Con meno tasse le imprese aumentano

Nel 2013 in Italia sono state aperte circa 527mila nuove partite Iva, il 4,4% in meno rispetto al 2012. Le persone fisiche che si mettono in proprio rappresentano i tre quarti delle nuove aperture ma sono calate del 5,9% rispetto al 2012. Le società di capitali sono cresciute del 7,1% mentre le società di persone rappresentano il 6,7% del totale delle nuove aperture e sono calate, rispetto ad un anno fa, del 15%. L’aumento del numero delle società potrebbe essere legato all’introduzione della legge che permette, agli under 35, di aprire una società con un capitale ridotto, anche di un solo euro. Potrebbe anche aver funzionato il regime fiscale di vantaggio per l’imprenditoria giovanile e per i lavoratori in mobilità: sono stati 136.551 gli italiani che hanno aprofittato di questa opportunità per mettersi in proprio (il 35% del totale delle aperture relative alle persone fisiche). Il dettaglio importante è che il 70% delle 136.551 aperture di attività è dovuto a giovani al di sotto dei 35 anni (molti dei quali hanno aperto società a capitale ridotto) che per i prossimi 5 anni pagheranno appena il 5% di tasse sugli utili dichiarati senza versare né Iva né Irap: una buona indicazione del fatto che un abbassamento delle tasse e un taglio netto alla burocrazia che affligge l’economia potrebbe essere la strada giusta per far ripartire lo spirito imprenditoriale degli italiani, soprattutto degli under 40.

Questi sono i principali indicazioni che provengono dall’Osservatorio delle Partite Iva, un organismo del ministero delle Finanze che monitora mese per mese l’andamento delle aperture e chiusure delle nuove attività in Italia e che pochi giorni fa ha rilasciato i dati completi per il 2013.

Nel grafico qui sopra sono state estrapolati i settori economici che, l’anno scorso, hanno avuto l’incremento maggiore. Per leggere correttamente la tabella occorre però considerare che su circa 90 settori economici nei quali l’Osservatorio ha suddiviso le nuove partite Iva, quelli che mostrano un andamento positivo rispetto all’anno precedente sono una minoranza. Nel grafico sono indicati, quindi, solo i settori che hanno visto un aumento del numero di attività. Così le attività economiche che in percentuale sono cresciute di più sono quelle legate ad organismi non italiani come, ad esempio, le organizzazioni internazionali, l’Unione europea o le Nazioni Unite, che nel 2013 hanno aperto 12 nuove attività nel nostro Paese con una crescita rispetto al 2012, superiore al 70%. Dal punto di vista numerico, però, il maggior numero di aperture riguarda il settore del commercio seguito dalle attività professionali e, nonostante la crisi che ha investito il settore, l’edilizia. Bene il settore della ristorazione (più 3,1%) e delle attività finanziarie (più 36%) dovuto quasi esclusivamente alla crescita degli intermediari finanziari. Continua a crescere anche il settore dei giochi: più 17% rispetto a un anno fa.

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