Turchia, la piazza a sostegno di Erdogan
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L’Unione Europea, impotente davanti alla Turchia

Quali effetti concreti avrà il referendum turco nei rapporti tra UE e Turchia?
Se “tanto rumore per nulla” sembra troppo tranchant come risposta, proviamo ad argomentarla.

A voto concluso e irregolarità accertate da parte dell’Osce (accuse che il governo turco non si è nemmeno scomodato a confutare) la Commissione UE ha fatto sapere, nuovamente, che il processo di adesione della Turchia all’Unione è ha rischio.


Una minaccia irrilevante, vista da Ankara, se è vero che Tayyip Erdoğan insieme all’annunciato referendum per reintrodurre la pena di morte ipotizza ora anche quello per fermare l’iter di adesione al club dei 27.

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17 aprile 2017. Un sostenitore del "No" indossa una maglietta raffigurante il fondatore della Turchia moderna, Mustafa Kemal Atatürk, durante una manifestazione in piazza nel distretto di Kadikoy a Istanbul, per contestare i risultati del referendum sulla riforma costituzionale voluta dal Presidente Erdogan.
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17 aprile 2017. Sostenitori del "No" partecipano a una manifestazione in piazza nel distretto di Kadikoy a Istanbul, in Turchia, per contestare i risultati del referendum sulla riforma costituzionale voluta dal Presidente Erdogan.
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17 aprile 2017. Una ragazza mostra un cartello su cui si legge "No" durante una manifestazione in piazza nel distretto di Kadikoy a Istanbul, in Turchia, per contestare i risultati del referendum sulla riforma costituzionale voluta dal Presidente Erdogan.
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17 aprile 2017. Una sostenitrice del "No" batte una pentola con un cucchiaio durante una manifestazione in piazza nel distretto di Besiktas a Istanbul, in Turchia, per contestare i risultati del referendum sulla riforma costituzionale voluta dal Presidente Erdogan.
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17 aprile 2017. Sostenitori del "No" partecipano a una manifestazione in piazza nel distretto di Besiktas a Istanbul, in Turchia, per contestare i risultati del referendum sulla riforma costituzionale voluta dal Presidente Erdogan.
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16 aprile 2017. Sostenitori del "No" partecipano a una manifestazione in piazza a Istanbul, in Turchia, per contestare i risultati del referendum sulla riforma costituzionale voluta dal Presidente Erdogan.
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16 aprile 2017. Sostenitori del "No" partecipano a una manifestazione in piazza a Istanbul, in Turchia, per contestare i risultati del referendum sulla riforma costituzionale voluta dal Presidente Erdogan.
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16 aprile 2017. Sostenitori del "No" partecipano a una manifestazione in piazza a Istanbul, in Turchia, per contestare i risultati del referendum sulla riforma costituzionale voluta dal Presidente Erdogan.
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17 aprile 2017. Una sostenitrice del "No" alza il pugno durante una manifestazione in piazza a Istanbul, in Turchia, per contestare i risultati del referendum sulla riforma costituzionale voluta dal Presidente Erdogan.
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17 aprile 2017. Manifestanti in piazza a Istanbul, in Turchia, per contestare i risultati del referendum sulla riforma costituzionale voluta dal Presidente Erdogan.
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17 aprile 2017. Manifestanti in piazza a Istanbul, in Turchia, per contestare i risultati del referendum sulla riforma costituzionale voluta dal Presidente Erdogan. Sui cartelli si legge la scritta "NO, vinceremo!".
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17 aprile 2017. Una donna batte una pentola con un cucchiaio durante una manifestazione in piazza a Istanbul, in Turchia, per contestare i risultati del referendum sulla riforma costituzionale voluta dal Presidente Erdogan.
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17 aprile 2017. Una ragazza mostra un cartello su cui si legge "'NO, vinceremo!" durante una manifestazione in piazza a Istanbul, in Turchia, per contestare i risultati del referendum sulla riforma costituzionale voluta dal Presidente Erdogan. epa05912616 Protesters shout slogans and hold placards reading 'NO we will win' during a rally against the referendum results in Istanbul, Turkey, 17 April 2017. Media reports Turkish President Erdogan won a narrow lead of the 'Yes' vote in unofficial results, 17 April 2017. The proposed reform, passed by Turkish parliament on 21 January, would change the country's parliamentarian system of governance into a presidential one, which the opposition denounced as giving more power to Turkish President Erdogan.
