Maturità, i vip si raccontano

(Getty Images)

ROBERTA CAPUA (conduttrice televisiva). “Correva l’anno 1986, a Napoli, Liceo Classico San Nazzaro. A quell’epoca gli esami si facevano a luglio e dunque ricordo un caldo torrido. Gli scritti non mi misero particolare ansia, tanto che passai la versione di latino - dovevamo tradurre Cicerone se non sbaglio - al compagno seduto dietro di me: non che fossi particolarmente secchiona, ma ho sempre avuto un grande spirito di collaborazione. L’orale invece fu tremendo: il presidente di commissione, che era un membro esterno, mi chiese di tradurre all’impronta in italiano un pezzo di una tragedia greca che però non era nel programma. Furono attimi di terrore e non ebbi la prontezza di dire che quel brano non l’avevamo studiato: così cercai di arrabattarmi e di leggere le note in fondo al testo, ma non me la cavai proprio bene. Uscii con 48/60 anche per colpa di un orale così così. Però, in generale, non ho un ricordo così negativo della Maturità: capitano esami molto più tosti nella vita”. 


(Facebook)

DIEGO PASSONI (conduttore radiofonico e televisivo). “Premessa: alle superiori non ero Diego Passoni, ma solo Passoni. Ero quello piccolo, un po’ sfigatello e molto impestato. Feci ragioneria perché i miei vollero così – ‘così dopo trovi subito lavoro’ mi dicevano – ma io detestavo le materie tecniche. Tant’è che non ho mai quadrato un bilancio e studiavo solo quello che mi piaceva. In generale andavo bene e arrivai alla Maturità abbastanza preparato: così feci il tema su Dante, che scegliemmo solo in tre in tutta Monza quell’anno, e me la cavai discretamente. All’orale poi un prof mi disse: “Sappia che la metterò in difficoltà” e mantenne la promessa chiedendomi di fare un excursus su razionalismo e irrazionalismo dall’‘800 ai giorni nostri. Io esordii dicendo: “Bene, prendiamoci il nostro tempo…” e iniziai uno sproloquio lunghissimo. Alla fine sono uscito con 56/60. Il ricordo più bello? Vivere gli esami come una sorta di liberazione e l’inizio di un nuovo pezzo di vita. Ripenso con piacere a molti miei insegnanti, veramente bravi e preparati. Viva la scuola pubblica!”.


(ufficio Stampa Sky)

SELVAGGIA LUCARELLI (giornalista e scrittrice). “Fu un momento molto controverso perché ero completamente rimbecillita da una botta d’amore: fino a quel momento ero stata molto brava al Liceo e avevo sempre avuto voti alti, poi a ridosso degli esami m’innamorai follemente e mandai tutto all’aria. Ricordo benissimo il tema perché l’argomento era un polpettone micidiale sui problemi del mondo, quasi una domanda alla Fazio: scrissi dieci interminabili pagine - sono sempre stata molto prolissa – e andò bene. Poi ci fu la versione di greco, che non usciva da molti anni, di cui ho una memoria vaghissima perché ero come in trance. So che in vita mia ho indossato pochissime volte le ballerine, tra cui all’orale, dove optai per un look bon ton stile Bignardi: lì senza il supporto del professore di filosofia, che era la mia materia preferita, forse non me la sarai cavata troppo bene. Alla fine uscii con 52/60 e fu una delusione perché aspiravo a un voto molto più alto. In qualche modo lo leggo come un presagio perché in tutta la mia vita, i sentimenti hanno quasi sempre compromesso alcuni dei momenti più importanti”.


