Mario Greco e le Generali: lasciate pedalare l’uomo che promette di svegliare il Leone

Suo padre Giuseppe amministratore delegato del Banco di Roma; suo zio Gustavo stesso ruolo alla Banca d’America e d’Italia. Lui, Mario Greco, capo delle Generali, dopo esserlo stato di Zurich Vita, Eurizon e Ras. Lontano parente di Franzo Grande Stevens (suo padre è cugino della moglie). Quando si dice «di buona famiglia»... E di buoni muscoli, da ciclista: pedala per 7 mila chilometri all’anno, a 53 anni. Era già stato scelto per Trieste e il 1° luglio scorso si è piazzato 900° su 8.789 ciclisti nella maratona delle Dolomiti, 106 chilometri di saliscendi. E ogni mattina, comitati esecutivi permettendo, si allena. Ecco l’uomo che sta rimodellando le Generali, dopo anni di «gestione opaca, scarsa trasparenza nelle decisioni, struttura complessa»; che le ha fatto guadagnare il 47 per cento in borsa (più di Allianz e Axa, nel periodo) da quando è stata ufficializzata la sua nomina; che ha detto alla Mediobanca che farà di testa sua perché «quello di azionista strategico (Pirelli, Telecom, Rcs e Gemina, ndr) non è il nostro mestiere». Alle spalle, ammesso che esista, ha la lobby della McKinsey. E basta. L’hanno scoperto i tedeschi dell’Allianz, in Ras dava ordini a Enrico Cucchiani (ora capo dell’Intesa Sanpaolo). L’hanno valorizzato gli svizzeri della Zurich, dopo che in Eurizon non s’era preso con Corrado Passera, azionista con l’Intesa.

A Trieste ha dato tre parole d’ordine: disciplina, semplicità, focus. Diretto e formale, fama di mite con chi è nei guai, di duro contro i furbi. Un napoletano in salsa americana. Ha trovato il Leone fiaccato da anni di faide di potere. Ha detto di volerlo riportare alla leadership mondiale, purché lo lascino lavorare. Ma prendere le distanze dai salotti buoni non sarà una discesa.

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