Noah, così il rock suona italiano

courtesy of Guido Harari

Lou Reed in visita da Noha Guitars.


Courtesy of Noah Guitars

La chitarra con la cassa armonica in lega di alluminio utilizzata negli aereoplani, realizzata da Noah Guitars per Lou Reed.


«Se non fosse stato per il mio amico Gianni che voleva a tutti costi una chitarra di ferro!». Inizia così, la storia di un’eccellenza italiana, Noah Guitars, il team che produce strumenti unici ed esclusivi per i più grandi musicisti rock. Noah non abita in una fabbrica e nemmeno in un capannone desolato, ma in un’antica villa settecentesca di Lambrate, un gioiello architettonico a 300 metri dalla tangenziale Est di Milano. Qui, in una cantina nascono le chitarre e i bassi che realizzano i desideri delle superstar della musica, da Ben Harper, ai Muse, a Lou Reed, Bruce Springsteen, Jovanotti, Saturnino.

«Noah è l’incontro virtuoso tra competenze molto differenti», dice l’architetto Renato Ruatti. «La mia e quelle di Mauro Moia, dirigente dell’Alenia Aermacchi, e, appunto, di Gianni Melis, professore di inglese e musicista appassionato. A metà Anni 90 mi chiese di costruirgli questa chitarra in metallo...». Ruatti e Melis sono reduci da una memorabile giornata nell’appartamento di Lou Reed, a Manhattan. «Da quando lui non c’è più, la sua compagna Laurie Anderson organizza incontri con i professionisti che hanno lavorato con e per l’uomo della sua vita. In salotto erano esposte le cinque chitarre preferite di Lou, tra cui la nostra. Era un po’ sporca e ho avuto la tentazione di darle una lustratina. Ma sono stato bloccato dallo storico tecnico di Reed: fermo! L’unica volta che ho provato a pulirgliene una, Lou mi ha fulminato». Si era innamorato delle chitarre Noah, il grande rocker. «Tanto da passare un pomeriggio intero da noi a Lambrate. Un pomeriggio intenso quanto surreale, finito in cantina tra risate e pacche sulle spalle. Tremendamente curioso, Lou voleva capire chi eravamo e come avevamo fatto a costruire l’unica chitarra della sua collezione che non emetteva ronzio una volta collegata a un amplificatore».

Sono oggetti di design minimal, le chitarre e i bassi Noah. Spiega ancora Ruatti: «Abbiamo lavorato di sottrazione, eliminando gli elementi superflui o soltanto decorativi. Il resto lo fa il materiale scelto, una lega di alluminio che viene utilizzata in aeronautica. La caratteristica tecnica vincente è che i nostri strumenti reagiscono perfettamente all’intensità del tocco del musicista».

“Artigianato evoluto”, ha definito di recente il Noah style la Confartigianato. «Siamo in quattro: oltre a noi tre, un liutaio. Tutto qui». Sono loro, però, ad aver dato forma alla chitarra che il promoter italiano di Springsteen, Claudio Trotta, ha donato al Boss. O ad aver recapitato ai Muse un basso sul lago di Como, dove la band stava registrando un album. Senza dimenticare l’anno di lavoro e fitta corrispondenza con Ben Harper per mettere a punto una Lap Steel, che il musicista suona da seduto sul palco. A dispetto dei celebri clienti, Noah non è così nota. «Pubblicità? Non ne facciamo. Siamo legati al passaparola: funziona benissimo».

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