La Lega vota Si al Recovery Plan e fa esplodere il M5S

«Vogliamo un'Italia che torni protagonista in Europa, senza austerità». La svolta «europeista» della Lega è tutta in questa frase che Salvini pronuncia dopo il secondo incontro con il premier incaricato, Mario Draghi. Una svolta che vedrà proprio al Parlamento Europeo il primo gesto concreto con il voto a favore sul regolamento del Recovery Fund degli europarlamentari leghisti fino ad oggi sempre astenuti sul tema.

Un cambio di rotta che ha scatenato politici ed osservatori dello schieramento opposto. M5S e Pd infatti da giorni non fanno altro che segnalare la mancanza di coerenza del leader leghista (alcuni parlano di «voltafaccia»). E fa niente se dice cose fino a ieri ritenute «ragionevoli» dagli stessi e esponenti della maggioranza. No, Salvini non lo può dire, anzi, Salvini non lo deve dire.

Attacchi alla Lega che in realtà nascondono solo una cosa: con questa sua apertura europeista e soprattutto con il suo appoggio al Governo Draghi la Lega ha sparigliato le carte, cambiato i programmi, messo all'angolo Pd e M5S già pronti alla formula della cosiddetta «maggioranza Ursula», quindi con la sola apertura a Silvio Berlusconi (che lui si, si poteva accettare, ma Salvini proprio no). Invece anche a rischio di qualche mal di pancia interno Salvini ha accettato l'invito del Presidente della Repubblica e ha dato la sua disponibilità creando un mal di pancia ancora più doloroso alla vecchia maggioranza giallorossa che non ha più vie d'uscita: da una parte infatti non può di certo negare l'ingresso alla Lega. Gli inviti a questa partita li fanno il Quirinale e Draghi, non gli altri. Dall'altra non possono nemmeno cambiare idea e dire no al premier incaricato.

Una posizione di imbarazzo e difficoltà che sta dilaniando soprattutto i 5 Stelle alla vigilia del voto su Rousseau e con una buona parte di parlamentari oggi usciti allo scoperto contro la linea del Si, dettata da Beppe Grillo, al punto da organizzare il primo Vaffa Day contro Draghi (e contro i vertici del partito stesso).

Più sereni, solo in apparenza, quelli del Partito Democratico che però sperano di avere almeno in parte i grillini dentro al Governo. Un esecutivo senza i penta stellati ma con la Lega e Forza Italia avrebbe infatti una forte trazione di cdx.La verità detta a denti stretti al Nazareno e tra i penta stellati è una sola: dopo essere stati sconfitti da Renzi che ha tolto di mezzo Conte ed il terzo governo dell'avvocato del popolo, oggi si trovano davanti lo scacco matto del leader leghista. Già la prima sconfitta è stata difficile da digerire; due, due di fila e così brucianti, potrebbero davvero distruggere tutto. Se non è già troppo tardi.

Ps Ultim'ora. Per il povero Conte sfuma al momento l'ipotesi di candidarlo nelle supplettive a Siena al posto di Padoan che lascerà il suo posto in Parlamento per spostarsi alla guida di Monte dei Paschi. La base locale del Pd si stava ribellando... (alla faccia del premier più amato dagli italiani)

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