto in Norvegia ed anche in possesso di un permesso di soggiorno norvegese, è accusato di far parte della cellula meranese Rawtu Shax, insieme con altri cinque presunti jihadisti che saranno processati il prossimo 13 marzo a Bolzano. In tutto 13 persone, tra cui Krekar, erano state arrestate un anno tra Italia, Gran Bretagna e Norvegia. Secondo le autorità italiane, che coordinano le indagini al livello europeo, il mullah aveva costituito un'imponente network di seguaci che comunicavano via internet. La Corte Suprema norvegese nei giorni scorsi aveva respinto l'appello di Krekar contro l'estradizione in Italia. La decisione spianava la strada alla sua consegna alla giustizia italiana.

La storia giudiziaria

Il mullah Krekar è il fondatore del movimento curdo-iracheno Ansar al Islam (I partigiani di Dio) e la sua lunga storia giudiziaria si incrocia anche con l'Italia. L'uomo è approdato in Norvegia nel 1991 con la famiglia e ha ottenuto lo status di rifugiato. Dopo gli attentati dell'11 settembre è stato più volte arrestato e rilasciato dalle autorità di Oslo. Dalle indagini svolte sono emersi suoi contatti con i vertici di Al Qaeda ed in una perquisizione gli è stata sequestrata un'agenda che conteneva il numero telefonico di Al Mussab Al Zarqawi.

Organizzazione in tutta Europa

Indiscrezioni hanno riferito anche di un tentativo della Cia - sventato dalle autorità norvegesi - di "prelevare" Krekar da Oslo in un'operazione di "extraordinary rendition" simile a quella fatta a Milano per Abu Omar. In un'operazione svolta l'anno scorso dal Ros è poi emerso il ruolo del mullah come leader di un'organizzazione, "Rawti Shax", con diramazioni in tutta Europa, Italia compresa, attiva nel proselitismo, reclutamento e sostegno logistico di aspiranti terroristi, disposti anche a "saltare in aria", da inviare in Siria e in Iraq. Uno degli arrestati, Abdul Rahman Nauroz, è risultato, secondo gli investigatori, "particolarmente attivo nell'attività di reclutamento", "sia attraverso internet, sia attraverso 'lezioni' che teneva nel proprio appartamento di Merano, luogo di riunioni segrete e crocevia di aspiranti jihadisti".

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