Moratti o Majorino, M5S o Azione. In Lombardia il Pd sta giocando solo a perdere

C’è una parte consistente del centrosinistra italiano che in Lombardia vuole perdere. Lo desidera ardentemente, nonostante si tratti della regione locomotiva d’Italia, che rappresenta il 22% del pil nazionale. Vogliono perdere perché altrimenti non si spiega il generale impazzimento di quella parte politica intorno alle candidature per la presidenza della regione. Una telenovela che diventa di difficile comprensione anche per gli addetti ai lavori.

Eravamo rimasti alla candidatura, a sorpresa, di Letizia Moratti nelle file del terzo polo. Accampando motivazioni claudicanti sulla gestione della pandemia, ha abbandonato la poltrona di vicepresidente della Regione: numero due, di quel Fontana che adesso correrà contro di lei. Sottoposto alla scelta di Moratti, il partito democratico è fondamentalmente esploso, dividendosi tra chi non disdegnerebbe l’ex ministro dei governi Berlusconi, e chi dopo essersi alleato con chiunque mette una croce sopra alla Moratti, in quanto esponente della buona borghesia milanese: troppo conservatrice, insomma, per essere sostenuta dalla sinistra.

Già, ma se non Moratti, chi altro in corsa per il Pirellone? E qui entriamo nel dramma collettivo, nella seduta fiume di psicanalisi. La sfida sarebbe tutta interna al pd cittadino, tra l’eurodeputato Majorino, ex assessore al welfare, e l’assessore alla casa Pierfrancesco Maran. Ma Majorino non piace ai centristi di Più Europa, perché troppo pendente verso i cinque stelle: loro preferirebbero Cottarelli. Intanto Sala chiede di scegliere entro 48 ore, altrimenti si fa tutti una pessima figura (troppo tardi?). Per questo il sindaco si sbilancia: “A questo punto serve un quarantenne”, per poi “poter riprendere il confronto con Letizia Moratti”. Gli altri nomi sul tavolo, Fabio Pizzul e Simona Malpezzi. La confusione regna: se non si trova un accordo, non resterebbe che la via crucis delle primarie. Ma non tutti le vogliono.

E’ triste constatare quanto è lunga la lista dei dem che si sono rifiutati di amministrare la Lombardia? Paura di perdere? Non si sa. Si va dal gran rifiuto di Cottarelli a quello di Pisapia, da Emilio Del Bono a Irene Tinagli. E poi ancora: Antonio Misiani si nasconde in un angolo, Lorenzo Guerini fa finta di non sentire, lo stesso Beppe Sala si incatena a Palazzo Marino piuttosto che correre da governatore. Se il Pd è in guerra civile permanente, il pd milanese è in guerra dieci volte tanto. Nel frattempo ci sarebbe da trovare un nome per la Lombardia, ma, come si diceva, la faccia non vuole mettercela nessuno. Meglio perdere bene, forse, che provare a vincere. Col rischio di perdere malissimo.

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