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17 aprile 2017. Manifestanti in piazza a Istanbul, in Turchia, per contestare i risultati del referendum sulla riforma costituzionale voluta dal Presidente Erdogan.
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17 aprile 2017. Manifestanti in piazza a Istanbul, in Turchia, per contestare i risultati del referendum sulla riforma costituzionale voluta dal Presidente Erdogan.
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17 aprile 2017. Una ragazza urla durante una manifestazione in piazza a Istanbul, in Turchia, per contestare i risultati del referendum sulla riforma costituzionale voluta dal Presidente Erdogan.
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17 aprile 2017. Manifestanti in piazza a Istanbul, in Turchia, per contestare i risultati del referendum sulla riforma costituzionale voluta dal Presidente Erdogan.
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17 aprile 2017. Manifestanti in piazza a Istanbul, in Turchia, per contestare i risultati del referendum sulla riforma costituzionale voluta dal Presidente Erdogan.
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Manifestazione di sostenitori di Recep Tayyip Erdogan a Ankara, 17 aprile 2017
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Gruppi di turchi festeggiano a Berlino la vittoria del Sì al referendum del 16 aprile 2017
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18 marzo 2017. Una coppia di neosposi posa per una fotografia sul tetto del "Büyük Valide Han", un antico edificio con splendida vista sul Bosforo a Istanbul, in Turchia.
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Donne durante una processione religiosa in Turchia
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La polizia turca arresta un manifestante ad Ankara - 11 marzo 2017
Turkish residents in the Netherlands waving Turkey's national flags take part in a gathering outside Turkey's consulate in Rotterdam on March 11, 2017. Turkish President Recep Tayyip Erdogan on March 11 said a Dutch ban on his foreign minister's visit was like Nazism, as tensions rocketed over rallies abroad to help Ankara gain backing for a key vote. / AFP PHOTO / Emmanuel DUNAND (Photo credit should read EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images)
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Un uomo con il ritratto del presidente turco Tayyip Erdogan davanti al consolato turco a Rotterdam - 11 marzo 2017
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Manifestazioni e proteste davanti al consolato turco a Rotterdam - 12 marzo 2017
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Manifestazioni davanti al consolato olandese a Istanbul - 12 marzo 2017
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Manifestazioni davanti al consolato olandese a Istanbul - 12 marzo 2017
© Burhan Ozbilici, The Associated Press
La foto "Un assassinio in Turchia" del reporter turco Burhan Ozbilici, che ha vinto il premio "World Press Photo of the Year" del 2017. L'immagine ritrae il poliziotto fuori servizio Mevlut Mert Altintas subito dopo aver assassinato l'ambasciatore russo in Turchia, Andrey Karlov, in una galleria d'arte di Ankara.
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4 febbraio 2017. Danzatori georgiani si esibiscono durante il Festival "Golden Horse" presso il Lago Cildir, in Turchia. Si tratta di un festival nato da 4 anni durante cui si svolgono diversi eventi che hanno per protagonisti i cavalli, tra cui corse di slitte trainate da cavalli, tiro con l'arco tradizionale a cavallo e gare a squadre di lancio del giavellotto a cavallo.
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Volontari di Lifeguard Hellas controllano il mare tra la Grecia e la Turchia
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La spiaggia di Skala Sikamineas, Lesbo, dopo l'arrivo di una barca di rifugiati dalla Turchia
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8 gennaio 2017. Un cane addormentato sulla neve nei pressi delle Moschea Blu (Sultan Ahmet) a Istanbul, Turchia.
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Il fermo immagine tratto da un video di una telecamera di sicurezza, pubblicato sul web, mostra l'attentatore durante l'attacco nella discoteca "Reina" di Istanbul (Turchia), 01 gennaio 2017
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Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan

L’Europa non è più attraente

Da quando il tema fu posto sul tavolo, alla fine degli anni Ottanta, gli scenari globali e regionali sono mutati radicalmente: almeno due fattori — la crisi dei debiti sovrani e i flussi migratori — hanno reso l’Europa un club molto meno attraente per la Turchia.