(Facebook)

LUCA BIANCHINI (scrittore). “L’unica cosa che mi tranquillizzò in quei giorni fu ascoltare in loop Notte prima degli esami di Antonello Venditti. Feci il tema più bello di tutte le sezioni, così mi dissero, e ricordo benissimo l’argomento: come l’automazione cambierà il futuro, una cosa avveniristica sull’importanza delle macchine. Per darmi un tono iniziai scrivendo cogito ergo sum, peccato che qualche riga dopo scrissi ‘tram tram’ quotidiano anziché tran tran. Nonostante questo, feci un buon compito e fu per me motivo di grande orgoglio. Nonostante avessi frequentato il liceo Scientifico, andò meno bene quello di matematica: non dimenticherò mai il professore di educazione fisica che cercava di aiutarci pur non capendoci nulla e descriveva la radice quadrata dicendoci “c’è una v con dentro un due”. Il vero show lo feci all’orale, dove presi un bel 9 di italiano: purtroppo stavo antipatico alla prof di scienze che cercò di mettermi in cattiva luce e forse ci riuscì visto che dovevo uscire col massimo dei voti e invece mi rifilarono un 58/60. Ma quello è un classico della mia vita. Per premiarmi, alla fine della Maturità la prima cosa che feci, fu correre a comprarmi un costume da bagno: dopo tutta quella fatica, mi sembrò davvero il minimo”. 


(Ufficio Stampa)

VALERIA BILELLO (attrice). “Non sono passati molti anni ma ho rimosso parecchie cose ad essere sincera. Ho in testa soprattutto l’inquietudine: speravo solo che passasse tutto molto in fretta perché volevo godermi l’estate assieme ai miei amici. Tutti mi ripetevano ‘goditi il momento perché sarà un ricordo che ti porterai dietro per tutta la vita’ ma io avevo addosso una carogna incredibile: durante gli scritti, ogni volta che sentivamo fuori dalle finestre gli schiamazzi dei nostri amici che già si godevano le vacanze, con alcune compagne ci guardavamo invidiosissime. La preoccupazione più grande fu per me la terza prova, un vero incubo, mentre mi andò bene la prova scritta di francese: io ho fatto il liceo linguistico e puntai su un tema tosto, l’impegno politico degli autori dell’ottocento, che riuscii a sviluppare correttamente”.


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NICOLA SANTINI (giornalista). “Non avevo particolari paure perché andai sempre piuttosto bene al liceo, anche se mi ha sempre penalizzato il voto in condotta: quasi un paradosso visto che poi sono diventato un esperto di etichetta e bon ton. Tre giorni prima della maturità mi prese un’ansia terribile: dovevamo presentare per la prima volta la tesina ed io scelsi tempo prima come argomento un parallelo tra Madame Bovary e Marina Ripa di Meana, parlando di borghesia e trasgressione. La cosa però fece storcere il naso ad alcuni professori visto che andavo in un istituto gestito dai preti: fu un mezzo scandalo ma ormai non c’era più tempo per rifarla. Agli scritti non ebbi particolari problemi, anche se come tutti non dormii molto in quei giorni, poi arrivarono gli orali: un po’ per farmela pagare, mi torchiarono e alcuni professori cercarono di mettermi il bastone tra le ruote. All’ultima domanda, un membro della commissione mi chiese di recitare a memoria un brano di una poesia del ‘900: prima andai nel pallone, poi l’unica cosa che mi venne in mente fu giocarmi Ungaretti. ‘M’illumino d’immenso’ dissi in scioltezza. Un vero colpo di teatro”. 


Momento di passaggio o incubo ricorrente? A distanza di anni, la Maturità per qualcuno è sinonimo di fine di un pezzo di vita e ha il sapore della liberazione. Per molti è invece ancora fonte di brutti ricordi: colpa di prof arcigni, nottate passate a studiare cercando (inutilmente) di immagazzinare più nozioni possibili e orali al cardiopalmo. Nel giorno della seconda prova scritta, Panorama.it ha chiesto a scrittori e volti noti di raccontarci il loro esame. Ecco cosa ci hanno detto Roberta Capua, Diego Passoni, Selvaggia LucarelliLuca Bianchini, Valeria Bilello e Nicola Santini.

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