Le donne di Playboy

AP Photo/Alastair Grant

Una rara copia del primo numero di Playboy (quello con Marilyn Monroe, dicembre 1953) tenuta in mano da un impiegato della casa d'aste Christie's


AP Photo/CHRISTIE'S IMAGES LTD.

Brigitte Bardot così come appare nel numero di marzo 1958 di Playboy


AP Photo/CHRISTIE'S IMAGES LTD., Stephen Wayda

Pamela Anderson e Dan Aykroyd fotografati da Stephen Wayda per il numero di febbraio 1993 di Playboy


AP Photo/Playboy Magazine

Marge Simpson sulla copertina del numero di ottobre 2009: si tratta della prima volta che un personaggio animato compare sulle pagine di Playboy


AP Photo/Playboy Enterpirses Inc.

Il numero di maggio 2010 di Playboy, che per la prima volta nella storia del magazine prevedeva un paginone centrale (protagonista Hope Dworaczyk) da guardare con gli occhialini 3D


AP Photo/Playboy Enterprises, Inc.

Lindsay Lohan sulla copertina del numero di gennaio/febbraio 2012


Olycom

Le pose della modella Emily per il numero di marzo 2005 di Playboy. La somiglianza con Britney Spears ha scatenato un putiferio prima che il fraintendimento fosse chiarito


Olycom

La modella Alison Wilson, figlia di Clint Eastwood, sulla copertina del numero di febbraio 2003


Se c'è un merito che va riconosciuto a Playboy è quello di saper scegliere con grandissimo fiuto le donne da celebrare sulle sue pagine. Alcuni nomi saltano all'occhio, tra i numerosi che hanno costellato i quasi 60 anni di storia della rivista: Marilyn Monroe, Brigitte Bardot, Pamela Anderson, Lindsay Lohan, ma anche la figlia di Clint Eastwood, la sosia di Britney Spears e persino Marge Simpson, il primo personaggio animato a finire in copertina. Senza scordare il numero da leggere con gli occhialini 3D e (notizia freschissima) quello che metterà a nudo Katrina Darling, cugina di Kate Middleton.
A testimonianza che la bellezza non è l'unico requisito adottato da Playboy: il suo sguardo è molto più ampio e trasversale, e forse in questo sta il segreto della sua longevità e della sua capacità di non farsi etichettare come un prodotto volgare o di semplice voyeurismo. La dimostrazione è nella gallery.

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