Sono quindi irripetibili le dinamiche di un’Europa che poteva minacciare, con qualche effetto (come l’abolizione delle pena di morte nel 2002 appunto), la Turchia per la sorte del leader curdo Abdullah Öcalan che oggi sconta l’ergastolo.

L’Europa, ha un disperato bisogno della Turchia

L’Europa, ha un disperato bisogno della Turchia. Questa verità è stata sancita dall’accordo in tema migranti del marzo 2016. Erdoğan lo sa e non si cura delle critiche di una casta tecnocratica europea che ha già troppi problemi in casa propria per occuparsi di quegli degli altri.

Cosa prevede l’accordo in essere? Innanzitutto non è un accordo, ma una semplice dichiarazione, e così è stata infatti codificata giuridicamente: “Dichiarazione del 16 marzo 2016” — e stabilisce che la Turchia s’impegna a gestire i flussi per conto dell’Unione dietro il pagamento da parte di quest’ultima di tre miliardi di euro. La prima tranche. Prevista una seconda entro il 2018.

Real Politik

Quest’accordo, ricordiamo che in campo di diritto internazionale è ammessa la libertà delle forme (in parole povere la sostanza ha il primato sulla forma), esprime la real politik ai massimi livelli per una semplice ragione: funziona. 
Soddisfa pienamente entrambe le parti.
Certo, persuade molto meno profughi, migranti e chi si occupa di diritti umani e di politiche d’accoglienza, ma questo è un altro discorso, e non intacca il sodalizio tra UE e Turchia.

Ecco perché al confronto di questo matrimonio d’interesse, l’adesione sembra un discorso ormai vecchio e paludato che nessuno, a parte le dichiarazioni di prammatica, ha interesse a portare avanti. 

D’altronde la crisi innescata con Germania e Olanda durante la recente campagna elettorale ha conosciuto toni mai sentiti prima, e come si possa ricucire un rapporto dopo accuse così estreme (“siete ancora nazisti” detto da Erdoğan ai tedeschi è francamente qualcosa d’inammissibile) risulta difficile da comprendere.

Il caso Del Grande

Il caso di Gabriele del Grande getta una luce su questa percezione falsata di una Turchia attenta alle posizioni europee. 
Ieri Roberto Saviano ha sostenuto che la vicenda del suo fermo segnerà profondamente, e in negativo, i rapporti tra Italia e Turchia. 

Potremmo purtroppo chiederci, mutatis mutandis, se la terribile vicenda di Giulio Regeni ha finora cambiato i rapporti politici, commerciali e diplomatici tra Italia ed Egitto. No. 

Questo naturalmente deve far incentivare la mobilitazione in favore di Del Grande, a tutti i livelli, ed è bene che la pressione diplomatica su Ankara s’intensifichi, ma senza farsi illusioni

Il governo turco non verrà a miti consigli per paura di ritorsioni, per il semplice fatto che l’eventuale ritorsione turca di sospendere unilateralmente l’accordo sui migranti aprendo l’argine dei flussi (crisi siriana in stallo e primavera alle porte) fa molta più paura alla fragile Europa in balia dei populismi.

Semplificazioni e generalizzazioni

A riguardo della Turchia vige una lettura semplificata dei rapporti di forza in campo, come semplificata è l’analogia tra Erdoğan e Putin. Il consenso elettorale di quest’ultimo, e ciò che egli rappresenta anche dal punto di visa simbolico per la storia recente russa, è altra cosa: l’immagine dello Zar e del Sultano può essere valida come iperbole, ma non regge minimamente a un esame più approfondito.

Piuttosto la parabola di come l’AKP di Erdoğan si sia trasformato negli ultimi anni da partito moderato riformista e liberale in partito di regime è una spia lampante della frizioni mediorientali che premono alle porte del Paese.

Se un movimento come l’AKP solo nel 2005 era stato ammesso con lo status di osservatore nel Partito Popolare Europeo e oggi attua noncurante l’involuzione autoritaria dello Stato dobbiamo tutti farci una domanda. Europa per prima.

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