Lavoro, Monti-Camusso: perché si riapre la polemica sull'articolo 18

Sembrava un capitolo chiuso, archiviato non senza strascichi di polemiche. E, invece, la discussione sull'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori è tornata all'improvviso a riempire le pagine dei giornali e i dibattiti (spesso infuocati) degli esponenti politici o sindacali.

A riscaldare gli animi, è stata una frase pronunciata ieri dal premier Mario Monti, invitato come ospite d'onore all'Università di Roma Tre. “Alcune norme contenute nello Statuto dei Lavoratori non hanno certo contribuito a creare occupazione”, ha detto in sostanza Monti, riferendosi chiaramente alle disposizioni dell'articolo 18 , che disciplina i licenziamenti individuali e che, nel luglio scorso, è stato riformato (seppur blandamente) con la nuova legge sul welfare, voluta dal ministro Elsa Fornero.

TUTTO SULLA RIFORMA DEL LAVORO

Subito è arrivata la reazione del segretario della Cgil, Susanna Camusso, che ha accusato il premier  di “non avere idee per rilanciare lo sviluppo e l'occupazione” e di prendersela ingiustamente con i diritti dei lavoratori, contro i quali il “governo ha già fatto abbastanza”.

LA SPADA DI DAMOCLE DEL REFERENDUM.

Non è chiaro se le frasi di Monti siano state pronunciate con un fine ben preciso. Alcuni osservatori, però, hanno già dato una propria interpretazione: il presidente del consiglio vuole difendere con le unghie e con i denti l'ultima riforma del lavoro che, da qualche giorno, è nel mirino di un referendum promosso dall'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro e da Sinistra Ecologia e Libertà di Nichi Vendola. In particolare, i due leader politici hanno depositato un quesito referendario per abolire le modifiche all'articolo 18 introdotte dalla Riforma Fornero e per ripristinare il vecchio regime dei licenziamenti (che obbligava le aziende con più di 15 addetti a reintegrare sempre sul posto di lavoro qualsiasi dipendente lasciato a casa senza un giustificato motivo).

COME E' CAMBIATO L'ARTICOLO 18 CON LA LEGGE FORNERO

Con le sue dichiarazioni, Monti ha riportato dunque tutti i riflettori sull'articolo 18 e sulla riforma del lavoro, spingendo a prendere una posizione ben precisa le forze politiche, a cominciare dal Pd: un partito che appoggia il governo in maniera determinante e che ha contribuito a far approvare la legge Fornero, seppur con molti “mal di pancia” tra i suoi elettori. Sui quesiti referendari appena presentati, molti leader del Partito Democratico hanno già espresso una posizione contraria, con l'eccezione però di alcuni esponenti di derivazione sindacale come l'ex-segretario della Cgil, Sergio Cofferati. Va sottolineato, tuttavia, che la recente iniziativa referendaria contro la legge Fornero crea comunque non pochi imbarazzi nel centro-sinistra, visto che Vendola è un alleato del Pd (potenziale o reale) e, sui temi del lavoro, ha oggi idee molto diverse dal partito di Bersani.

TRATTATIVE IN SALITA.

A ben guardare, archiviata la legge Fornero, le esternazioni di Monti hanno anche un altro effetto, ben più legato all'attualità di questi giorni. Il governo è infatti impegnato in un difficile confronto tra le parti sociali sul tema della produttività e vorrebbe spingere i sindacati a riformare i contratti di lavoro, favorendo gli accordi negoziali nelle singole aziende, per rendere più flessibili gli orari e gli stipendi, in base alle specifiche esigenze di ogni impresa.

Al tavolo delle trattative, però, Monti troverà come al solito un osso duro: la Cgil di Susanna Camusso, che è disponibile a discutere su tutto,  ma vuole in cambio dal premier un maggiore impegno nelle politiche contro la disoccupazione e nel sostegno ai redditi, partendo da un abbassamento delle tasse sui salari o sulle tredicesime. Dopo le dichiarazioni di ieri del presidente del consiglio, la posizione della Camusso si è inevitabilmente irrigidita, riproponendo lo stesso copione già visto durante le trattative sulla riforma del lavoro. Come è avvenuto per la legge Fornero, non è escluso infatti che l'esecutivo riesca a dialogare meglio con la Uil e soprattutto con la Cisl, avendo già messo in conto l'opposizione della Cgil.

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