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L'accoglienza dei profughi è la rivincita morale della Germania

Alexandra Beier/Getty Images
Monaco di Baviera, 5 settembre 2015, l'arrivo dei profughi
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Monaco di Baviera, 5 settembre 2015, l'arrivo dei profughi

E se la politica tedesca dell’accoglienza fosse anche il frutto - paradossale e stupefacente - dell’eredità nazista? Quanto pesano la memoria, la storia, l’orrore, non soltanto della Shoah ma della Seconda guerra mondiale, nella scelta di Angela Merkel di aprire le porte ai profughi siriani e di non porre limiti al numero di rifugiati politici in Germania?

La Cancelliera è riuscita persino a vincere la propria sobrietà luterana dicendo che è “toccante” quel grido “Germania, Germania” di migliaia di disperati accolti alla stazione di Monaco tra gli applausi e le note dell’Inno alla Gioia.

I profughi siriani arrivano in Austria e Germania

È come se l’euforia gioiosa, l’avvolgente umanità di Beethoven, potessero cancellare le risonanze cupe di cui si era caricata la musica wagneriana.
Siamo di fronte alla rivincita morale della Germania contro i proclami di chiusura del Regno Unito? Nell’atteggiamento della Merkel c’entrano, più della politica spiccia, la psicologia dei popoli e della storia, la riconquista di un ruolo di leadership non solo economica e politica ma etica di Berlino in Europa.

Questo pure il senso della rivalsa nazionale tedesca trasmesso dall’esodo ferroviario, dall’immagine di quelle stazioni accoglienti rispetto a quell’altra immagine di binari ciechi e convogli blindati da cui, nell’Est Europa occupato da Hitler, scendevano i deportati settant’anni fa (corsa all’inverso del treno della storia). Angela Merkel, leader della Germania rinata e di un’Europa che rifiuta la deriva politica.

PS: Che poi abbia torto la Merkel e ragione Cameron su come gestire le frontiere (nonostante le retromarce della Gran Bretagna sull’accoglienza di 15mila profughi siriani), non è il tema di oggi. Oggi, il tema è il Riscatto.

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