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Marino, un altro colpo dalle dimissioni del suo vice Nieri

Le dimissioni del suo vice Luigi Nieri - e il passaggio di Sel all'appoggio esterno alla giunta - sono arrivate ieri "a sorpresa" anche e soprattutto per il sindaco Ignazio Marino. Tanta sarebbe stata infatti la stima reciproca, la fiducia, addirittura l'affetto che in questi due anni e mezzo avrebbero legato il primo cittadino all'esponente di Sel (almeno a dar retta ai due), che il secondo ha lasciato che il primo apprendesse la notizia del suo passo indietro da Facebook come tutti gli altri.

Il rapporto Marino-Nieri

Sul rapporto tra Marino e Nieri si è retta gran parte dell'alleanza di centrosinistra a Roma e bisogna pure ricordare che Nieri è colui il quale rinunciò alla sua corsa al Campidoglio per sostenere quella del chirurgo dem. Quindi anche se oggi al suo posto arrivasse un altro esponente di Sel – cosa che il commissario romano del Pd Matteo Orfini non esclude – non c'è dubbio che per Marino l'addio dell'amico Luigi rappresenta l'ennesima mazzata alla traballante fortezza dentro la quale si è asserragliato fin dallo scoppio di Mafia Capitale.

Le altre dimissioni eccellenti

Prima di lui si erano infatti già dimessi l'ormai ex segretario generale Liborio Iudicello e l'altrettanto ex responsabile dell'attuazione del programma Mattia Stella. Nessuno di loro, compreso Nieri, risulta indagato. Ma tutti e tre hanno deciso di mollare dopo la pubblicazione di alcuni stralci della relazione del prefetto Franco Gabrielli in merito ai loro rapporti con il ras della “29 giugno” Salvatore Buzzi e al ruolo svolto in determinate gare d'appalti con il Comune di Roma. Ma soprattutto, tutti e tre, si trovavano ai vertici dell'amministrazione per volontà del sindaco. Iudicello segretario generale anche durante la giunta Alemanno ma con l'avvento del medico dem era stato riconfermato; Stella, considerato da Marinouna sorta di enfant prodige della politica romana e non solo, un intellettuale coltissimo e raffinato, era stato scelto per scrivere il suo programma elettorale e premiato poi con un incarico dirigenziale da circa 100mila euro l'anno per verificarne l'attuazione; Nieri era il suo vice.


Rimpasto imminente

Ora, di fronte a una sfilza di dimissioni tanto eccellenti e all'accusa rivoltagli dagli stessi ispettori prefettizi di aver fatto troppo poco, al netto di una certa “discontinuità”, contro le infiltrazioni criminali nell'amministrazione capitolina, il rimpasto di giunta che il suo partito intende ormai imporgli, rappresenta per Marino il male minore. Per il sindaco è infatti già un miracolo che Matteo Renzi non lo abbia ancora fatto sfiduciare in Assemblea capitolina. Perché è chiaro ormai che quello di “Mafia Capitale” non può rimanere un alibi in eterno e che a questo punto o si apre davvero una “fase 2” per rilanciare l'azione governativa, oppure non ha senso lasciare che il malato continui ad agonizzare.

Il nuovo vicesindaco

Il problema sarà individuare i volti del rilancio. Matteo Orfini ritiene “impossibile” l'ipotesi di essere lui il prossimo vicesindaco. Al di là del fatto che è già presidente del Pd nazionale e commissario romano, probabilmente l'ex dalemiano non ha nemmeno nessuna intenzione di immolarsi fino a questo punto per Marino, nemmeno se a chiederglielo dovesse essere Renzi in persona, con il rischio di compromettere la propria partita personale sia che intenda giocarla nella Capitale che al livello nazionale.

Gli altri nomi per la giunta

Altri saranno dunque gli esponenti del suo partito a entrare in giunta. Chi ancora non si sa. Il termine fissato da Orfini nella decisione di Alfano sullo scioglimento o meno del Comune di Roma per mafia serve solo a prendere tempo per trovare gente disponibile. Che la giunta di Roma non sarà sciolta per mafia è abbastanza scontato, quindi il rimpasto si potrebbe fare benissimo nel giro di poche ore, a maggior ragione adesso che si è liberata una casella tanto importante come quella del vicesindaco. Ma anche con la garanzia di conservare il proprio seggio in Parlamento, perché un parlamentare di un certo livello o una personalità affermata e stimata della cosiddetta società civile dovrebbe accettare di imbarcarsi su una nave che rischia di affondare da un momento all'altro e restare marchiato a vita per aver fatto parte di una giunta caduta sotto i colpi di “Mafia Capitale”?

Ecco, perché?

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