Libia, la guerra segreta dell'Italia

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Soldati dell'esercito libico del governo Serraj in guerra contro l'Isis a Sirte - 3 agosto 2016
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Sirte sotto bombardamento da parte delle forze del governo di unità nazionale che cerca di scacciare le forze dell'Isis dalla città, 18 luglio 2016
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Forze fedeli al governo sostenuto dall'Onu, in una fase della battaglia cotro l'Isis per il controllo di Sirte, Libia, 2 giugno 2016
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Forze fedeli al governo sostenuto dall'Onu, in una fase della battaglia cotro l'Isis per il controllo di Sirte, Libia, 2 giugno 2016.
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Un miliziano delle forze fedeli al governo sostenuto dall'Onu, in una fase della battaglia cotro l'Isis per il controllo di Sirte, Libia, 2 giugno 2016
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Bengasi, Libia, 23 febbraio 2016. Un combattente fedele al governo di Tobruk celebra per le strade di Bengasi la ripresa del controllo di parte della città orientale costiera dalle mani degli islamisti di ISIS.
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Bengasi, Libia, 23 febbraio 2016. Un uomo festeggia la cacciata degli islamisti di ISIS da parte dei combattenti fedeli al governo di Tobruk.
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Bengasi, Libia, 23 febbraio 2016. Un combattente fedele al governo di Tobruk controlla un edificio distrutto, dopo la ripresa del controllo di parte della città costiera orientale dalle mani degli islamisti di ISIS.
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Bengasi, Libia, 23 febbraio 2016. Un edificio distrutto nella parte della città orientale costiera riconquistata dai combattenti fedeli al governo di Tobruk.
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Bengasi, Libia, 23 febbraio 2016. Combattenti fedeli al governo di Tobruk celebrano per le strade di Bengasi la ripresa del controllo di parte della città orientale costiera dalle mani degli islamisti di ISIS.
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Bengasi, Libia, 23 febbraio 2016. Dei giovani festeggiano la cacciata degli islamisti di ISIS da parte dei combattenti fedeli al governo di Tobruk.
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Bengasi, Libia, 23 febbraio 2016. Una donna fa il segno della vittoria accanto a un uomo armato, festeggiando la cacciata degli islamisti di ISIS da parte dei combattenti fedeli al governo di Tobruk.
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Bengasi, Libia, 23 febbraio 2016. Un combattente fedele al governo di Tobruk cammina accanto a edifici distrutti lungo una strada di Bengasi, dopo la ripresa del controllo di parte della città costiera orientale dalle mani degli islamisti di ISIS.
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23 febbraio 2016. Un'auto incendiata per le strade di Bengasi, dopo la parziale ripresa del controllo della città dalle mani degli islamisti di ISIS.
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Bengasi, Libia, 23 febbraio 2016. Un combattente fedele al governo di Tobruk cammina accanto a edifici distrutti lungo una strada di Bengasi, dopo la ripresa del controllo di parte della città costiera orientale dalle mani degli islamisti di ISIS.
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23 febbraio 2016. Combattenti fedeli al governo di Tobruk celebrano per le strade di Bengasi la ripresa del controllo dell'area orientale costiera della città dalle mani degli islamisti di ISIS.
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Bengasi, Libia, 23 febbraio 2016.

Non siamo ancora al "boots on the ground", le truppe sul terreno. Per la prima volta però l'Italia ammette di aver inviato in Libia i corpi speciali: non con compiti di combattimento ma per "formare, addestrare" e supportare le milizie impegnate nella battaglia contro l'Isis.

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Quanto basta per far scattare le proteste di Forza Italia, Si e M5s: il governo ha nascosto la verità al Parlamento. Palazzo Chigi intanto accelera sulla riapertura dell'ambasciata a Tripoli e nomina Giuseppe Perrone a capo della sede diplomatica. Si tratta, viene illustrato, della risposta 'politica' del governo all'appello lanciato dal premier libico designato, Fayez al Sarraj, per un aiuto umanitario al Paese.

Per quanto riguarda le forze speciali in campo, si tratta, secondo quanto hanno confermato diverse fonti istituzionali, di alcune decine di uomini dei corpi d'elite: gli incursori del Comsubin, del nono reggimento Col Moschin, del 17esimo stormo incursori dell'Aeronautica Militare e del Gis dei Carabinieri. I commando sono partiti diverse settimane fa per svolgere operazioni a Tripoli, Misurata e Bengasi. Ma non a Sirte.

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Una conferma in questo senso è arrivata anche dal generale Mohamed el Ghasri, ufficiale delle milizie impegnate nella roccaforte di Is. "Non ci sono forze speciali italiane presenti a Sirte. Siamo però favorevoli ad ogni tipo di aiuto da parte dell'Italia".

L'autorizzazione

Ad autorizzare l'utilizzo delle forze speciali è stato direttamente palazzo Chigi. La normativa approvata lo scorso novembre dal Parlamento consente infatti al premier di schierare i corpi speciali a supporto delle operazioni d'intelligence all'estero. In questo caso i militari non dipendono dalla Difesa né dalla coalizione internazionale che sostiene il governo libico ma rispondono direttamente alla catena di comando degli 007 e godono, per tutta la durata dell'operazione, delle stesse garanzie riconosciute agli appartenenti ai servizi segreti. Possono, ad esempio, opporre il segreto di Stato davanti alla richiesta di un giudice oppure compiere alcuni reati. La legge prevede inoltre che palazzo Chigi, entro 30 giorni dalla chiusura dell'operazione, comunichi al Copasir modalità e tempistica dell'utilizzo dei corpi speciali: il documento, classificato top secret, è stato inviato nei giorni scorsi al Comitato e, dunque, le operazioni svolte dai nostri commando dovrebbero risalire al mese scorso.

Nessuna anzione operativa

Le fonti ribadiscono che nessun militare italiano ha partecipato ad "azioni operative o di combattimento" e che ogni iniziativa è stata concordata con il governo di unità nazionale libico. Con 'regole d'ingaggio', dicono, molto chiare e precise: le forze d'elite, innanzitutto, hanno avuto il compito di aiutare le milizie di Tripoli e Misurata che appoggiano Serraj a programmare gli interventi di tipo militare, dunque a pianificare le incursioni contro i terroristi dell'Isis. L'altro fronte che ha impegnato i commando è stata la formazione delle 'forze speciali' delle milizie, con particolare attenzione alle tecniche di guerriglia urbana e di sminamento, e l'addestramento delle unita' d'intelligence per riconoscere e recuperare informazioni nei teatri di guerra. Niente combattimenti, dunque, ma pur sempre un salto di qualità rispetto al profilo tenuto dall'Italia nei mesi scorsi.

Finora il governo si era limitato ad inviare aiuti umanitari a Tripoli e Misurata, giubbotti antiproiettile e visori notturni. E, soprattutto, ad accogliere negli ospedali italiani i miliziani feriti. Serraj ha chiesto più cooperazione in questo senso, con tempi più rapidi per i trasferimenti, e l'invio di un ospedale da campo. Richieste che alla Difesa stanno valutando. (Ansa)

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